Papa Francesco e numerose conferenze episcopali lanciano un grido contro l’ingiustizia della condanna di mons. Rolando Álvarez in Nicaragua.
Papa Francesco ricorda mons. Alvarez
«Non posso non ricordare con preoccupazione il vescovo di Matagalpa, mons. Rolando Álvarez, a cui voglio tanto bene, condannato a 26 anni di carcere e anche le persone che sono state deportate negli Stati Uniti. Prego per loro e per tutti quelli che soffrono in quella cara nazione. Domandiamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, di aprire i cuori dei responsabili politici e dei cittadini alla sincera ricerca della pace che nasce dalla verità, dalla giustizia, dalla libertà e dall’amore e si raggiunge attraverso l’esercizio paziente del dialogo».
Come sempre all’Angelus domenicale, lo sguardo di Papa Francesco abbraccia il mondo. E dal Nicaragua, tormentato Paese centro-americano arrivano notizie terribili della persecuzione contro la Chiesa perpetrata dal regime maoista-comunista di Daniel Orteg al potere da decenni.
Un vescovo traditore della Patria?
Il vescovo, 56 anni, è condannato al carcere fino al 2049 da un giudice che lo definisce «traditore della Patria» e lo accusa di «cospirazione per minare l’integrità nazionale e propagazione di notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense».
La solidarietà della Celam
Bergoglio non è solo. L’episcopato mondiale gli è a fianco. Mons. Miguel Cabrejos, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), esprime «solidarietà, vicinanza e preghiera con e per il popolo di Dio e i suoi pastori. Nella fede siamo confortati dalle parole del Vangelo: “Beati quelli che sono perseguitati perché vivono secondo il disegno di Dio, perché di essi è il regno dei cieli”». Nella Cattedrale di San Salvador, dove riposano le spoglie del martire San Oscar Arnulfo Romero, sarà celebrata un’Eucaristia per la Chiesa perseguitata in Nicaragua.
I vescovi cileni…
In Cile i vescovi definiscono «ingiusto, arbitrario e sproporzionato» il processo: «Deploriamo e rifiutiamo la situazione vissuta dal vescovo Álvarez e dalla Chiesa in Nicaragua, che viola i diritti umani, la dignità essenziale della persona e la libertà religiosa». Condannano anche l’espulsione di cittadini critici verso il governo.
… e quelli spagnoli
I vescovi spagnoli esprimono dolore e preoccupazione per «i vescovi del Nicaragua che subiscono persecuzioni per aver difeso la libertà dei cittadini»; chiedono a tutti di pregare «per la soluzione pacifica del conflitto e per un impegno attivo per la pace, che ha il suo indiscutibile fondamento nella giustizia»; invitano le autorità civili «ad ascoltare la voce del popolo» e a rilasciare gli imprigionati per motivi politici.
La Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea
Il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea (Comece), a mons. Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, esprime la solidarietà dei vescovi dell’U alla Chiesa e al Paese centramericano «che affronta una profonda sofferenza a causa della persecuzione dello Stato» con «la chiusura delle stazioni radio, l’impedimento all’ingresso nelle chiese da parte della polizia e altri gravi fatti che turbano la libertà religiosa e l’ordine sociale». Anche Hollerich ribadisce la falsità delle accuse: «Seguiamo con tristezza e preoccupazione la situazione e la persecuzione a cui sono sottoposti la Chiesa e alcuni suoi membri. In mezzo a circostanze così avverse, le testimonianze di impegno nella fede nel Vangelo e nel bene comune sociale dell’amata Chiesa in Nicaragua sono ammirevoli e non passano inosservate. La fedeltà al messaggio di nostro Signore Gesù Cristo e la dedizione al bene del prossimo sono un esempio e un modello da seguire in tante altre situazioni di persecuzione che, si moltiplicano in varie parti del mondo».
Una voce contro l’ingiustizia
Il presidente della Comece si unisce «alla voce che grida contro l’ingiustizia; chiede «l’immediato rilascio» dei detenuti; assicura che «faremo tutto il possibile presso le istituzioni europee per la loro liberazione e per la promozione della libertà, dello stato di diritto, della giustizia e della democrazia nell’amato Paese».
P.G.A.