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Fatti e opinioni  

Federvi.P.A. Il Piemonte non promuova l'omicidio dei malati

Federvi.P.A. Il Piemonte non promuova l'omicidio dei malati

Non lascia margini di interpretazione la posizione espressa da Claudio Larocca, presidente di Federvi.P.A (Federazione Centri di Aiuto alla Vita e Movimenti per la Vita– Piemonte e Valle d’Aosta): «La proposta di referendum che andrà al voto domani in Consiglio regionale è un atto politico molto grave. Esso comporta che reati ora puniti dal codice penale, come “l’omicidio del consenziente”, vengano trasformati in atti compassionevoli e legalizzati. Il malato in condizioni critiche, da cittadino meritevole di cure e attenzioni speciali, si vedrebbe ridotto a inutile peso sociale e la sua vita definita non più dignitosa e perciò eliminabile. Il medico verrebbe indotto a tradire gravemente l’etica professionale espressa nel giuramento di “non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona”. La società andrebbe sempre più verso una distorsione antropologica che finirebbe col moltiplicare nel tempo la richiesta di morte, venendo sempre più a mancare gli aiuti, le cure e l’accudimento amorevole. Noi riteniamo che la dignità di ogni persona permanga in ogni circostanza intatta e intangibile».
Prosegue Larocca: «La “dolce morte” non difende la dignità del malato né ha a che fare con la vera compassione che invece è solidale con il sofferente e non lo sopprime, mirando piuttosto ad alleviarne la sofferenza. L’eutanasia al contrario, che vede nel malato grave anzitutto il limite estremo del potere terapeutico della medicina, tende a trasformarlo fatalmente in un inutile costo da eliminare. Non a caso nella breve relazione illustrativa della proposta referendaria non si fa alcun cenno alla terapia del dolore, alle cure palliative, alla possibilità della sedazione profonda, già prevista dalle leggi 38/2010 e 219/2017, intese ad alleviare la sofferenza che può affliggere il malato terminale. Tutto ciò si risolve nel presentare al paziente l’ingannevole alternativa tra soffrire e morire, il che comporta la falsificazione radicale propria della prospettiva eutanasica, che tradisce l’esigenza più autentica di ogni malato al tramonto della vita e distorce il corretto rapporto medico-paziente-familiari».
«Come più volte testimoniato da Sylvie Ménard, oncologa, che per più di quarant’anni si è occupata di pazienti terminali presso l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’eutanasia è una tentazione dei sani. Lei stessa, non credente e, un tempo fautrice dell’eutanasia, colpita da malattia incurabile, si è fatta testimone instancabile di questa verità, confessando che nella sua pluridecennale esperienza ha sempre
incontrato pazienti che, certo, chiedevano di morire dignitosamente, senza soffrire, ma mai nessuno che le abbia chiesto di morire e che questo lo si capisce davvero solo una volta malati».
In forza di questi argomenti, Larocca ribadisce «che si deve porre l’accento su miglioramento delle cure palliative e terapia del dolore, mentre riteniamo inaccettabile che politici piemontesi tornino a riproporre una battaglia ideologica con cui si chiede la legalizzazione dell’omicidio di un cittadino malato, per quanto consenziente. Chiediamo dunque ai firmatari della proposta di ripensarci e ai consiglieri chiamati al voto di respingerla, per non farsi corresponsabili di un ulteriore grave vulnus al diritto alla vita e alle cure delle persone malate e disabili».

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