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Fatti e opinioni  

I Giuristi per la Vita scendono in campo in difesa di don Gariglio accusato di omofobia

I Giuristi per la Vita scendono in campo in difesa di don Gariglio accusato di omofobia

 

Lo scorso 24 luglio, Torino Pride lancia l’allarme, immediatamente raccolto dalle pagine di La Stampa e Repubblica: «Abbiamo appreso con sconcerto che nei giorni scorsi le parrocchie di Nichelino hanno distribuito questo libro disseminato di affermazioni omofobe». Ad essere incriminato è il libro Ti amo. La sessualità raccontata agli adolescenti, edito da Effatà nel 2010, a firma di don Paolo Gariglio, storico sacerdote torinese, da sempre impegnato nel mondo giovanile.

I Giuristi per la Vita – il nucleo piemontese dell’Associazione ha visto la luce pochi mesi fa – offrono un primo giudizio sull’accaduto, pronti ad intervenire anche in sede processuale se necessario.Ti-amo-300x439

Il libro “incriminato” affronta il tema dell’omosessualità – oggi un vero e proprio “tabù culturale” –, dedicandogli il capitolo intitolato “Una malattia dell’amore” (pp. 121-124). Nelle primissime righe, si legge: «L’omosessualità è la tendenza a trovare la gioia sessuale con persone dello stesso sesso. Non è un orgoglio l’essere omosessuale, ma una sindrome, che va pazientemente curata, decisamente combattuta, possibilmente guarita e il malato va accolto con amore e stima» (p. 121). Le parole “malato”, “sindrome” e più avanti “anomalia sessuale” (p. 123) hanno subito allertato i rappresentanti del mondo Lgbt, che si sono precipitati a “criminalizzare” la distribuzione di quel testo ai giovani della parrocchia e a chiedere una chiara presa di distanze da parte del Comune di Nichelino.

Il clamore mediatico sollevato non rappresenta un episodio isolato negli ultimi anni, che nel capoluogo subalpino hanno già visto coinvolti una scuola paritaria (la Faa’ di Bruno, 2013), un docente di religione cattolica (Adele Caramico, 2014) e, oggi, un ministro di culto.

Più che il rispetto per la persona umana in quanto tale, vediamo minacciato un diritto fondamentale e universalmente riconosciuto, dalla Dichiarazione Universale dei Diritto dell’Uomo, alla Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), alla nostra Carta Costituzionale: il diritto alla libertà di espressione.

Quando si tenta, poi, di limitare la libertà di espressione di un ministro di culto, si coinvolge necessariamente anche la libertà religiosa, fondante ogni altra libertà, e la libertà della Chiesa, costituzionalmente garantita e sancita a livello internazionale dal Concordato.

Il pensiero della Chiesa a riguardo dell’omosessualità è chiaramente espresso nel Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2357-2359), che al n. 2357 recita: «L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati». E al n. 2358, aggiunge: «Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione».

Non spetta certamente a dei giuristi, né tantomeno ai giornalisti o alle autorità civili il giudizio di conformità dell’insegnamento di un sacerdote alla dottrina della Chiesa.

Ormai è palese come una certa azione mass-mediatica tenti di plasmare l’opinione pubblica, ad ogni livello, assuefacendola a nuovi “postulati”, nell’attesa che ogni opinione contraria diventi culturalmente bandita e penalmente perseguibile. Uno dei postulati di questa neo-cultura concerne l’orientamento omosessuale – od “omoerotico”, che dir si voglia –; un altro consiste nell’ideologia gender, tendente ad eliminare ogni distinzione tra maschio e femmina, relegando all’arbitrio soggettivo la scelta del proprio “genere”. Questo tentativo vede un dispiegamento di forze inedito, tanto sul piano economico, quanto sotto il profilo legislativo ed educativo. L’esito è una progressiva, non sempre indolore, limitazione di alcuni diritti e libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione e, talvolta, la responsabilità genitoriale.

Non intendiamo certamente entrare nel merito del testo “incriminato”, lasciando piuttosto che ogni necessario dibattito venga svolto nelle sedi più appropriate, con riferimento alla letteratura scientifica, assai più varia e articolata di quanto si voglia far credere, e con quella sicurezza e serenità che una ricerca sincera del vero porta sempre con sé.

I Giuristi per la Vita del Piemonte, che perseguono con tutte le forze il recupero di un diritto fondato nella “natura delle cose” e perciò capace di riconoscere e garantire i diritti e le libertà fondamentali della persona umana, presteranno il proprio contributo e, se mai fosse necessario, dichiarano fin da ora la propria disponibilità a “scendere in campo” per difendere, anche in sede processuale, la libertà della Chiesa di insegnare la propria dottrina in ambito morale e la libertà di espressione del Rev.do Paolo Gariglio e di chiunque altro subisse indebite ingerenze nella manifestazione del proprio pensiero.

 

P.s. Abbiamo appreso che, il giorno 27 luglio, il sito gaynews.it ha pubblicato una pseudo-ritrattazione del sacerdote Paolo Gariglio, attribuendogli una serie di virgolettati, nei quali avrebbe affermato: «Sì, ho scritto dell’omosessualità come “malattia da curare”. Ma si tratta di un libro scritto 18 anni fa e ristampato nel 2007 senza revisione. Oggi, se dovesse essere ripubblicato, eliminerei tutte quelle espressioni, che riconosco inaccettabili. L’amore è per tutti. Lo ripeto: per tutti. Ora è chiaro che come cristiano non accetto il matrimonio tra persone dello stesso sesso». Ad una nostra prima verifica telefonica, il sacerdote torinese ha dichiarato di non aver mai pronunciato queste parole – è disposto a far esaminare anche il tracciato telefonico –, ma di essersi limitato ad affermare che, in una non troppo ipotetica riedizione, sostituirebbe il termine “malattia”, senza però modificare il contenuto del libro. All’intervistatore, nella fretta, deve essere scappata un po’ la mano.

Presidente dei Giuristi per la Vita – Piemonte

Avv. Giancarlo Guasco

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