10 Ottobre 2013
W V.E.R.D.I. Duecento anni fa nasceva il genio musicale protagonista del risorgimento

10 ottobre 2013
Nel 1861 Verdi fu deputato al primo parlamento italiano, su invito di Cavour e nel 1874 ebbe un seggio in Senato
Sono ancor vivi i ricordi e gli echi dei 150 anni dell’Unità d’Italia. L’anno 2013 è iniziato con il concerto di Capodanno dal Teatro La Fenice di Venezia, tutto dedicato alla musica di Giuseppe Verdi, per ricordare il bicentenario della nascita (10 ottobre 1813) dell’artista di Busseto. Oggi il villaggio natale viene chiamato Roncole Verdi e a Parma i taxisti accolgono i clienti con musica verdiana. A Pinerolo è rimasta la piazzetta Verdi sul retro del Teatro Sociale, del quale lo scrivente ricorda ancora le strutture ottocentesche, con palchi e balconate, devastate dall’incendio del 9 aprile 1972.
Il ragazzo Beppino imparò le note musicali su una «miserabile spinetta» e il giovanotto praticò melodie e coltivò sogni sull’organo parrocchiale. Ben presto l’organista Baistrocchi cedette il passo al suo allievo e Provesi affidò a Beppino la direzione della banda cittadina. Tramite una borsa di studio, il giovane campagnolo Verdi si presentò al Conservatorio di Milano ma fu respinto. Delusione cocente!
Non rinunciare, guardare avanti, c’è speranza per tutti; questo fu il consiglio ricevuto. Oggi il Conservatorio di Milano è intitolato a Giuseppe Verdi. Il 4 maggio 1836 Giuseppe sposò Margherita Barezzi, figlia di un suo protettore, ebbe due figli e si trasferì a Milano.
Nel 1839 Giuseppe Verdi esordì a La Scala con “Oberto conte di san Bonifacio”. L’editore Giovanni Ricordi, comprò la proprietà dell’opera per 1600 lire austriache. Ma fu il successo ottenuto dal “Nabucco” il 9 marzo 1842, sempre a Milano, che aprì a Verdi la conquista del teatro lirico, ma con qualche complicanza politica. Il regno Lombardo-Veneto e il ducato di Parma e Piacenza erano uniti politicamente all’Austria. Non era lecito inneggiare all’Italia. Nel coro del Nabucco «Va pensiero sull’ali dorate…Oh, mia patria si bella e perduta» il popolo sentì risuonare il dolore e la passione d’Italia. Verdi fu sulla bocca di tutti e il suo canto riecheggiò nel cuore di tutti. L’opera fu acquistata dall’ editore Ricordi per 3000 lire austriache. L’attento impresario Merelli propose al musicista un nuovo lavoro.
L’11 febbraio 1843, l’Opera “I Lombardi alla prima crociata” provocò a La Scala un delirante entusiasmo. Il passo musicale «Oh, fresch’aure volanti sui vaghi ruscelletti dei prati lombardi» giungeva al cuore dei lombardi e il coro «O Signore dal tetto natio» attraversò la penisola.
Nel marzo 1844 a Venezia continuò l’ascesa di Verdi con l’opera “Ernani” (soggetto di Victor Hugo): «Un patto, un giuramento… Si ridesti il leon di Castiglia… contro i Mori oppressori…»
Il cuore dei patrioti traduceva «Si ridesti il leon di Venezia» Gli Italiani sfogarono nel canto i loro sentimenti repressi, non potendo gridare apertamente il nome d’Italia. La sospettosa gendarmeria austriaca non poteva ignorare gli eventi. La censura si accanì sugli spartiti verdiani cercando di togliere tutto ciò che potesse in qualche modo prestarsi a pericolose allusioni. La musica di Verdi servì da pretesto a manifestazioni politiche. Nelle scritte murali “W V.E.R.D.I.” la speranza dei patrioti italiani già leggeva le iniziali di Vittorio Emanuele Re D’Italia.
Così il Maestro si giovava anche di questa fortunata coincidenza. Ne “L’Attila” (La Fenice, Venezia 1847) la frase musicale «Avrai tu l’universo, resti l’Italia a me» non passò inosservata: il pubblico unanime interruppe e urlò «Resti l’Italia a noi !».
L’opera “Machbeth” (dalla tragedia di Shakespeare) andò in scena il 14 maggio 1847 a Firenze, città ritenuta più tranquilla; forse era meglio non compromettersi troppo; sarebbe potuto succedere un …quarantotto. Ma il passo musicale «La patria tradita piangendo c’invita, fratelli, gli oppressi corriamo a salvar» provocò un subbuglio e la serata finì con echi di entusiasmo per tutta la città. L’anno successivo, circa 5000 studenti e volontari toscani corsero in aiuto a Carlo Alberto, sacrificandosi a Curtatone e Montanara (20 maggio 1848). Il 27 gennaio 1849 andò in scena la “Battaglia di Legnano” al teatro Argentina di Roma. Il critico Salvino Chierenghin, che fu testimone de visu così commentò in “Storia della musica”: «Gli uomini si erano presentati con la coccarda tricolore, mentre le donne sui palchi formavano una vasta ghirlanda di sciarpe e di nastri tricolori. Pareva che si celebrasse un rito, più che uno spettacolo. Fin dal primo coro «Viva l’Italia, un sacro patto» ci fu un subisso di applausi. Sembrava che quella sera all’Argentina si fosse dato convegno tutto il popolo italiano e che vi aleggiasse lo spirito immortale di Roma propiziatrice. Tutto il popolo accomunava il grido di «Viva Verdi» a quello più alto e possente di «Viva l’Italia!”» Giuseppe Verdi respirò tutta l’aria del Risorgimento. Il suo contributo alla causa italiana forse andò oltre le sue stesse aspettative, specialmente nel primo periodo della sua attività musicale.
Ci fu un tempo anche per delusioni e solitudine, per dolori e lutti: la morte della mamma, dei due figli e della diletta Margherita. Non è qui la sede per seguire il maestro d’arte in tutte le altre opere di successo in Italia, a Londra, a Parigi, a Pietroburgo, al Cairo. Nel 1849 Verdi comprò la villa di Sant’Agata presso Busseto, serena dimora estiva della sua vita. Nato contadino, volle vivere tra contadini, con fiero disdegno della vita mondana per la quale non si sentiva fatto. In quel suo eremo germogliarono parecchi capolavori: Rigoletto, La traviata, II trovatore, Aida, Otello, La forza del destino, Luisa Miller, Falstaff.
Nel 1855 l’imperatore Napoleone III invitò Verdi a Parigi, in occasione dell’esposizione universale, per rappresentare “I Vespri siciliani”. Nel 1859 Verdi si unì in legittime nozze con la cantante Giuseppina Strepponi. Nello stesso anno Busseto lo delegò con il mandato di votare l’annessione al Piemonte; Torino accolse festante il Maestro. Nel 1861 Verdi fu deputato al primo parlamento italiano, su invito di Cavour e nel 1874 ebbe un seggio in Senato, a Roma. Nel 1874 compose una “Messa da requiem” in ricordo della morte dell’amico Alessandro Manzoni. Gli uomini contano in quanto vivono, operano, amano e soffrono, anche nelle opere musicali e letterarie. Verdi lasciò anche opere di bene: fondò un ospedale a Villanova sull’Arda e fece erigere la Casa di riposo per i musicisti in Milano. Il 24 gennaio 1901 ricevette i Santi Sacramenti e il giorno 27 «il suo grande e onesto cuore cessava per sempre di battere»(Chierenghin). Quel giorno fu lutto nazionale. La salma del Maestro, unitamente a quella della consorte Giuseppina Strepponi, venne tumulata nella sua casa di riposo, accompagnata dalle note di «Va pensiero sull’ali dorate».
Romano Bermond
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