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Fatti e opinioni  

Educazione finanziaria, etica e sussidiarietà

Educazione finanziaria, etica e sussidiarietà

«[…] partendo dall’alternativa tra Genovesi e Adam Smith, tra economia civile ed economia politica, per una lunga, lunghissima stagione, l’economia politica ha via via perduto, sovente, il rapporto con l’etica. Stranamente, considerato che gli studi erano partiti, anche per Adam Smith, dalla filosofia morale. Ed è una condizione che abbiamo visto contrassegnata dal primato della redditività, diciamo dalla logica dell’azionista che generalmente, con qualche eccezione, pensa soltanto al profitto, cui si è aggiunta la logica del manager che pensa al successo professionale, anche in competizione con gli altri manager. Questo carattere è stato dominante per tanto tempo; è stato posto un po’ in crisi da qualche tempo, anche dalle riflessioni di alcune guide, di alcuni leader di grandi gruppi finanziari che si rendono conto di come questo abbia creato problemi all’equilibrio complessivo, anche economico».

Queste parole provengono dal discorso che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020 dell’Università degli Studi di Teramo, il 10 febbraio scorso. Esse confermano direttamente la necessità dell’etica in campo economico e finanziario; indirettamente l’importanza del canale che può veicolarla efficacemente, ossia l’educazione/alfabetizzazione finanziaria.

Tale materia interessa (dagli anni ‘70) i Paesi più sviluppati, sia perché oggi non possono più garantire come in passato reti assistenziali o welfare, sia perché i governi nazionali e le istituzioni hanno dovuto prendere atto dell’importanza della pianificazione finanziaria e del conseguente impegno educativo per istruire ogni singola persona, a seguito dell’espansione ed articolazione moderna dell’economia reale, causata anche dall’integrazione dei mercati e dalla moneta unica (nel caso europeo). E l’esigenza di una buona politica per l’educazione finanziaria è emersa fortemente nell’ultimo decennio, in seguito  alla crisi economica e finanziaria 2007-2008. Difatti molti studiosi asseriscono che è stata la scarsa e inadeguata cultura finanziaria a indurre molte famiglie americane a indebitarsi sottoscrivendo prestiti immobiliari subprime, senza valutare le proprie capacità di rimborso o le condizioni contrattuali retrostanti, esponendosi a rischi eccessivi.

L’educazione finanziaria può essere definita – considerando l’OCSE-Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici – come la nascita di competenze, di consapevolezze sulle opportunità e sui rischi del mondo finanziario, e come il compimento di scelte informate, complete e corrette; o in altri termini: come un insieme di competenze che dovrebbero essere trasmesse da un “docente” e acquisite e interiorizzate da un discente, quale l’investitore. E la fornitura di un adeguato livello di educazione finanziaria ai cittadini in tutte le fasi della loro vita può avere effetti benefici, quali che siano i loro livelli di reddito. Ma ha effetti benefici anche per l’economia e la società nel loro insieme; come si affermava in una comunicazione della Commissione per l’educazione finanziaria della Comunità Europea, nel 2007. Così si evince che l’educazione finanziaria è, nell’attuale periodo storico di complessa interconnessione finanziaria globale, uno strumento di incredibile valore sociale.

Quindi, da una parte l’educazione finanziaria deve essere usata per la tutela dei consumatori, trasmettendogli conoscenze quali la cautela nel fidarsi dei giudizi personali; la cura delle proprie risorse economiche; il significato del denaro; il ruolo del risparmio; del funzionamento delle borse e dei mercati, nazionale e internazionale; l’importanza dell’investimento; del tenere traccia delle movimentazioni finanziare; del pianificare sul breve e lungo tempo; del compiere decisioni informate; del calcolo statistico e probabilistico; e del diritto alla trasparenza da parte degli operatori finanziari. Dall’altra, deve portare un comportamento responsabile all’interno delle istituzioni finanziarie, allo scopo di favorire: la libertà di scelta delle persone; progetti scolastici e universitari; un mercato del risparmio ben regolato e sicuro; correttezza e professionalità degli operatori; un’informazione chiara, completa e trasparente; la sostenibilità, il livello di sicurezza di servizi e prodotti finanziari.

Tali nozioni e norme mostrano cosa significhi concretamente etica: (sulla scia di maestri come Aristotele) distinguere ciò che è giusto fare o non fare per il bene di sé, dei propri cari e degli altri membri della società. Ora quanto questa distinctio sarà legata a una visione culturale sussidiaria, tanto più sarà efficace. Perché dietro di essa sta il princìpio di sussidiarietà (che si declina in orizzontale e verticale) è prendersi cura “della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, delle realtà territoriali locali, in breve, di quelle espressioni aggregative di tipo economico, sociale, culturale, sportivo, ricreativo, professionale, politico, alle quali le persone danno spontaneamente vita e che rendono loro possibile una effettiva crescita sociale” (guardando al § 185 della Dottrina Sociale della Chiesa). In questo modo appare assai poco peregrino immaginare che una rete tra quei rapporti possa costituire la base di una vera comunità di persone, rendendo possibile il riconoscimento di forme più elevate di socialità.

Per garantire il conseguimento di obiettivo così alto e prezioso, a vantaggio di tutti i tipi di educazione, gli istituti di credito privati e pubblici, le associazioni dei consumatori, le varie autorità di amministrazione finanziaria, e gli altri enti che hanno come mission l’alfabetizzazione finanziaria, possono istituire rapporti sinergici (attraverso cui scambiare saperi) con le  realtà aggregative sopracitate – la famiglia in primis, primo luogo ove si impara un approccio alla vita non utilitaristico ma generoso – e gli altri attori della società civile italiana: le aziende, le scuole, le università, le istituzioni politiche, le associazioni, la Chiesa, che attraverso la sua tradizione bimillenaria ha molto da offrire al discorso economico e finanziario (lo dimostrano storici e sociologi dell’economia del calibro di Richard Tawney, Christopher Dawson e Rodney Stark). Ovviamente, non dovrà mancare il confronto e il legame con le istituzioni europee ed extraeuropee.

Nello specifico, simile alleanza per il “Bene Comune” può potenziare la promozione delle attività di fondazioni come la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio; di eventi e progetti in atto già da diverso tempo come il “Salone del risparmio” di Milano, “Faccio Tesoro” (progetto dell’azienda bolognese CRIF), “Il futuro conta” della Regione del Veneto, “I Fuoriclasse della Scuola” (nato dal Protocollo d’Intesa siglato tra Miur e Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, a cui si sono aggiunte la collaborazione col Museo del Risparmio e coll’ABI-Associazione bancaria italiana). Può facilitare la realizzazione di opere come una piattaforma di Knowledge Management (secondo il suo coniatore il manager Karl Wiig: “Costruzione, rinnovamento e applicazione sistematici espliciti e deliberati della conoscenza per massimizzare l’efficacia legata alla conoscenza di un’impresa e il rendimento del suo patrimonio conoscitivo”) dedicata ai formatori, per scambio di informazioni, esperienze e materiali didattici, buone pratiche italiane e internazionali, momenti di formazione e aggiornamento professionale dei formatori, collegamenti con le esperienze e innovazioni internazionali in materia di formazione economico-finanziaria; e coordinare le attività online per l’educazione finanziaria di Banca Italia, di CONSOB (Commissione nazionale per le società e la Borsa) e di COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione); oltre a promuovere gli incontri con validi divulgatori nostrani e stranieri, quali Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per la programmazione e per il coordinamento delle iniziative di educazione finanziaria, Beppe Ghisolfi, scrittore e banchiere. Può portare alla fondazione di Comitati regionali di coordinamento, composti dai rappresentanti in sede regionale dei membri dell’alleanza in questione, con il compito di coordinare e potenziare le iniziative in sede locale, come i progetti scolastici, universitari, mostre, seminari, dibattiti, presentazioni di libri, visite guidate presso istituti assicurativi, bancari (italiani e non) e realtà museali come il Museo del risparmio di Torino.

Tutto questo (che è solo un assaggio di ciò che può far esprimere la sussidiarietà) potrebbe far parte di un grande piano nazionale in favore dell’alfabetizzazione finanziaria; che dovrebbe avere per risultare efficace, una cabina di regia formata da rappresentanti del: Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; dei Ministeri interessati; dei territori provenienti da associazioni, imprese, istituzioni politiche, banche etc; dell’ambiente accademico con esperienza nella formazione economico-finanziaria; della Commissione europea e/o il Parlamento europeo e presso l’OCSE; di Banca d’Italia; di IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni); della già citata ABI; di ANIA (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici); di CONSOB; di COVIP; di AGCM Autorità garante della concorrenza e del mercato; degli enti accreditati per la formazione degli adulti e presso il MIUR; del sistema delle Fondazioni bancarie e di comunità.

Ma vi è un altro grande beneficio: basandosi sui rapporti concreti, la sussidiarietà permette di neutralizzare la “disumanità della tecnica” (un problema che riguarda tutta la modernità), la quale rende la globalizzazione finanziaria – formata da borse, prodotti, linguaggio astratto di codici e cifre – un sistema di potere enorme fondato sulla complessità, impersonalità e sulla tecnocrazia; o meglio, sulla pretesa di funzionare né con l’uomo né senza senso (etica); per dirla con T.S. Eliot: “Sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d’essere buono…” (Cori da La Rocca).

Situazione che invita a non far cader nel vuoto ancor più il sunnominato appello pro etica del presidente Mattarella. D’altronde, è lapalissiano che la finanza e l’economia non possono reggersi senza l’uomo e la sua esigenza di senso, siccome è una sua sub-creazione e deve collocarsi tra gli altri àmbiti dell’operare umano: religioso, filosofico, morale, politico, sociale, educativo.

 

Daniele Barale

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