28 Dicembre 2019
Nel 2020
«Diverse volte mi sono detto che non c’è altro enigma che quella del tempo, quell’infinita trama dell’ieri, dell’oggi, dell’avvenire, del sempre e del mai». Così rifletteva lo scrittore argentino Jorge Luis Borges in uno dei suoi racconti contenuti nella raccolta “Il libro di sabbia”.
Dire che siamo nel 2020 fa un certo effetto per chi, come me, è nato nel secolo scorso. Perché laggiù, nel ‘900, si pensava che il 2000 sarebbe stato l’inizio del futuro con tanto di auto volanti e viaggi interstellari. Invece poi apriamo gli occhi e dobbiamo fare i conti con le buche nelle strade e i parcheggi che non si trovano. Ci scopriamo ancora saldamente ancorati a questa nostra terra (sulla luna è da un po’ che non andiamo a fare un giro). Ci accorgiamo che la salute del pianeta non è delle migliori e molti (troppi) suoi abitanti sono alle prese con povertà, guerre e malattie. Cambiano i tempi, ma l’uomo resta uomo. E per fortuna. Perché in questi cuori umani, in mezzo a tante altre cose, si annida anche un’inestirpabile speranza che oggi, domani e dopodomani porterà avanti il mondo. Nonostante tutto.
Patrizio Righero
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