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Fatti e opinioni  

La tonaca di papa Francesco

La tonaca di papa Francesco

Tutti lo vorrebbero dalla propria parte. E non appena se ne discosta, anche di poco, sono pronti a stigmatizzarlo come “incoerente”, “pasticcione”, “approssimativo” (quando va bene!). Papa Francesco fa comodo finché dice e fa quello che si vorrebbe fargli dire e fare. Se non rimane nei parametri di questa o di quell’altra ideologia, ecco che arrivano le bordate. L’ultima, in ordine di tempo, è quella di MicroMega dell’illuminatissimo Paolo Flores d’Arcais . Poiché il papa non si è ancora convertito al “radical chic pensiero (debole, ma escludente tutti gli altri)” si merita un numero monografico tutto per lui intitolato “Potere vaticano. La finta rivoluzione di papa Bergoglio“. L’accusa è quella di aver «mostrato sviste, errori, scandali, per opere e omissioni, e profonde contraddizioni che hanno minato le riforme per le quali era stato eletto in Conclave».

Le bordate arrivano non solo da fronti esterni e pregiudizialmente ostili, ma anche da ambienti che potrebbero sembrare “vicini” eppure storcono il naso quando il pontefice, come nel messaggio dello scorso 14 giugno, indirizzato al “colloquio tra Santa Sede e Messico sulle migrazioni internazionali”, dice che «nella questione della migrazione non sono in gioco solo numeri, bensì persone». E aggiunge: «Occorre un cambiamento di mentalità: passare dal considerare l’altro come una minaccia alla nostra comodità allo stimarlo come qualcuno che con la sua esperienza di vita e i suoi valori può apportare molto e contribuire alla ricchezza della nostra società». E ancora: «Queste persone, che sono nostri fratelli e sorelle, hanno bisogno di una protezione continua, indipendentemente dal loro status migratorio. I loro diritti fondamentali e la loro dignità devono essere protetti e difesi». Questo discorso non piace a tutti. Nemmeno a tutti i cattolici.

Non è piaciuto a tutti nemmeno il suo intervento “a braccio” rivolto alla delegazione del “Forum delle Associazioni Familiari, lo scorso 16 giugno. «Fa dolore dirlo, oggi si parla di famiglie diversificate, di diversi tipi di famiglia – ha affermato Francesco -. Sì è vero: famiglia è una parola analoga, si dice anche “la famiglia delle stelle”, “la famiglia degli animali”. Ma la famiglia immagine di Dio è una sola, quella tra uomo e donna. Può darsi che non siano credenti ma se si amano e uniscono in matrimonio sono a immagine e somiglianza di Dio». Vesti stracciate a destra e a sinistra. E come se non bastasse papa Francesco prosegue oltre, andando a toccare un altro tabù del nostro tempo: «Ho sentito dire che è di moda, o almeno è abituale che quando nei primi mesi di gravidanza si fanno gli studi per vedere se il bambino non sta bene o viene con qualcosa, la prima offerta è: “lo mandiamo via”. L’omicidio dei bambini: per risolvere la vita tranquilla si fa fuori un innocente. Quando ero ragazzo, la maestra ci insegnava storia e ci diceva cosa facevano gli spartani quando nasceva un bambino con malformazioni: lo portavano sulla montagna e lo buttavano giù, per curare “la purezza della razza”. E noi rimanevamo sbalorditi: “Ma come, come si può fare questo, poveri bambini!”. Era un’atrocità. Oggi facciamo lo stesso. Voi vi siete domandati perché non si vedono tanti nani per la strada? Perché il protocollo di tanti medici – tanti, non tutti – è fare la domanda: “Viene male?”. Lo dico con dolore. Nel secolo scorso tutto il mondo era scandalizzato per quello che facevano i nazisti per curare la purezza della razza. Oggi facciamo lo stesso, ma con guanti bianchi. ».

Una bomba, quest’ultima, che sconquassa le disinfettate e asettiche praterie della modernità politicamente corretta. Ma questo è papa Francesco che, nonostante tutti i approcci e gli ammiccamenti, non si lascia tirare per la tonaca da nessuno e va dritto per la sua strada. Che poi null’altro è che la strada della Chiesa.

 

Patrizio Righero

 

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