La Chiesa italiana è solidale con il Paese colpito dal coronavirus. Con l’ultimo stanziamento straordinario di 200 milioni di euro per la ripresa economica, la cifra degli interventi della Cei – secondo «Avvenire» – «è pari a 507,5 milioni di euro, calcolando gli interventi straordinari stanziati negli ultimi tempi (222,5 milioni) e i 285 milioni destinati alla carità e che continuano a essere impiegati per le necessità ordinarie». Gli stanziamenti derivano dai fondi dell’8 per mille destinate dai cittadini al pagamento delle tasse. Talvolta si sente la domanda: «Ma cosa fa la Chiesa di questi soldi?». Ecco la risposta.
200 milioni per la ripresa economica – Sono stati stanziati l’8 aprile. Saranno gestiti dalle 226 diocesi italiane per interventi sul territorio per sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni difficili. I tempi sono brevi. L’erogazione avverrà entro fine aprile e impegna a un utilizzo di tali risorse entro il 31 dicembre 2020. La rendicontazione dovrà essere inviata alla segreteria della Cei entro il 28 febbraio 2021 attenendosi al dettato del Concordato del 18 febbraio 1984 e ai criteri di trasparenza, rafforzati dall’assemblea Cei del 2016.
6 milioni ai Paesi africani e a Paesi poveri – Stanziati il 3 aprile, gli aiuti saranno distribuiti attraverso il Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo e la Caritas italiana, che sono stati incaricati di «elaborare una strategia d’azione urgente che intervenga sul piano sanitario e su quello formativo». In particolare, per gli interventi sanitari sono stati stanziati 5 milioni di euro, per quelli formativi 1 milione.
6 milioni ad alcuni ospedali italiani – Due stanziamenti di 3 milioni ciascuno. Il 24 marzo 3 milioni sono andati a: «Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo» di Torino; «Azienda ospedaliera Cardinale Giovanni Panico» di Tricase (Lecce); «Associazione Oasi Maria Santissima» di Troina (Enna); «Istituto Ospedaliero Poliambulanza» di Brescia che – in meno di un mese – ha mutato radicalmente organizzazione: 435 posti letto, di cui 68 di terapia intensiva e 70 di osservazione breve intensiva. Prima del coronavirus i posti di terapia intensiva erano 16. Il 30 marzo il secondo stanziamento di 3 milioni: «Fondazione Policlinico Gemelli» di Roma; «Ospedale Villa Salus» di Mestre (Venezia); «Ospedale Generale Regionale Miulli» di Acquaviva delle Fonti (Bari).
10 milioni alle 220 Caritas italiane – Il 13 marzo è stato uno dei primissimi interventi dopo le misure di contenimento del contagio adottate dal governo. I fondi sono serviti per gli interventi più urgenti dando priorità al sostegno economico delle famiglie già in situazioni di disagio; all’acquisto di generi di prima necessità per famiglie e persone in difficoltà: viveri, prodotti per l’igiene, farmaci; ad attività di ascolto, per esempio numero verde diocesano, di anziani soli e persone fragili e al mantenimento dei servizi minimi per le persone in povertà estrema: mense con servizio da asporto, dormitori protetti.
500 mila al Banco Alimentare – Stanziata il 13 marzo, la somma ha dato ossigeno nei primissimi giorni dell’emergenza alle attività della rete che comprende 21 Banchi in tutta Italia, i quali servono le oltre 7.500 strutture caritative accreditate a sostegno di 1 milione e mezzo di persone. Dal 10 aprile, grazie alla Rete Banco Alimentare, vengono distribuiti oltre 100 tonnellate di alimenti a lunga scadenza che le aziende alimentari mettono a disposizione delle famiglie più povere.
La carità ordinaria non viene meno – I fondi elencati si aggiungono agli interventi normalmente decisi dalla Cei nella distribuzione ordinaria dei fondi dell’8 per mille. Nel 2019 l’8 per mille destinato agli interventi caritativi è stato di 285 milioni di euro, di cui 150 alle diocesi italiane, 70 ai Paesi del Terzo Mondo, 65 milioni per esigenze di rilievo nazionale.
Pier Giuseppe Accornero