28 Aprile 2017
Lavoro: il diritto che non c’è

Nell’epoca dei diritti costruiti a tavolino, ritagliati sui desideri del momento, ogni anno arriva il 1° maggio: di fronte alla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, spazzata via la retorica, questa ricorrenza aiuta a ritrovare quella dimensione umana che tante azioni ideologiche e visioni economicistiche stanno mettendo in discussione. La Festa dei Lavoratori è un richiamo, quindi, alla realtà che impone di tornare a parlare di quei “diritti umani” riconosciuti (perché esistono, non possono essere creati o cancellati a piacimento) nella “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 1948, tra cui c’è il lavoro: «ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione».
In questi anni di crisi il lavoro, come diritto umano, è stato eroso: questo vuol dire che è stata erosa la dignità delle persone. È una tendenza che va invertita per uscire dalla crisi che, per l’Italia, è economica, e dunque necessita di un forte ripensamento rispetto a certe ricette ultraliberiste del tutto disumane, ma anche politica, con la drammatica incapacità di tornare al principio di realtà utile per superare l’epoca della personalizzazione e dell’improvvisazione, demografica, in quanto il crollo delle nascite rischia di trasformare la nostra in una nazione vecchia, povera e demoralizzata.
Sul nostro territorio il caso della PMT è emblematico di questo andamento slegato dalla dignità che deve stare al centro di ogni politica e scelta legislativa oltre che aziendale e fa il paio con il mancato rispetto delle feste, di cui si è dibattuto durante la Pasqua, che devono tornare patrimonio spirituale e culturale delle nostre famiglie: esse non possono davvero ridursi a massa di consumatori famelici che si rinchiudono in centri commerciali o outlet illudendosi di “fare festa” senza alcuna considerazione per quanti lavorano in quelle strutture. Il consumismo non può e non deve renderci individui indifferenti gli uni verso gli altri perché non produce una economia sana.
La sicurezza
In quest’ottica non va sottovalutato il discorso della sicurezza sul lavoro: l’operaio di una azienda di Moncalieri che il 10 aprile era rimasto intossicato dall’acido cloridrico, inalato durante la pulitura di una cisterna per la zincatura, è morto e rimangono gravi le condizioni del responsabile dell’azienda che aveva tentato di soccorrerlo.
Il luogo dell’incidente è stato messo sotto sequestro dalla Procura della Repubblica che procederà ad accertare cause, dinamiche ed eventuali responsabilità. Questo drammatico fatto, però, riporta l’attenzione proprio su un tema importantissimo: i dati diffusi dalla Cgia di Mestre relativi ai primi due mesi dell’anno vedono un aumento del 33,7%, rispetto allo stesso periodo del 2016 (da 95 a 127), di casi mortali, ascrivibile per la metà, però, a due fatti eccezionali legati al terremoto, alla straordinaria nevicata, ai soccorsi in centro Italia. Occorre poi ricordare gli infortuni: nello stesso periodo i casi denunciati sono aumentati dell’1,9% arrivando a 98.275.
Certo il nostro paese ha fatto passi da gigante se si pensa che nell’arco temporale 2011-2016 l’indice di frequenza degli infortuni è costantemente scesa e nel 2016 il migliaio abbondante di morti ed i 630.000 fatti infortunistici hanno rappresentato un calo eccezionale (all’inizio degli anni ’70 furono rispettivamente 3.650 e 1.600.000, sempre dati Cgia): però questi stessi numeri rimangono allo stato attuale una guerra, l’unica guerra, che uno stato civile deve combattere fino in fondo perché tante perdite, tanti infortunati, invalidi, sofferenti, che toccano le comunità tutte, impediscono una vera tutela della dignità della persona, impoveriscono tutti e rendono vano il fondamento costituzionale della stessa Repubblica Italiana.
L’impegno per la sicurezza sul lavoro è prioritario perché corrisponde all’impegno per il bene comune, per una buona politica ripulita dalle palate di retorica e marketing elettorale che da troppo tempo colpiscono il mondo del lavoro e nascondono così le reali necessità delle nostre famiglie.
L’impegno della diocesi di Pinerolo
La Diocesi di Pinerolo, sotto l’impulso del Vescovo, ha voluto dare nuovo impulso all’ufficio di pastorale sociale e del lavoro proprio per contribuire alla rinascita di una genuina cultura del lavoro, e quindi dei diritti umani, ripartendo dalla visione cristiana di esso indicata nella Dottrina Sociale della Chiesa: l’ufficio, che sta lavorando per proporre un laboratorio di formazione e un tavolo di confronto del mondo del lavoro, vuole condividere con le comunità della diocesi il cammino verso la Settimana Sociale dei Cattolici, che si terrà a Cagliari in ottobre e che ha proprio il lavoro come tema, quel lavoro che, come dice Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium «vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale».
Buon 1° maggio alle lavoratrici e ai lavoratori, a quelli mortificati dalla precarietà, in particolare i giovani, a coloro che non sono protetti dalla disoccupazione. I dati dell’Istat ci presentano numeri che fanno tremare i polsi, nel 2016 7.200.000 italiani si è trovato in forte disagio economico. Questo enorme numero corrisponde all’11,9% della popolazione: 1.250.000 minorenni erano in difficoltà, ossia il 12,3% della popolazione con meno di 18 anni.
Ecco di fronte a tanta umanità sofferente l’augurio consiste nel costruire insieme relazioni e buone pratiche, concrete e non elitarie, comunitarie e non autoreferenziali, più sociali che social, che aiutino a non lasciare più indietro nessuno, riconoscendo completamente a ciascuno i suoi umanissimi diritti per cui occorre spendere un impegno, questo sì, autenticamente civile!
GIANCARLO CHIAPELLO
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