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Fatti e opinioni  

Amica Chips non lascia stare i santi

Amica Chips non lascia stare i santi

Sta scatenando polemiche una campagna pubblicitaria delle patatine Amica Chips, se non blasfema, quanto meno irrispettosa della sensibilità dei credenti.

Una patatina fritta al posto dell’ostia è la discutibile trovata proposta in uno spot pubblicitario. Una rappresentazione di cattivo gusto che ha spinto Mediaset e RAI a chiedere delle versioni ridotte in cui le immagini evitano di accostare particole consacrate e patatine. Una deriva che ha mosso alcune associazioni a stigmatizzare un modo di far pubblicità volto solo a cercare, anche in modo grossolano, di ottenere visibilità.

La posizione del Club Santa Chiara

In questi giorni è stata lanciata una campagna pubblicitaria audiovisiva per la promozione delle patatine Amica Chips. La creatività dello spot, nella sua versione originale disponibile in rete, ha dei contenuti decisamente blasfemi.
Su richiesta di Mediaset e Rai sono state prodotte versioni ridotte che, pur utilizzando il medesimo contesto, eliminano le immagini che associano la particola consacrata alle patatine, edulcorando il tono irriverente della comunicazione trasmessa sulle reti nazionali che comunque è al limite del lecito.
Da più parti si sono levate proteste nei confronti dell’azienda e dell’agenzia creativa che ha realizzato lo spot.
Anche alla nostra associazione sono arrivate segnalazioni e lamentele.
La nostra posizione in merito a questa vicenda è la seguente.
Come credenti, ci associamo alle proteste di coloro che hanno contestato la versione integrale del comunicato commerciale e stigmatizziamo l’utilizzo offensivo dei contenuti proposti per la promozione del prodotto.
Come operatori della comunicazione, approviamo le iniziative di Mediaset e Rai che hanno preventivamente visionato la versione originale e richiesto filmati alternativi, pena la non trasmissione degli spot.
Come associazione, constatiamo la mancanza di responsabilità da parte dei promotori della campagna pubblicitaria che, facendosi beffa della sensibilità di milioni di cristiani, hanno utilizzato questo storytelling con l’obiettivo – discutibile – di sollevare polemiche per amplificare a dismisura il buzz su social media e mezzi di comunicazione. Se infatti si voleva aumentare la notorietà del marchio, questa è stata ottenuta a discapito della sua reputazione, tant’è che si cominciano a percepire azioni di boicottaggio del prodotto.
Non è il primo e, purtroppo, non sarà l’ultimo caso di utilizzo della rete e dei suoi strumenti di divulgazione dei contenuti per fomentare polemiche e incitare contrapposizioni e discriminazioni di ogni tipo. Per questo facciamo appello alla responsabilità di tutti gli operatori del nostro settore affinché si prenda atto di quanto sia dannosa e controproducente la divulgazione di messaggi privi dei criteri basilari che dovrebbero orientare l’attività di una corretta informazione giornalistica e commerciale.

Un’immagine dello spot

La posizione dell’AIART

L’AIART chiede l’immediata sospensione del nuovo spot di Amica Chips, l’azienda alimentare italiana che “offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti oltre che oltraggioso nel banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata”. Giovanni Baggio- presidente nazionale dell’Aiart- non usa mezzi termini e si scaglia contro uno spot che definisce “penoso. Il tentativo di risollevare un’azienda ricorrendo alla blasfemia”.

“Uno spot definito inaccettabile e segnalato dall’Aiart all’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria in quanto «contrario agli articoli 1 e 10, lealtà della comunicazione, convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona, del codice di autodisciplina della comunicazione commerciale».

“È la spia di una sensibilità sociale ed indifferenza etica che non contraddistingue soltanto il comportamento di una azienda e di un pubblicitario. Ci si appella al politically correct e alla cancel culture ma solo contro la religione cristiana ( ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?, continua l’associazione cittadini mediali che si fa portavoce dell’indignazione degli utenti che definiscono ‘Amica Chips blasfema’.

“Lo spot di Amica Chips è mancanza di rispetto e di creatività, oltre che spia dell’incapacità di fare marketing senza ricorrere a simboli che con il consumo e il croccante nulla hanno a che fare”: continua così il presidente dell’Aiart, l’associazione cittadini mediali con sede nazionale in uno dei poli comunicativi della Conferenza Episcopale Italiana.
“L’offesa al sentimento religioso di qualunque confessione, conclude l’associazione cittadini mediali, è la spia della mancanza di rispetto nei confronti degli utenti, della loro identità culturale e morale, della loro dignità di persona. Strappare, come fa il nuovo spot di Amica Chips , un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità”. Per la serie, “Purché se ne parli”.

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