29 Maggio 2018
Intervista ad Andrea Tornielli e Pier Paolo Saleri, autori del libro «Il denaro non governa. Politica, economia e ambiente nel pensiero sociale di Papa Francesco»
Da qualche mese a questa parte, nelle librerie si può trovare: «Il denaro non governa. Politica, economia e ambiente nel pensiero sociale di Papa Francesco». Libro edito da Piemme e scritto da Andrea Tornielli e Pier Paolo Saleri. Abbiamo contattato i due autori per parlare delle questioni affrontate attraverso la loro opera.
Andrea Tornielli è giornalista vaticanista e scrittore di numerosi saggi, nonché coordinatore del sito web “Vatican Insider”.
Pier Paolo Saleri è analista politico. Collabora con diverse testate cattoliche fra cui «Studi cattolici» e «Avvenire». Con don Gianni Baget Bozzo ha realizzato nel 2009: «Giuseppe Dossetti. La Costituzione come ideologia politica» (ed. Ares).
Perché questo libro a quattro mani?
Andrea Tornielli: Crediamo sia utile fare il punto, in modo sistematico, su tutto ciò che il Papa ha detto sulla democrazia, sul lavoro, sulla globalizzazione, sui migranti, sulla salvaguardia del creato. Un magistero ricco e variegato, che è tornato a illuminare pagine un po’ dimenticate della Dottrina sociale della Chiesa.
Qual è la sua proposta, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, per politica, economia e custodia della vita umana? Egli considera fondamentale il contributo cattolico per il bene comune?
Pier Paolo Saleri: nel suo magistero l’invito ai cattolici a impegnarsi, a “sporcarsi le mani”, è costante. Dunque Francesco invita i cristiani a darsi da fare nella società, per difendere la vita a 360 gradi (non solo quella nascente o quella terminale, ma anche quella dei poveri, di chi è senza lavoro, degli immigrati, degli scartati).
Quindi il Papa non è per la ritirata “nell’intimismo” ma, al contrario, e per dirla con il cardinal Bassetti, per superare le fratture tra i “cattolici della morali” e i “cattolici del sociale”?
Tornielli: Quella frattura esiste purtroppo soltanto nelle menti di coloro che vivono la fede cattolica secondo la logica del nemico: hanno bisogno di un nemico, preferibilmente fratello nella fede, per consistere. Hanno bisogno di scagliarsi gli uni contro gli altri, contestando agli uni l’unilateralità nella difesa della vita nascente, agli altri la troppa attenzione verso i poveri. In realtà quella frattura è stata già superata da Benedetto XVI nella Caritas in veritate, quando ha classificato le emergenze etiche tra quelle sociali. La vita va difesa sempre. Chi si batte contro l’aborto e accusa altri cristiani di dedicarsi troppo ai poveri, o viceversa, non ha capito il messaggio cristiano».
Il Papa è contrario al libero mercato, al capitalismo, oppure no, dal momento che si preoccupa di contrastare i loro eccessi, i quali portano alla costruzione di “strutture di peccato”?
Saleri: Il Papa non è contrario al libero mercato (che non è sempre purtroppo un mercato veramente libero) né al capitalismo (che purtroppo sta scomparendo). È contrario al turbo-capitalismo e a un’economia “che uccideˮ perché pone al centro non più l’essere umano e il lavoro, ma il “dio denaroˮ. Il denaro idolatrato.
Qual è sua idea di impresa e lavoro?
Ha detto che il vero imprenditore è innanzitutto un lavoratore. Ha un’idea alta dell’impresa e degli imprenditori, nella misura in cui non pensano soltanto al profitto ma creano occasioni di lavoro e condizioni di lavoro rispettose dei diritti dei lavoratori.
Che cosa pensa dei popoli, come quello europeo, delle loro tradizioni? Contro la “globalizzazione sferica” contrappone quella del “poliedro”: potete spiegare questa immagine efficace?
Tornielli: L’immagine del poliedro – che ritroviamo già in Paolo VI – è significativa perché ci parla di una visione rispettosa delle identità, delle particolarità, delle culture, che stanno insieme ma senza annullarsi in un’unica superficie, come accade invece nella sfera. Il Papa ha un grande rispetto per i popoli e per le loro identità, che vanno salvaguardate e custodite.
Che cos’è l’ecologia per il Papa?
Saleri: Per il Papa la cura dell’ambiente è la cura del creato. Nella sua visione, presentata nell’enciclica Laudato si’, Francesco pone l’uomo al vertice del creato, come Dio l’ha posto. L’uomo però ha l’obbligo di coltivare la terra e di renderla fruibile per i suoi figli e nipoti, per le generazioni future. Non può distruggerla, depredarla, razziarla, come sta avvenendo. Dunque, la concezione dell’ecologia umana del Papa non ha nulla a che vedere con l’ambientalismo verde che considera l’uomo come il cancro del pianeta o si commuove per i cuccioli di balena cacciati in Giappone ma giustifica l’aborto e non fa caso ai bambini che muoiono di fame e di sete. Tutto ciò però non vuol dire che non ci si debba impegnare per salvaguardare il creato. C’è il rischio che la sottolineatura che ricorda: “Il Papa non è un verdeˮ, finisca per far passare in secondo piano il drammatico appello dell’enciclica. Laudato si’ ha il grande merito di mostrare come i disastri ambientali, i cambiamenti climatici, la povertà, le guerre, le migrazioni non sono fenomeni staccati tra di loro. Non si può pensare di risolverli a compartimenti stagni, senza una visione globale.
Che cosa dice il Papa sul pensiero unico relativista e nichilista? Perché uno dei suoi libri preferiti è “Il Padrone del Mondo” di Robert Hugh Benson?
Tornielli: Il Papa ha parlato in modo chiaro contro le “colonizzazioni ideologicheˮ che vorrebbero importare nei Paesi ancora meno sviluppati teorie e prassi in voga nelle società occidentali. Il pensiero unico che colonizza va individuato e combattuto, nel rispetto dell’autodeterminazione dei popoli, nel rispetto delle loro tradizioni e culture. Il “Padrone del mondoˮ è il perfetto esempio di una società colonizzata.
Chi sono i maestri che hanno ispirato il Bergoglio sacerdote prima e arcivescovo-cardinale di Buenos Aires poi, e continuano ad ispirarlo ora che è Papa
Saleri: Vi sono alcuni studiosi come Erich Przywara, Henri de Lubac, Gaston Fessard e Romano Guardini. Tra i Papi, Francesco si ispira in modo particolare a Paolo VI e alla sua “Evangelii nuntiandi.
Perché sembra che a volte europei e nord americani facciano fatica a comprenderne l’operato? Qual è il modus operandi d i Francesco?
Tornielli: Facciamo fatica perché siamo figli di culture intellettualistiche e dottrinalistiche. Non capiamo che il Papa si esprime molto con i gesti oltre che con la parola. Ma parole e gesti intrinsecamente uniti, del resto, erano anche il modo di comunicare di Gesù, così come ci ricorda la costituzione conciliare “Dei Verbumˮ sulla Parola di Dio. Facciamo fatica perché spesso siamo vittime del nostro sistema di pensiero, giudichiamo e pre-giudichiamo tutto invece di lasciarci colpire, ferire, mettere in discussione da ciò che non capiamo del tutto. Facciamo fatica perché certa predicazione ha dimenticato a tal punto il Vangelo da bollare come “pauperismoˮ ogni citazione dei poveri e degli ultimi. Il modo di operare del Papa è quello di essere se stesso e di testimoniare vicinanza, prossimità, accoglienza, andando incontro a tutti. Senza preoccuparsi di scandalizzare i benpensanti, proprio come faceva Gesù che andava a casa dei pubblicani e parlava con le prostitute. Mentre gli uomini di religione e di legge del suo tempo si strappavano le vesti di fronte a questo suo atteggiamento e cercavano di contrastarlo e di ucciderlo.
Nel libro sfatate l’idea che considera il Papa come poco attento ai dogmi, alla dottrina, alla lotta contro i mali spirituali, e più interessato a quelli terreni. Cosa avete rilevato?
Saleri: Non bisognerebbe in realtà dedicare tempo a questo. Chi dice che il Papa non segue la dottrina della Chiesa non sa di che cosa parla ed è costretto ad estrapolare mezze frasi dai titoli di giornale, e a censurare il 90 per cento del magistero di Francesco. Per fortuna il popolo di Dio non segue queste frange che prima seminano confusione tra la gente abituandola ad avere verso il Successore di Pietro un atteggiamento di critica feroce, quotidiana e non cattolica. E poi dicono che c’è confusione nella Chiesa. Chi onestamente segue il magistero del Papa si rende conto degli elementi di novità ma anche di quelli di continuità, che caratterizzano ogni pontificato.
Pare di capire che esistano due Pontefici: quello dei media “populista sudamericano”, “terzomondista” etc e quello della realtà. È fondata tale preoccupazione? Per quale motivo coloro che controllano (provenienti in primis dagli ambienti del “partito radicale di massa”, per dirla con Del Noce) gli strumenti comunicativi hanno l’interesse a censurare e manipolare le parole del Papa?
Tornielli: I media fanno il loro gioco, se il Papa dice una parola di accoglienza verso le persone omosessuali citando il catechismo, ecco che fa notizia. Se parla dell’aborto paragonandolo alle stragi di mafia, non fa notizia. Non esistono due Pontefici, ne esiste uno solo. E una grande responsabilità ce l’anno quei cattolici critici verso il Papa che usano i titoli dei giornali per dire che il Papa è populista e terzomondista, invece di confrontarsi seriamente con il suo magistero.
Inoltre, ricordate che Papa Francesco è in continuità con i suoi predecessori, che sono stati chiamati a reggere la cattedra di Pietro nella bimillenaria avventura della Chiesa: cosa avete scoperto a riguardo? A quali loro opere guarda con più attenzione? La Rerum Novarum quanto gli è cara?
Saleri: Papa Francesco fa sua e ripropone tutta la dottrina sociale della Chiesa. Più che la “Rerum novarumˮ si ritrovano molti accenti della “Quadragesimo annoˮ di Pio XI, pubblicata all’indomani della crisi di Wall Strett e della Grande Depressione, e accenti della “Populorum progressioˮ di Paolo VI.
Daniele Barale
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