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Fatti e opinioni  

OMOFOBIA: MALAN (FI), NO A ODIO, E NO A LEGGI CONTRO LIBERTA’ RELIGIOSA

OMOFOBIA: MALAN (FI), NO A ODIO, E NO A LEGGI CONTRO LIBERTA’ RELIGIOSA

«Nella giornata contro l’omofobia bisogna dire un chiaro no all’odio, alle molestie e alla violenza nei confronti delle persone di qualunque orientamento sessuale. Ma voglio sia chiaro un no a leggi liberticide che col pretesto di combattere l’omofobia cancellerebbero la libertà d’espressione e la libertà religiosa».

Così si è espresso oggi il lusernese Lucio Malan, senatore di Forza Italia, che ha dichiarato in una nota: «Da anni circolano proposte di legge che se approvate colpirebbero con multe e carcere tutte le persone, tutte le chiese, tutti i gruppi che ritengono che famiglia sia ciò che chiaramente intendevano i costituenti quando approvarono l’articolo 29 della Costituzione. Non si può mettere fuori legge chi è contrario al matrimonio gay, approvato con imbrogli di contenuto e di procedura con la legge Cirinnà, chi è contrario alle adozioni per le coppie dello stesso sesso, chi è contrario alla barbarie dell’utero in affitto e all’indottrinamento gender nelle scuole. Non si può prevedere il carcere per i fedeli e per i leader delle chiese che sostengono che l’omosessualità, così come ad esempio l’adulterio, è un peccato, né si può pensare di vietare la lettura e la diffusione di passi della Bibbia in nome del “love is love”. Già senza la legge che oggi tanti auspicano abbiamo visto pochi anni fa passi del governo per portare nelle scuole di tutti i livelli come esperti esponenti di varie associazioni omosessualiste, fra le quali il circolo intitolato a Mario Mieli, noto quasi unicamente in quanto autore di un corposo libro in cui si esalta la pedofilia dal primo all’ultimo capitolo».

«No dunque a queste proposte – ha concluso Malan – che oggi tanti sostengono come Triantafillos Loukarelis, il direttore dell’Unar, finanziato dal Governo per combattere le discriminazioni razziali in applicazione delle leggi esistenti e non per sostituire il Parlamento proponendone di nuove su argomento fuori dalle sue competenze».

 

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