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Fatti e opinioni  

Aperti a Roma gli Stati Generali dell'editoria

Aperti a Roma gli Stati Generali dell'editoria

«Non c’è niente di peggio che chiudersi in una stanza ed elaborare una proposta senza confronto. Ci possono essere idee contrapposte, ma è lì che entra in gioco la politica: per fare sintesi tra le diverse istanze».

Il premier Giuseppe Conte ha aperto con questa sottolineatura, lunedì mattina, a Roma  gli Stati Generali dell’editoria.

Si tratta di  un percorso articolato che dovrebbe chiudersi a settembre con la presentazione dei disegni di legge di riforma e che il Governo – a partire dal sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi – saluta come un

«passo importante, anche per la vita democratica del Paese. Un passo che in passato è stato più volte annunciato, senza mai arrivare ai fatti».

Il premier Conte, aveva anticipato la volontà di realizzare gli stati generali dell’editoria nel corso della conferenza stampa di fine anno, anche dietro sollecitazione del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna che aveva chiesto un intervento in merito  ai tagli al fondo per l’editoria imposti nella legge di Bilancio dal Governo.

Ora gli Stati generali sono partiti,  il dibattito è  aperto, la parola passa ai cittadini e alle associazioni che operano nel variegato mondo dell’editoria,  in una sfida tutt’altro che semplice, vista la volontà  dichiarata di ridisegnare la geografia di un settore complesso e in continuo cambiamento. «Sarete chiamati tutti a esprimere proposte speriamo innovative», ha assicurato Conte rivolgendosi alle associazioni presenti. Il Premier ha citato il tema della disintermediazione, «dell’informazione che arriva direttamente dai cittadini», ponendo una serie di problemi «a partire dal linguaggio dell’odio, che non va trascurato», prima di sottolineare la necessità di garantire che il giornalista sia realmente libero, che vuol dire anche avere un giusto compenso.

«Se l’idea è  di continuare a pensare che l’unica forma per sostenere l’editoria sia il contributo diretto non ci siamo – ha subito chiarito il sottosegretario  grillino Vito  Crimi -. Bisogna creare un modello nuovo per il rilancio del settore, non per farlo bivaccare ancora per un po’», ha aggiunto polemico.

Un intervento pubblico è necessario –  ha continuato -, ma deve andare a sostenere eventualmente la domanda più che l’offerta. Oppure deve favorire l’innovazione».

Il percorso si articolerà  su cinque aree tematiche (l’informazione primaria, i giornalisti, l’editoria, il mercato e i cittadini) e in cinque fasi, da aprile a settembre, con consultazioni online e dibattiti pubblici, compresa una due giorni a giugno a Torino.  Chiusa la cerimonia di apertura alcune sigle compresa la Fisc, Federazione italiana settimanali cattolici, con Alleanza Cooperative Comunicazione, FILE  hanno condiviso un comunicato stampa con cui  si associano alla proposta avanzata da FNSI, Ordine dei Giornalisti e USPI di attivare una moratoria immediata del taglio del fondo per il pluralismo, in attesa che il percorso di rivisitazione normativa avviato dal sottosegretario Crimi giunga a compimento. «Pur giudicando positivamente alcune proposte provenute dalla discussione, – ribadiscono –    non possiamo però che confermare le critiche sul metodo adottato da  Crimi per mettere mano a uno dei settori chiave per lo svolgimento della vita democratica.  Ringraziano il Presidente del Consiglio Conte per averlo ricordato e per avere rammentato al Sottosegretario Crimi che in queste occasioni occorre il massimo coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. Ci mettiamo a disposizione per esporre le nostre idee sul settore».

Chiara Genisio

 

 

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