1 Maggio 2023
1° maggio. Lavoro: si guarda al futuro con ottimismo
In occasione del 1° maggio, festa di San Giuseppe lavoratore, abbiamo interpellato il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro al fine di avere una panoramica sulla situazione imprenditoriale e occupazionale del pinerolese.
Ne emerge un quadro complessivamente positivo che vede, soprattutto in alcuni settori, il protagonismo dei giovani.
Quale è la situazione lavorativa del pinerolese?
I dati più recenti si possono ricavare grazie al terzo rapporto “Ripartiamo insieme” sul Pinerolese, che tra l’altro contiene un focus sulla Val Chisone e la Val Germanasca, presentato ad Inverso Pinasca il 17 aprile promosso dall’Osservatorio permanente sul Pinerolese di “Ripartiamo Insieme” (consorzio CPE, CGIL, CISL, UIL) e realizzato da Camera di Commercio di Torino e Agenzia Piemonte Lavoro grazie al lavoro del Gruppo Sviluppo Economico di “Ripartiamo Insieme” coordinato da Enzo Pompilio d’Alicandro, Vice Presidente della Camera di Commerico di Torino. Vi possiamo leggere che «il territorio pinerolese, con oltre 146.300 residenti, 14.119 sedi d’impresa e 3.114 unità locali rappresenta poco più del 6% della provincia torinese, sia dal punto di vista economico sia da quello lavorativo». Esclusa Torino il pinerolese è la terza area della provincia dunque per rilevanza dopo sud e ovest. Il rapporto ci consegna la fotografia di un dinamismo positivo rispetto ai movimenti occupazionali che nel 2022 sale di 1,2 punti percentuali sul 2019 e 0,7 sul 2021: «se l’anno prima della pandemia è stato caratterizzato da una dinamicità rilevante nel settore dei servizi e da un crollo nell’industria, nel 2022 le costruzioni e il commercio sono i settori trainanti, insieme alla ripresa dell’industria». Possiamo dire che a fine 2023 si potranno tirare le somme di un trend che si è avviato dopo la pandemia. Indubbiamente serve ringraziare per questo lavoro fondamentale perché tale analisi ci permette di comprendere la situazione e sostenere idonee azioni a favore dello sviluppo del tessuto imprenditoriale e quindi del lavoro.
Quali sono i settori e le professionalità più in affanno?
Sempre attingendo al Rapporto sappiamo che il tasso di crescita delle imprese per il secondo anno è positivo segnando un più 0,29%: considerando che abbiamo in larga parte imprese individuali esse aumentano dello 0,6% con un significativo incremento delle società di capitale del 3%. «A livello settoriale, il commercio (il 19,9% delle imprese registrate), i servizi alle imprese (il 18,4%), l’agricoltura (il 17,9%) e l’edilizia (il 17,2%) sono quelli in cui converge il maggior numero di imprese, ma solo due di questi – servizi alle imprese e costruzioni – vedono aumentare il numero d’imprese (+ 2,4% e 1,9%)». Si può aggiungere che il 31,5% delle imprese pinerolesi si qualifica come artigiana. Accanto ai settori occorre ragionare in termini territoriali complessivi perché è sempre più necessario creare relazioni e interconnessioni, superando anche compartimenti stagni del passato, per fare sistema riconoscendo le specificità territoriali come le aree interne quali sono le nostre valli che possono trasformarsi in risorse: più che di affanno, quindi, credo serva parlare di visione da costruire e squadra da allenare per trovare forze e sinergie per raggiungere i risultati in linea con una grande storia di lavoro e impresa che da sempre caratterizza il pinerolese e rispondere a quella vocazione ricordata nell’omelia del 1 maggio 2020 da Papa Francesco parlando del Creatore: «l’uomo è un creatore e crea con il lavoro».
L’agricoltura regge? E l’industria?
Sull’industria del territorio non si può non ricordare che essa è ancora oggi caratterizzata da eccellenze in diversi settori che hanno saputo innovarsi tecnologicamente e conquistare anche nuovi mercati: a ciò, però, va aggiunto che negli anni la crisi e le ristrutturazioni sono state significative, per questo era ed è necessario l’allargamento dell’area di crisi industriale complessa che permette di poter usufruire anche sul nostro territorio di agevolazioni e opportunità che, attualmente, si fermano alla prima cintura torinese: si tratta di un “confine” inconcepibile per un territorio che non ha rinunciato ad avere anche una moderna vocazione industriale che mantiene un know out altissimo grazie ad una storia che ha in parte forgiato le comunità. Sulla questione dell’area di crisi in nostro Ufficio, accanto al Vescovo, si è impegnato in un lavoro di sensibilizzazione delle istituzioni competenti.
Per quanto riguarda l’agricoltura stiamo parlando di uno dei territori più vocati ad essa della provincia e della regione che in questo periodo sta comprendendo la portata della nuova PAC proveniente dall’Europa: l’ufficio sta lavorando molto con la Coldiretti per sostenere la centralità delle produzioni eccellenti e delle aziende agricole che sono veri presidi per quell’impegno per la cura della nostra terra come ricordato dal nostro vescovo, nell’omelia della Giornata diocesana del Ringraziamento di quest’anno a Campiglione Fenile. Un’ultima notazione: alla Giornata e alle assemblee coldirettine ciò che salta all’occhio e rappresenta una straordinaria ricchezza da sostenere è la grande presenza di giovani.
Come sta agendo l’Ufficio del lavoro sul territorio?
L’ufficio sta lavorando sulle relazioni, in particolare si è fatto un grande lavoro di colleganza col mondo agricolo e, attraverso il progetto dei Laboratori dei Racconti, di conoscenza delle realtà vive territoriali per giungere all’Assemblea dei Racconti in cui interagire con le varie reti che animano e assicurano lo sviluppo del pinerolese verso il futuro. Naturalmente il tutto avviene con quello stile dell’ascolto che stiamo impostando secondo le indicazioni sinodali e del confronto che ha portato a partecipare ai due incontri organizzati dalla Diaconia Valdese a Pinerolo e Villar Perosa. L’obiettivo rimane quello descritto, fare squadra per il bene comune perché solo così si può sostenere il lavoro buono.
Quali proposte per il 1° maggio?
Riprendendo il messaggio della “Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace” dal titolo “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”, ricordo che «il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano anche il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce ad offrire motivi di speranza»: per questo il nostro primo maggio di quest’anno, cioè il confronto su questo testo, sulle prospettive che vedono i giovani, a cui inviteremo le rappresentanze sindacali all’ascolto, si terrà all’Engim il 4 maggio: desidero ringraziare questa eccellenza della formazione professionale non solo per la disponibilità ma soprattutto perché è un segnale di concreta speranza.
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