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Chiesa  

A Pinerolo 17 profughe accolte nella "casetta" delle suore di San Giuseppe. Parla madre Gabriella Canavesio

A Pinerolo 17 profughe accolte nella

Lo scorso 10 gennaio le Suore di San Giuseppe di Pinerolo hanno accolto in città diciassette ragazze profughe approdate a Lampedusa e poi trasferite a Settimo Torinese e a Viù. Sono arrivate a bordo di un pulmino della Croce Rossa. Giovani, hanno tutte un’età compresa fra i 21 e i 24 anni. Paesi di provenienza la Nigeria e la Costa d’ Avorio. Le ragazze parlano fluentemente inglese e francese e a Pinerolo impareranno l’italiano. Ad accoglierle al loro arrivo era presente Chantal Re, responsabile della cooperativa “La Dua Valadda”, che le seguirà in questo nuovo tratto della loro esistenza.
«Sono donne che hanno fatto richiesta di ottenere lo status di rifugiate e si sottopongono alle procedure e accertamenti previsti dalla legge, in vista della decisione finale della Commissione competente», ci ha spiegato in un colloquio del 9 dicembre la Madre Generale suor Gabriella Canavesio; aggiungendo che sono inviate dalla Prefettura, cui spetta il difficile compito di gestire la situazione di emergenza di centinaia di profughi, aggravata dal freddo della stagione invernale; e che responsabile del coordinamento e gestione dell’ accoglienza è la Società Cooperativa Sociale “La Dua Valadda”. L’edificio è la cosiddetta “Casetta”, vicina alla Casa Madre di Pinerolo e finora utilizzata per incontri di preghiera e riflessione, come le “settimane di vita comunitaria” offerte alle ragazze che si interrogano sul loro futuro.

Quali motivazioni profonde -abbiamo domandato alla Madre – hanno spinto le suore a dire di sì alla sollecitazione che le invitava all’accoglienza di donne in grave difficoltà ?
Anzitutto gli inviti a soccorrere ed aiutare che percorrono tutta la Parola di Dio: pensiamo al Buon Samaritano, a Matteo 25 («ero straniero e mi avete accolto… tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me»). Poi i numerosi appelli del Papa a ogni cristiano e a ogni comunità perché diventino strumenti di Dio per la liberazione, la promozione, l’inclusione sociale dei poveri, perché ascoltino il grido del povero. Rimanere sordi a quel grido ci pone fuori dalla volontà del Padre e dal suo progetto, dice la “Evangelii Gaudium”.
Infine c’è l’ultima Lettera Pastorale del nostro Vescovo. Il tutto collegato con un processo di maturazione spirituale che noi Suore di San Giuseppe di Pinerolo abbiamo iniziato nel 2014, con la verifica triennale dell’applicazione del Capitolo del 2011. In quell’occasione abbiamo deciso di portare nella nostra preghiera comunitaria le sofferenze del mondo. La domenica, ad esempio, invochiamo: «Cristo Signore, che sei venuto in mezzo a noi come fratello, aiutaci ad ampliare la tenda del nostro cuore, perché ogni persona diversa per nazionalità, religione, situazione sociale, trovi spazio nelle nostre vite». E il giovedì: «Principe della pace e amante della vita, la forza del tuo amore vinca le paure e le divisioni, affinché i popoli in fuga e ammassati nei campi profughi ci trovino sensibili e fattivamente solidali e sperimentino così la tua Provvidenza». Sono intenzioni formulate dalla “Commissione Giustizia, Pace e Integrità del creato” interna alla nostra Congregazione.
E pregare è mettersi in gioco in prima persona, la preghiera autentica sfocia inevitabilmente, in modo naturale in comportamenti concreti. Ora, non potevamo fingere di non sentirci coinvolte quando ci è arrivata questa richiesta di ospitalità a beneficio delle sorelle profughe, che ci permette di vivere nella pratica la preghiera fatta per quasi tre anni. Sappiamo che sarà un percorso complesso, impegnativo, in sintonia con le indicazioni date da papa Francesco a tutta la Chiesa, perché siano calate nelle varie problematiche della vita: “accogliere”, “accompagnare”, “integrare”.
Inoltre la richiesta ci è giunta proprio nel periodo di preparazione al Natale. E perciò abbiamo riconosciuto e percepito il futuro arrivo di queste nostre sorelle come una visita dell’Emmanuele, il Dio con noi, che quest’anno ha voluto fare della nostra “Casetta” una sua speciale Betlemme. Comunque i giovani, che usavano la casetta per i loro incontri di preghiera e i ritiri spirituali, non sono stati dimenticati, grazie alla fraterna collaborazione delle suore della Visitazione, che hanno aperto loro le porte del proprio monastero.

Questo arrivo si inserisce inoltre in una storia, in un tipo di sensibilità che coinvolge in una dimensione planetaria le Suore Giuseppine (analogamente a tante altre realtà di donne consacrate) …
La nostra Congregazione di Pinerolo è connessa a livello di rete mondiale con Suor Justine, rappresentante all’ONU della O.N.G. delle Suore di San Giuseppe. Quest’anno, nella riunione della Commissione Internazionale “Giustizia, Pace e Integrità del creato” delle suore, si è scelto come ambito privilegiato di lavoro quello della difesa e promozione della donna: tematica che ha caratterizzato anche l’incontro federale svoltosi a Torino il 19 ottobre, e nella quale l’accoglienza di donne profughe rientra perfettamente.
Quali sono le vostre aspettative, le vostre speranze?
Ci aspettiamo che tutto il territorio, tutta la cittadinanza dimostri accoglienza, appoggio, collaborazione.
Da parte nostra, senza pretendere di risolvere i problemi del mondo e senza la presunzione di aver fatto qualcosa di eccezionale, pensiamo di aver dato un contributo a sviluppare una cultura dell’incontro fra persone di diversa provenienza geografica, etnico-linguistica, socioculturale, tutte portatrici dell’identica dignità umana. E sappiamo che soltanto attraverso questo incontro si costruisce la pace, secondo lo spirito del Messaggio di papa Francesco per la Giornata della Pace 2017: «Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa dignità più profonda, e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita».

Anna Maria Golfieri

Suor Gabriella Canavesio
Suor Gabriella Canavesio

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