16 Dicembre 2021
1971-2021: 50 anni dalla scoperta delle 350mila schedature Fiat
Giudicati e condannati, nel febbraio 1978, per corruzione e violazione di segreto d’ufficio, 36 imputati tra cui 5 dirigenti Fiat e un alto dirigente della Questura. Li inchiodano 350mila schedature – una cifra enorme, un terzo degli abitanti di Torino – a opera della Fiat. I padroni diffidano dei propri lavoratori e non si accontentano delle raccomandazioni di parroci e sindaci. Temono che gli operai si rendano conto che il padrone toglie loro la vita fingendo di dare un lavoro: 350.000 schede su opinioni politiche e vita privata; tendenze sindacali e vita sessuale dei dipendenti.
La denuncia di Caterino Ceresa
Il 24 settembre 1970 cotale Caterino Ceresa intenta causa alla Fiat sostenendo di aver svolto per anni mansioni diverse rispetto al contratto: assunto nel 1953 come «fattorino», ha fatto prevalentemente lo spione con relazioni scritte su «qualità morali, trascorsi penali e rispettabilità delle persone con le quali la società era o doveva entrare in relazione» in modo da scartare, isolare ed emarginare comunisti e sindacalizzati. Il 9 luglio 1971 Angelo Converso, pretore del Lavoro di Torino, «gira» alla Pretura penale gli atti. Il 5 agosto il magistrato Raffaele Guariniello si presenta ai cancelli con l’ordine di accesso all’archivio dei Servizi generali. Mancano i funzionari che aprono la cassaforte perché in ferie. Guariniello torna a settembre e trova il tesoro: 350 mila schede. Molti documenti provengono da Procura, Polizia e Carabinieri.
Un sistema iniziato con Vittorio Valletta
Lo spionaggio andava avanti dagli anni Cinquanta dominati da Vittorio Valletta: nel dopoguerra attua la politica «del bastone e della carota». La Fiat si regge su un pesante controllo di capi, capetti e «guardioni» in ogni momento e in ogni angolo: non ci si può muovere senza essere sorvegliati. Il controllo è finalizzato alla produzione e alla disciplina interna. Nella più grande concentrazione industriale d’Italia gli operai si sentono soffocati. Per contrastare i comunisti della Fiom-Cgil, Valletta favorisce la nascita dell’autonomo Sindacato italiano dell’automobile-Sida; stronca la classe operaia: scioperi osteggiati; sindacalisti marcati stretti; sindacato giallo foraggiato; operai indocili, attivisti comunisti e sindacalisti deportati nei «reparti confino»: l’«Officina Stella Rossa», ex «Officina Sussidiaria Ricambi».
Le pressioni dell’ambasciata degli Stati Uniti
Sul banco degli imputati Mario Cellerino, ex colonnello dei Carabinieri e responsabile della sicurezza aziendale; il colonnello Enrico Stettermjer del Sid di Torino riceve dalla Fiat 150 mila lire al mese; numerosi funzionari della Questura ricevono elargizioni e regali in cambio di informazioni. Schedano lavoratori, ex partigiani, sindacalisti, giornalisti, uomini politici. Nel 1951 Clare Boothe Luce, ambasciatrice degli Stati Uniti in Italia, impone a Valletta di cacciare i comunisti: 812 (per difetto) licenziati dagli stabilimenti di Torino. «Occupato alla Fiat Ricambi ex partigiano garibaldino: a causa della sua ideologia è stato più volte cambiato di reparto. Oggi lavora alla “Stella Rossa”». Il licenziamento è un marchio infamante che impedisce di trovare un nuovo lavoro. Giovanni Pautasso, bravo verniciatore, sindacalista, licenziato, non trova più lavoro. Un mattino si presenta alla Camera del lavoro: aveva trascorso la notte a smontare un circo per 500 lire. Due ore dopo si butta nelle acque del Po.
Le collusioni con la Questura
Gli spioni riservano alle donne una particolare morbosità: «Trattasi di donna giovane e avvenente ma di moralità discussa. Le sue relazioni con uomini sono notorie e hanno suscitato sfavorevoli commenti». «Sua madre è passata a seconde nozze nel luglio scorso. Durante la vedovanza ha lasciato desiderare per la condotta morale e civile e ha avuto anche un aborto». La Fiat punta anche a far entrare i fascisti da aizzare contro la Fiom. A servizio dei padroni le parrocchie: «Operaio a Mirafiori dal 1951, di tendenze comuniste: tutti gli anni quando passa il sacerdote a benedire la casa, gli vieta l’ingresso». A disposizione della Fiat vi sono le caserme dei Carabinieri, i commissariati di Pubblica Sicurezza, la Questura: «Dalle note spese risulta al soldo della Fiat l’intero apparato poliziesco di Torino. Fra questi Marcello Guida, ex direttore nel Ventennio della colonia penale di Ventotene; dal 1969 questore di Torino, comanda le cariche di corso Traiano. Riceve dalla Fiat un milione l’anno, per «aiuto durante le manifestazioni e gli scioperi». I meglio retribuiti sono Ermanno Bessone e Aldo Romano, capo e commissario dell’Ufficio Politico della Questura: 250-400 mila lire mensili; sempre presenti a manifestazioni, scioperi, picchetti, comandano cariche e arresti. L’archivio della Questura è a disposizione della Fiat.
Agenti e funzionari dei Carabinieri a busta paga Fiat
«Il sottufficiale addetto all’Ufficio Politico della Questura riceveva dalla Fiat i pacchi di schede già intestate, nelle quali doveva versare tutte le notizie che riusciva a reperire negli archivi, nelle caserme e commissariati di tutta Italia». Ai vertici dell’Arma il tenente colonnello Enrico Stettermayer, capo del nucleo speciale dei Carabinieri di Torino e referente dei Servizi informativi Difesa (Sid), riceve 150 mila lire al mese. «Oltre a 150 stipendi extra per agenti e funzionari, la Fiat sovvenziona Polizia e Carabinieri fornendo cancelleria, pagando le manutenzioni, il caffè e le bevande calde alle guardie impegnate contro i picchetti». Si aggiungono migliaia di benefit (cioccolatini, bottiglie di Cinzano, acqua di colonia, orologi e strenne varie) inviati a migliaia di carabinieri, poliziotti, vigili urbani, ufficiali delle Forze Armate, magistrati, dipendenti di Comuni e Ministeri.
Il coraggio degli avvocati Pier Claudio Costanzo e Bianca Guidetti Serra
Questa immensa corruzione va a processo, non a Torino ma a Napoli. Alla congiura del silenzio della stampa italiana risponde il coraggio degli avvocati di parte civile Pier Claudio Costanzo e Bianca Guidetti Serra. L’accesso agli atti, protetto da rigido segreto istruttorio, impedisce la costituzione di parte civile degli operai licenziati. Ma Costanzo e Guidetti Serra riescono a far passare la costituzione di parte civile dei sindacati. Per più di 40 udienze a Napoli – e non hanno a disposizione gli aerei Fiat – per due anni si scontrano con mille ostacoli, rinvii e il segreto politico militare. Dice Bianca Guidetti Serra: «L’importante è che si sia svolto il processo come momento di verità». Il 13 novembre 1971 sindacati, partiti, movimenti politici e associazioni indicono l’assemblea «La città deve sapere» presieduta dall’avvocata ed ex partigiana Guidetti Serra: «Per oltre vent’anni la schedatura è stato strumento di una gestione autoritaria i cui effetti si sono estesi ben oltre la fabbrica».
Pier Giuseppe Accornero
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