21 Novembre 2022
Migranti, ora vediamo se l’Europa c’è
Stefania Parisi affronta il tema dei migranti al centro delle polemiche dei campi contrapposti della politica, con uno sguardo al ruolo dell’Unione Europea.
Il capitolo dei migranti, puntualmente, continua a dettare l’agenda politica italiana. E non solo italiana, come ovvio. E, altrettanto puntualmente, risentiamo le medesime affermazioni, gli stessi ragionamenti e le consuete polemiche.
I soliti cliché
Se dal campo della sinistra, per semplificare, il tema non può che essere affrontato e risolto con l’accoglienza indiscriminata senza porsi minimamente il problema di come verranno poi gestiti, organizzati e disciplinati questi flussi migratori, dal versante del centro destra si trasforma questo tema in un ennesimo tassello di una campagna elettorale strisciante e permanente. Insomma, un cliché persin troppo noto per essere ulteriormente descritto ed approfondito.
Un problema strutturale e complesso
Eppure il tema c’è, eccome se c’è. Non ci troviamo, infatti, di fronte ad una episodica e momentanea ondata migratoria ma, semmai, ad un problema che è diventato strutturale e sempre più difficile e complesso da gestire.
Buon senso, realismo e una concertazione europea
Ora, per non entrare eccessivamente nei dettagli, non possiamo non rilevare che i primi passi compiuti su questo versante da Giorgia Meloni sono stati ispirati alla logica del buon senso e, soprattutto, del realismo e non solo dettati dalla propaganda e dall’ improvvisazione. Serve, cioè, una forte, convinta e determinata concertazione europea per tentare di affrontare questo problema cercando soluzioni adeguate che non creino problemi ai singoli paesi – soprattutto i paesi di prima accoglienza – e che, al contempo, garantiscano a tutti i paesi europei di poter governare con intelligenza e sapienza un esodo che sarà sempre più forte e massiccio.
Costruire un’adeguata integrazione delle persone accolte
È un tema, questo, dove non sono ammesse furbizie ed egoismi. Tantomeno ci si può limitare al campo della sola propaganda. È perfettamente inutile, per esempio, continuare a blaterare che l’unico elemento che conta è l’accoglienza – che, ovviamente, va sempre sancita e garantita – se poi non si è in grado di costruire una adeguata integrazione sociale, culturale e professionale delle persone che si accolgono. Al netto dei bambini e di tutte le persone più fragili ed indifese. E questo perché se non si affrontano di petto questi aspetti l’accoglienza indiscriminata si trasforma, come l’esperienza ha platealmente confermato in questi ultimi anni, in una sorta di permanente conflittualità sociale ed etnica che scivola facilmente nella delinquenza spicciola o organizzata e in tutto ciò che possiamo tranquillamente osservare in tutte le città italiane. Grandi o piccole che siano non c’è differenza alcuna.
L’Italia si faccia portavoce con gli altri Paesi
Ecco perché il nostro paese, soprattutto il nostro paese, ha il dovere e il compito di farsi portavoce di una proposta che, di comune accordo con gli altri paesi europei, sappia affrontare il drammatico capitolo dell’esodo dei migrati con una seria politica di integrazione e di coinvolgimento attivo delle persone. Appunto, smascherando anche le furbizie e i soli interessi dei singoli paesi.
Esiste una vera unità europea?
E, su questo versante, la recente posizione di Giorgia Meloni nei confronti del governo francese è stata quanto mai prudente, equilibrata e anche, e soprattutto, coraggiosa. La propaganda non serve. Come non serve mantenere sempre e solo un atteggiamento da campagna elettorale. Anche su questo versante misureremo, a breve, se esiste o meno una vera unità europea, al di là dei solenni pronunciamenti pubblici e delle promesse sbandierate nei vari summit.
Stefania Parisi
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