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Fatti e opinioni  

Allontanamento zero: il no di Canalis e Lorenzino

Allontanamento zero: il no di Canalis e Lorenzino

In una lettera al direttore, la consigliera regionale Monica Canalis e la segretaria del Pd Pinerolo Silvia Lorenzino esprimono le loro critiche al Disegno di Legge regionale Allontanamento Zero.

 

In questi mesi il Consiglio Regionale è impegnato nella discussione del Disegno di Legge “Allontanamento zero”, presentato dall’assessore regionale Chiara Caucino, e il Partito Democratico, sta promuovendo iniziative di sensibilizzazione come quella svoltasi lo scorso 14 marzo nel Pinerolese. Riteniamo quindi importante chiarire le criticità derivanti dal testo e il clima divisivo che ne sta scaturendo.

Enti e personalità che nutrono dei dubbi sul DDL

  • Le associazioni di famiglie affidatarie del Piemonte
  • il Tavolo nazionale affido
  • l’Unione nazionale delle Camere Minorili
  • l’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia
  • CGIL, CISL e UIL del Piemonte
  • l’Ordine degli psicologi del Piemonte
  • l’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte
  • l’Ordine degli avvocati di Torino
  • l’Alleanza delle cooperative italiane
  • la Procuratrice della Repubblica del Tribunale dei Minori, Emma Avezzù
  • l’incaricato regionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale piemontese

e molti altri soggetti hanno espresso perplessità, se non esplicita contrarietà, rispetto al Disegno di Legge “Allontanamento zero”, invitando l’Assessore a fermarsi e ad ascoltare. Anche 42 docenti universitari dell’Università degli Studi di Torino e 38 docenti di altre Università italiane hanno rinvenuto nel testo elementi critici, se non pericolosi e regressivi.

Infine, si sta alzando la voce di contrarietà di molti Comuni, tra cui

  • Torino
  • Cuneo
  • Verbania
  • Pinerolo
  • Rivalta
  • Piossasco
  • Bruino
  • Cumiana
  • None
  • Piobesi
  • Saluzzo
  • Airasca
  • Torre Pellice
  • Perosa Argentina

Troppi allontanamenti facili? Falso!

La proposta Caucino si basa sul convincimento errato che in Piemonte ci siano troppi allontanamenti, fatti con troppa facilità e per ragioni esclusivamente economiche ed è arrivata dopo la tempesta mediatica dei fatti di Bibbiano. In realtà in Piemonte non ci sono stati casi Bibbiano e, anzi, la nostra Regione è considerata un punto di riferimento nazionale per la tutela dei minori, avendo prodotto storicamente, anche sotto le Giunte regionali di centrodestra, una tradizione normativa, procedurale, operativa e di Terzo Settore che per molti aspetti ne ha fatto un apripista e un modello per il resto d’Italia.

 

I dati del Piemonte

A fine 2020 erano seguiti dai servizi sociali piemontesi 55.618 minori (su una popolazione minorile totale di 632.541, l’8.79%). Di questi, 1.435 risultavano allontanati (al netto dei Minori Stranieri Non Accompagnati, dei minori che vivono in comunità mamma-bambino e dei minori affidati a parenti). I minori allontanati risultavano dunque il 2,61%, contro un 97,39% seguiti dai servizi all’interno della famiglia d’origine, a dimostrazione del fatto che l’allontanamento è l’extrema ratio, come previsto dalla legge nazionale.

 

I dati del C

I dati del consorzio C.I.S.S. del Pinerolese sono i seguenti: al 31.12.2020 c’erano 14 minori in affido eterofamiliare, 10 minori in affido intrafamiliare e 9 minori ospitati in comunità residenziale. Questi numeri comprendono anche i minori stranieri non accompagnati, che tecnicamente non sono stati oggetto di un provvedimento di allontanamento.

Nessun allontanamento solo perché si è poveri

Nessun allontanamento è poi motivato da ragioni esclusivamente legate alla povertà materiale, a cui si provvede con i sussidi già esistenti (Assegno Unico, Reddito di cittadinanza, accesso agevolato in base all’ISEE, accesso alle case popolari ecc). Per il Piemonte è quindi sbagliato parlare di “allontanamenti facili”, in numero eccessivo o motivati dalla povertà economica, ma piuttosto si riscontra una maggiore attenzione alla protezione dei minori, che porta, ove possibile, alla realizzazione di progetti di prevenzione ed accompagnamento dei genitori in difficoltà e, ove non possibile, all’allontanamento temporaneo del minore, al solo scopo di garantirgli protezione.

 

Il 9% dei minori in carico ai Servizi Sociali

Invece di manipolare i dati e denigrare il lavoro dei servizi sociali, sanitari e giudiziari, dovremmo preoccuparci del fatto che quasi il 9% della popolazione minorile piemontese sia presa in carico dai servizi, a riprova della diffusione e trasversalità del disagio minorile. Mentre in passato i minori seguiti dai servizi appartenevano per lo più a nuclei familiari con problemi di povertà culturale e socio economica, oggi la conflittualità familiare, la fragilità, spesso sanitaria, dei genitori e la multiculturalità sono le problematiche emergenti e riguardano diverse classi sociali. La realtà è più frammentata e sofferente che in passato, per cui non si può liquidare frettolosamente l’alto numero di allontanamenti piemontesi come frutto di inefficienze o peggio di irregolarità.

 

Rafforzare le buone pratiche

Occorrerebbe invece dare fiducia ai servizi e mettere dei fondi in più per intervenire nei consorzi più deboli, dove si fa meno prevenzione sui nuclei familiari di origine straniera o con disabilità, dove c’è meno integrazione socio sanitaria e con la scuola e meno operatori (non solo assistenti sociali, ma anche psicologi, neuro psichiatri infantili, educatori, logopedisti ecc). Purtroppo invece il Ddl Caucino è a saldo zero.

 

Progetti su misura per le famiglie

Non basta lasciare i bambini in famiglia. Ci vogliono più servizi a servizio delle famiglie, ripensando in modo organico i diversi interventi, aggiornandoli rispetto al quadro sociale mutato, ideando progetti su misura per i nuclei familiari di origine straniera o con disabilità, moltiplicando gli affidi diurni, l’educativa domiciliare ecc. . prevedendo una maggiore collaborazione tra la scuola, la sanità e il sociale ed una maggior omogeneità territoriale.

 

Tempi brevi per visite dal neuropsichiatra infantile

Finché ci saranno liste d’attesa di mesi per una visita dal neuropsichiatra infantile o dallo psicologo, le famiglie non verranno veramente aiutate. Queste carenze rischiano in molti casi di rendere gli allontanamenti non tanto eccessivi, quanto tardivi e i terribili infanticidi di questi mesi ce lo dimostrano.

Un tavolo di lavoro bipartisan

Sulla tutela dei minori dovremmo unirci e non dividerci, soprattutto in un momento in cui stanno arrivando tanti minori soli dall’Ucraina, che dovranno essere dati in affido. Per questo chiediamo all’Assessore Caucino di ritirare un testo così divisivo e di avviare un tavolo di lavoro bipartisan per redigere ciò che serve in Piemonte: non una nuova legge in contrasto con quella nazionale, ma un Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza, che metta nuove risorse e investa sui servizi.

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