10 Marzo 2020
#coronavirus. Il messaggio della Pastorale regionale Sociale e del Lavoro
Stiamo vivendo un tempo quaresimale segnato da un “coronavirus” che ha cambiato improvvisamente il nostro vivere quotidiano gettandoci in un clima generale di confusione e di grande preoccupazione per la salute e per il futuro. Anche a riguardo del vivere la nostra fede comunitaria, siamo costretti a un cammino quaresimale fatto soprattutto di preghiera personale e di silenzio interiore, senza i grandi momenti celebrativi a cui eravamo abituati.
I nostri Vescovi, attenti alle disposizioni delle autorità competenti a livello nazionale e regionale, ci danno le indicazioni adeguate su come muoverci nelle nostre comunità riguardo alle celebrazioni e alle attività. A noi essere seri, fiduciosi e pazienti, dando il nostro contributo perché si ritorni il più presto alla normalità. Rispettare con senso di responsabilità le regole che le autorità preposte hanno emanato per tutti, è la risposta più sensata a quelle paure presenti oggi che vanno accolte e affrontate con le armi della ragione. È anche un modo in cui ci facciamo carico gli uni degli altri.
Si stanno moltiplicando le modalità di sostegno a chi rischia di più, in particolare agli anziani, non solo provvedendo a bisogni di base (aiutare a portare la spesa o le medicine a domicilio, ad esempio) ma anche cercando tutti i mezzi per mitigare l’isolamento. Tutto il Paese ha bisogno di mobilitare tutte le risorse disponibili e impiegarle nel modo più efficiente possibile a partire dalle situazioni più critiche e cercando di prevenire e anticipare i problemi nelle aree attualmente investite dal virus. Non lasciare solo nessuno, in particolare le persone più fragili e vulnerabili.
Se questa crisi da emergenza sanitaria è diventata sociale, economica e psicologica, aiutiamo le nostre comunità a un ascolto sincero, a un’attenzione seria verso le persone in grave difficoltà, a creare spazi di dialogo discreto e autentico per un clima generale di maggior fiducia. In questo periodo di Quaresima ci è ricordato quanto la preghiera può dar animo, donare pace e aiutare a far emergere le energie nascoste in noi che spesso non valorizziamo. Ci sono tante iniziative creative perché non manchi questa forza spirituale: cerchiamo di valorizzarle e appoggiarle.
Cominciamo già ora a renderci conto dell’impatto che questo periodo ha e avrà sulla nostra società, soprattutto sul mondo del lavoro, verso il quale il nostro ufficio ha uno sguardo particolare a nome di tutta la comunità ecclesiale. Un mondo che già da tempo è segnato da grandi difficoltà, in tutti i settori, ma su cui ora è piombata una crisi inaspettata e forte che, se si dilungherà, potrà avere conseguenze gravi soprattutto in alcuni reparti. In particolare ci riferiamo al turismo e al suo indotto, alle piccole e medie imprese legate al mondo dell’industria, del commercio, dell’artigianato e della cooperazione.
Qualcuno ci chiede cosa possiamo fare di fronte a un evento così inaspettato e particolare? Come aiutare le nostre comunità parrocchiali e diocesane a vivere quella solidarietà concreta a cui ci chiama il Vangelo? Forse prima di andare sul concreto proviamo a fare alcune considerazioni stimolati dalla situazione, ritenendo che gli impegni di una comunità̀ cristiana si collocano almeno a tre livelli.
Il primo è attinente al discernimento della fede, anche di eventi sui quali spesso non riflettiamo seriamente tra di noi, come può essere quando concernono il lavoro. Parliamo tra di noi con serietà di ciò che sta succedendo e delle fatiche di nostri imprenditori e lavoratori. Questa crisi generale ci richiama a riscoprire l’importanza del lavoro, il dovere che ciascuno assuma le proprie responsabilità̀, l’imperativo di muoversi secondo le prospettive del bene comune. Qui c’è un compito, anche di formazione, che abbiamo spesso trascurato. A questo livello, nelle nostre comunità̀ c’è una generale ‘distrazione’ e un conseguente disorientamento che porta a reazioni tanto contrapposte quanto fuori misura. Pensiamo cosa possiamo fare anche insieme ad altri uffici.
Il secondo livello è quello dell’impegno dei cristiani nel loro ambiente di vita e, in particolare, in quello del lavoro. Oggi sempre di più si rischia di ignorare il richiamo evangelico ad essere ‘lievito nella pasta’. Nonostante i richiami degli ultimi Papi e in particolare di Francesco, su questo punto le nostre comunità sono ancora troppo poco preparate a formare i laici per il loro impegno specifico nel mondo. Dialoghiamo con i nostri movimenti e le nostre associazioni per un impegno futuro più concreto.
Il terzo livello è quello della carità̀ operosa che si impegna anche nel concreto per portare aiuto a quanti soffrono, anche a livello economico, le conseguenze della crisi. Qui entriamo nelle cose da farsi e, ancor prima, nello spirito che deve animarci.
Ci è sembrato importante l’APPELLO ALL’ITALIA lanciato dagli amici dell’Economia Civile (SEC). Prendiamo sul serio le loro parole: “Per le persone e le imprese sane è il momento di tirar fuori generosità e creatività, di praticare buon senso e ragionevolezza. Nessuno si salva da solo, nessuna impresa si salva da sola. Servono nuove reti, relazioni di reciprocità, percorsi di mutuo sostegno, tra imprese del Nord e del Sud, nei territori e nelle città. È una grande occasione per ricostruire un’operosa fiducia collettiva e per diventare più adulti, meno emotivi e scomposti di come ci vorrebbero certi media. E forse, davvero civili. CIVILE.”
Il governo ha promesso che velocemente verrà incontro con iniziative puntuali e forti, ma mettiamo in gioco la nostra creatività per sostenere a tutti i livelli chi più ne è colpito. Aiutiamo a creare un tavolo di lavoro tra gli uffici diocesani competenti (soprattutto tra PSL, Caritas, Famiglia e Giovani) e le realtà che sul territorio si occupano di questo problema, per soluzioni possibili. Aiutiamo la nostra Chiesa locale a mettersi in gioco per una solidarietà concreta!
Ogni crisi può̀ diventare una importante occasione per la maturazione personale e delle nostre comunità̀, per qualificare la loro attività̀ formativa, per spingere i cristiani all’impegno nei propri ambienti di vita e di lavoro, per vivere una carità̀ operosa, intelligente e creativa. Soprattutto siamo chiamati a valorizzare quel fortissimo bisogno di solidarietà che si sente in questi giorni. La chiedono, giustamente e con urgenza, gli operatori e le popolazioni delle zone più colpite, immerse in una condizione che dall’esterno non è facile comprendere fino in fondo, a cui rinnoviamo il nostro appoggio più sincero.
Ci auguriamo inoltre che questa gravissima crisi non faccia appiattire le nostre comunità su se stesse, dimenticando chi vicino e lontano vive situazioni altrettanto drammatiche. Con forza e con una testimonianza molto credibile, ce lo ricorda il nostro Papa Francesco. E’ una vergogna enorme come l’Europa e il mondo intero non si stia muovendo davanti al dramma dei migranti tra la Turchia e la Grecia e il silenzio totale riguardo ad altre immani tragedie. Soprattutto l’Europa riscopra i valori di solidarietà e giustizia su cui si fonda la sua storia più recente e contribuisca fattivamente ad un mondo più solidale e fraterno.
Mons. Marco Arnolfo – Vescovo Responsabile CEP Pastorale Sociale e del Lavoro
Don Flavio Luciano – Incaricato Ufficio Regionale Pastorale Sociale e del Lavoro
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