28 Maggio 2021
LETTERA AI (demo) CRISTIANI

«La profonda crisi degli attuali partiti, dove i credenti non sono riusciti a diventare “sale e lievito”, ha portato all’immiserimento della vita pubblica italiana».
Partendo da questa constatazione, la rinata Democrazia Cristiana si propone ai cittadini cristiani, con una lettera aperta, osservando che «se nella Chiesa, come sosteneva il cardinal Ruini, si è fatto strada “un pluralismo marcato”, non si può escludere, tra le altre, l’opzione a favore di chi assume come riferimento l’intero messaggio sociale del Cristianesimo» (i destinatari sarebbero, in particolare, i torinesi, che, in un giorno non ancora precisato dopo le ferie, rinnoveranno l’amministrazione comunale).
In sostanza, i democristiani del terzo millennio dicono: se i cattolici sono elettoralmente in libera uscita da decenni e nessuno si stupisce delle incursioni dei politici persino nelle questioni più fortemente dottrinali (dall’aborto al sacerdozio femminile, solo per citare casi recenti), perché escludere a priori la scelta cattolico-democratica?
Riportare lo scudo crociato sulla scheda elettorale sembra non voler essere un inutile tentativo di archeologia sperimentale, ma, viceversa, un modo concreto per trasferire integralmente la Dottrina Sociale della Chiesa nella società (secondo la Dc, gli altri partiti, al massimo, ne accolgono soltanto alcuni aspetti).
L’idea non è la fondazione di un movimento virtuale d’opinione o di un’organizzazione di tipo aziendale, solo culto del leader, blog e social, ma la costruzione di un partito vero, attivo concretamente sul territorio, che sappia fare dell’impegno politico quello che diceva Paolo VI: “la più alta forma di carità”.
Agnosticismo, denatalità, disgregazione sociale, degrado culturale minacciano il Paese e così come il volontariato, spesso di ispirazione cristiana, riesce a portare un aiuto reale, altrettanto potrebbe fare, secondo gli estensori di questa lettera, una rinata Democrazia Cristiana, che sapesse cogliere il meglio dalle sue radici, senza nessuna volontà di realizzare una restaurazione anacronistica, ma con la capacità di influenzare positivamente la realtà confusa, che abbiamo attorno e, quindi, privilegiare «difesa della vita, attenzione ai più deboli, sostegno alle famiglie con figli e libertà di educazione».
Il fondamento della presenza sociale e civile dei cristiani – diceva il cardinale Bagnasco – «è quel guardare fermamente al volto di Cristo, che con la forza del suo Spirito sprigiona dinamismi virtuosi d’intelligenza e di dedizione. Qualora si sbiadisse questo primato, i cristiani sarebbero omologati alla cultura dominante e a interessi particolari».
Luca Reteuna
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *