Pare un paradosso. Eppure è veramente così. Il tema dei migranti ha dominato la politica italiana negli ultimi anni – in particolare negli ultimi due anni – e, appunto paradossalmente, ritorna oggi addirittura al centro del dibattito in un frangente sempre più drammatico. Un tempo che, come ormai tutti sappiamo da settimane, è caratterizzato da una terribile e drammatica pandemia che ha messo in ginocchio l’intero pianeta e che vede nell’Italia, per ragioni a tutt’oggi misteriose, l’anello più debole della catena a livello internazionale. Sia in termini di vittime, di malati e con una crisi economica e produttiva di dimensioni apocalittiche. Basti ricordare che si prevede una secca perdita del Pil per quest’anno pari a -9,1%. Una cifra che ci riporterà ad una situazione addirittura peggiore di quella con cui l’Italia affrontò l’immediato secondo dopoguerra. Un dato che preoccupa ed inquieta perché la non tenuta del sistema economico e produttivo getta l’intero paese in una situazione che può avere ricadute pesantissime per tutti i cittadini. In particolare per quelli più deboli e indifesi.

Ed è proprio all’interno di un contesto come questo che si innesta il dibattito, l’ennesimo, sull’accoglienza ai migranti. Con la medesima riproposizione del solito dilemma. E cioè, porti chiusi o porti aperti? Ora, oltre al tema dell’accoglienza dei migranti, clandestini o meno che sia ormai fa poca differenza, quello che preoccupa maggiormente in questo momento è che la salvaguardia e la tutela della salute non è una variabile indipendente rispetto al clima complessivo con cui purtroppo tutti stiamo convivendo. E quindi, per andare nello specifico, chi garantisce sulla “salute” dei migranti? Chi si fa carico concretamente dell’accoglienza in questo particolare momento? Come viene integrata la popolazione migrante in un tempo dominato da una drammatica emergenza sanitaria? E quali sono concretamente i paesi confinanti con l’Italia, o europei, che si fanno carico di accogliere pro quota i migranti? E, in ultimo, si possono lasciare i migranti in balia dell’avventura e della disperazione?

Ecco, ho voluto elencare una serie di domande, peraltro impellenti e decisive, a cui non possiamo non dare una risposta. Innanzitutto tocca all’attuale Governo dare un risposta, anche se in condizioni sempre più difficili vista la perdurante emergenza sanitaria. L’unica riflessione che ci permettiamo di avanzare in questo momento è quella di evitare, se possibile, di trasformare per l’ennesima volta il tema dell’accoglienza dei migranti in una disputa e in una polemica infinite. Non è il momento, per favore. Facciamolo almeno per rispetto del drammatico momento che stiamo vivendo con il suo carico di vittime, di malati e di decine e decine di migliaia di famiglie italiane in difficoltà.

Stefania Parisi