30 Aprile 2025
1° maggio: il messaggio dei Vescovi italiani invita a costruire un’alleanza sociale oltre le crisi del presente

Il messaggio dei Vescovi per la Festa dei lavoratori di quest’anno si apre con un titolo pregno di significati e conseguenze, che si rifà al tema giubilare della Speranza, virtù che – come ricorda Peguy – tiene per mano le sorelle maggiori, Fede e Carità, immergendole nella realtà: “Il lavoro, un’alleanza sociale generatrice di speranza”.
In partenza va considerato che viviamo, come ben afferma Papa Francesco, un cambiamento d’epoca, con tutto ciò che comporta in termini di crisi.
Una riflessione utile, per introdurre un inquadramento generale, può essere ripresa – pur riferendosi in origine allo Stato – dagli scritti di Roberto Ruffilli, intellettuale, docente universitario, senatore della Democrazia Cristiana e consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, barbaramente assassinato dalla furia ideologica delle Brigate Rosse il 16 aprile 1988: «Vanno affrontati in modo lucido i problemi posti dalla distruzione del vecchio ordine, non accompagnato ancora dalla puntualizzazione del nuovo ordine, e vanno colte le offerte per la crescita, sia pure in mezzo ad ambiguità e contraddizioni, della capacità dell’uomo e della società di procedere al superamento di ingiustizie, di emarginazioni, di squilibri antichi e nuovi. Il che poi costituisce un passaggio decisivo per la partecipazione sempre più attiva al disegno del Creatore e del Redentore nella linea indicata dal Vaticano II».
Ecco, allora, che le parole offerte dai Vescovi diventano una bussola per muoversi in una situazione così delineata e per agire nella realtà, ricordando che il lavoro è la chiave essenziale della questione sociale (cfr. San Giovanni Paolo II) e, nelle sue declinazioni concrete, segno di speranza per tutti i fratelli.
L’elenco delle problematiche non è breve: dal rischio dell’impoverimento delle relazioni tra lavoratori e famiglie, alla grande questione demografica, all’integrazione – ma anche allo sfruttamento – degli immigrati, fino al mismatch, ossia il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, e alla competizione globale che incide sul costo e sulla dignità del lavoro.
Vengono inoltre prese in considerazione le pari opportunità lavorative per le donne e l’urgente questione della sicurezza sul lavoro.
Con quale metodo ha contribuito la Chiesa in questi anni? Esattamente con quello indicato dal Papa nella Bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit”, al n. 9, ossia cercando di creare «un’alleanza sociale per la speranza che sia inclusiva e non ideologica».
Fondamentale il passaggio anti-ideologico, perché significa contrastare la sfiducia verso i popoli, tipica delle peggiori colonizzazioni ideologiche, che tentano di rieducare e normalizzare, mentre la Chiesa si pone a salvaguardia dell’umanità, in colleganza con l’esperienza viva delle persone che naturalmente tendono alla felicità.
L’appello conclusivo del messaggio alla responsabilità rappresenta un’importante direzione operativa che richiama tutti, in particolare imprenditori e lavoratori. È un tema strategico, su cui lavora lo stesso Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, soprattutto attraverso l’incontro e la formazione con i giovani, che rappresentano il futuro e dunque la via stessa di uscita dalla crisi. Quest’anno, oltre al laboratorio lavoro, i giovani saranno coinvolti nella Festa dei lavoratori e nel Giubileo a loro dedicato, tenendo a mente – come indica il Vescovo Derio nella sua ultima Lettera pastorale – che «ripartire significa soprattutto assumere lo stile di chi vuole costruire».
E costruire vuol dire “mettere le mani in pasta”. «La “mano invisibile” del mercato non è sufficiente a risolvere i gravi problemi oggi sul tappeto. È la nostra mano visibile che deve completare l’opera di con-creazione di una società equa e solidale e continuare a seminare speranza…».
GIANCARLO CHIAPELLO

I dati dell’occupazione in Piemonte
Nel 2024, il tasso di occupazione ha raggiunto il 69%, superando sia la media nazionale che il dato registrato nel 2023 (67,1%). Crescono sia l’occupazione maschile (75,6%) sia quella femminile (62,3%), segnando una chiara inversione di tendenza rispetto al passato. I numeri confermano l’efficacia delle politiche regionali: il tasso di disoccupazione è sceso al 5,5% (era 6,3% nel 2023), con un dato ancora più basso in alcune province, come Cuneo (2,8%) e Biella (3,4%). Anche il tasso di inattività migliora, scendendo al 27% contro il 28,4% dell’anno precedente. Positivi anche gli indicatori giovanili: tra i 15 e i 29 anni crescono gli occupati (40,5%) e calano i disoccupati (11,5%). La percentuale dei giovani Neet è in calo al 27%.
A livello assoluto, il 2024 ha visto un incremento di 35.000 occupati dipendenti, trainato dai contratti a tempo indeterminato (+56.000), mentre calano i contratti a termine (-21.000). Il saldo complessivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato è positivo per 21.248 unità, grazie anche alle oltre 56.000 trasformazioni contrattuali da apprendistato e tempo determinato. Il trend si conferma positivo anche nel 2025: nel primo trimestre il saldo è di +15.906 posti di lavoro dipendente, in forte crescita rispetto allo stesso periodo del 2024. Saldi occupazionali positivi si registrano in tutte le province, in particolare nell’area metropolitana di Torino (+4.934), Alessandria (+3.091), Cuneo (+2.382) e Novara (+1.427).
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