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Fatti e opinioni  

HAMMAMET: il Re è nudo e affamato

HAMMAMET: il Re è nudo e affamato

Lo scorso 15 gennaio, Torino ha avuto l’onore di avere una proiezione speciale del nuovo film di Gianni Amelio: Hammamet. La particolarità della proiezione è dovuta alla presenza dello stesso regista che si è reso disponibile ad un confronto con il pubblico, rispondendo così a domande e perplessità legate ad un film che sin dall’inizio è stato definito problematico.

Hammamet rientra in quel filone di opere, che negli ultimi anni hanno ripreso fortemente piede, sulla vita di personaggi illustri, nel bene e nel male, che sono stati protagonisti del nostro paese.

Nel nostro caso, il film si occupa della figura di Bettino Craxi, storico leader del Partito Socialista Italiano che alla fine di una vita politica piena di successi, divenne celebre come la figura più rappresentativa di quel processo chiamato “Mani Pulite”.

Gianni Amelio decide di non occuparsi di queste questioni in maniera diretta, bensì di concentrare il suo film sugli ultimi mesi di vita di Craxi, mai chiamato per nome ma solo Presidente, in quella che può essere definita una reggia-prigione ad Hammamet.

Il film risulta però claudicante nel ritmo, anche a causa di diverse sotto trame che non sempre sono chiare e alcune scene che il regista, per sua stessa ammissione, ha dovuto porre per rendere pegno a scelte precedenti che le richiedevano e a cui non voleva rinunciare. In particolare la struttura a tratti episodica dell’opera ci permette di capire il Craxi-uomo di Amelio, ma rende difficoltosa la comprensione della direzione che vuole prendere l’opera.

Chiarissima è invece la scelta di Amelio di non porsi come giudice super partes, ma di restare distaccato dal materiale, lasciando che sia il Craxi di Pierfrancesco Favino a raccontare la propria versione della storia ed in alcuni casi auto-denunciarsi. Il Presidente di Favino vuole essere ripreso, ascoltato e visto proprio come nei fasti passati e grazie all’espediente di una videocamera intra-diegetica Amelio permette al personaggio di assecondare questa sua voglia e di affermare verità verso le quali il regista fa un passo indietro.

Il Craxi di Amelio e Favino non riesce però a mascherare una sua naturale arroganza e superbia, che filtra attraverso il suo fare quotidiano ed i suoi scatti di ira improvvisi. Il tipico rapporto con il padre, linea guida del cinema di Amelio, è anche qui presente: prima attraverso il rapporto Craxi-figlia e successivamente in un sogno dai chiari echi felliniani con il Presidente e suo padre, pietra tombale dell’opera che pone una vera fine alla vita di questo Re che non voleva cadere. Quasi a voler fare un parallelismo con il crimine di cui è accusato, il personaggio mangia sempre, ma di nascosto o dal piatto d’altri, quando ha la possibilità di cibarsi dal proprio frigo pieno di prelibatezze, si tira indietro. Ironia della sorte il personaggio di Craxi si divora anche lo spazio filmico, rendendo quasi delle macchiette o dei personaggi sbiaditi i vari individui che circondano come satelliti il Presidente.

Se siete ancora indecisi se questo film di un grande regista italiano su un grande, nel bene e nel male, uomo politico italiano vi possa interessare sappiate che Pierfrancesco Favino conferma il suo status di trasformista e attore eccezionale, non interpretando solamente Craxi ma facendogli riprendere vita nell’aspetto, nella voce e nelle gestualità con l’ennesima interpretazione che da sola può valere il prezzo del biglietto.

Federico Depetris

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