5 Ottobre 2022
I sindaci delle valli: se la politica non interviene, la montagna si spopolerà

I sindaci delle Valli Chisone e Germanasca e della Via Lattea denunciano il problema della mancanza di medici in montagna: «senza un intervento urgente della politica interi territori a rischio spopolamento».
La politica batta un colpo
“Adesso la politica, se ha coraggio e coerenza con i recenti pronunciamenti fatti, deve battere un colpo forte e determinato”, così si esprimono il presidente dell’Unione Valli Chisone e Germanasca, Marco Ventre, e Giorgio Merlo sindaco di Pragelato e consigliere nazionale Anci, nel commentare il problema della mancanza di medici nei territori montani”. In ballo “c’è la permanenza del servizio sanitario di base nei territori montani. A cominciare dai nostri territori, le Valli Chisone e Germanasca e quelli della Via Lattea. Lo abbiamo ribadito stamane in un affollata conferenza stampa nella sede dell’Unione Montana a Perosa Argentina presenti i Sindaci delle due Unioni Montane torinesi».
Bene l’Asl, ma non basta
Nel ringraziare “per il lavoro, efficace e prezioso, la Direzione Asl TO 3 e, nello specifico, il Direttore del Distretto pinerolese, Paola Fasano, per aver risolto il problema di sostituire prontamente i medici che sono andati in pensione nei nostri territori”, Ventre e Merlo sottolineano come purtroppo si tratti “di incarichi temporanei che rischiano però, nell’arco di poco tempo, di riproporre il medesimo problema se i singoli medici non rinnoveranno l’incarico dopo il tempo prestabilito”.
Garanzie per la montagna
La questione è avere ancora un presidio medico sanitario permanente e stabile nei territori montani. “Senza questa garanzia e in territori caratterizzati da un forte invecchiamento della popolazione, l’unica strada sarà quella del progressivo spopolamento e del trasferimento a valle di molte persone con tutte le conseguenze facilmente prevedibili. Tocca quindi
- al legislatore
- alla Regione Piemonte
- alla Conferenza Stato/Regioni
affrontare di petto la questione […] dalla capacità di rivedere il contratto nazionale dei medici per favorire una maggior mobilità, alla possibilità per il vertice della sanità pubblica di poter disporre dei poteri per la copertura di tutto il territorio attraverso i medici di base; dall’avere più medici a disposizione a fronte di un massiccio pensionamento nei prossimi anni – 1200 nel solo Piemonte – alla necessità di non smantellare i servizi essenziali nelle aree montane. A cominciare proprio da quello sanitario. Ecco perché adesso tocca solo e soltanto alla politica intervenire. Senza questa assunzione di responsabilità immediata ed urgente, non lamentiamoci poi se i territori montani saranno sempre meno competitivi e, soprattutto, meno abitati e frequentati. Perché senza la garanzia dei servizi essenziali – la sanità di base, innanzitutto – sarà del tutto inutile continuare a parlare di soli incentivi per favorire la presenza di nuovi abitanti e nuove professioni in questi territori”.
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