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Cultura  

Un anno di vita

Un anno di vita

Sabato 4 dicembre scorso una giornata di studio su stampa e informazione locale “É meglio uno strumento di comunicazione in più che uno in meno, perché ogni giornale che nasce contribuisce a rendere più democratico il Paese”. Con queste parole il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, sabato 4 dicembre, ha aperto i lavori della giornata di studio promossa dal nostro giornale, in occasione del suo primo “anno di Vita”. Nei locali del consorzio FIQ di Pinerolo, alla presenza del vescovo, si è parlato di giornali locali, di carta e web, di periodici cattolici ma anche di libertà e di “verità” di stampa. L’onorevole Giorgio Merlo, parlamentare e membro della Commissione per la vigilanza RAI, nel suo intervento ha ricordato l’importanza della piccola editoria nel panorama nell’informazione “che oggi, anziché realmente plurale sembra essere diventata la somma di opposte faziosità”. Le relazioni di don Ettore De Faveri, direttore de La Valsusa; di Chiara Genisio, direttrice dell’agenzia di stampa AGD e di don Corrado Avagnina, direttore de L’Unione Monregalese hanno messo in luce la missione dei giornali cattolici, “pronti a cogliere la sfida dei nuovi media, senza archiviare la storia e la tradizione”. Quindi la presentazione, in anteprima, del nuovo sito www.vitadiocesanapinerolese.it che andrà presto ad integrare la versione cartacea del giornale.
Riportiamo di seguito i passaggi più significativi dei diversi interventi.

Il mio grazie
Insieme al grazie, voglio dirvi quello che ho nel cuore in questo momento: sono molto contento che sia nata Vita diocesana. Una contentezza che esprimo al Signore e che esprimo agli uomini: sopratutto a quelli che hanno aiutato e favorito la nascita di questo mensile e a quanti aiutano a portarlo avanti. Sono contento sopratutto dell’amicizia che deve legarci sempre di più perché questo mensile respiri vita e trasmetta vita. Vi ringrazio e vorrei che la contentezza che ho nel mio cuore fosse anche la vostra contentezza.
Mons. Pier Giorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo

Una vetrina di belle esperienze
Quando nasce un giornale c’è un ampliamento di democrazia, c’è una nuova voce, c’è modo di diffondere opinioni. Quando nasce un giornale come questo si vuole presentare una vetrina di belle esperienze, rappresentare un momento di dibattito che c’è tra la gente del territorio e dare voce ai cattolici in un confronto con le altre voci. Una vetrina delle belle esperienze. Dico questo per metterlo a confronto con quella che è la stampa nazionale cui ci siamo abituati in questi ultimi tempi (anche nella vicenda che ci ha interessati col “Paese delle meraviglie”). Una bella notizia non fa notizia. […] Spesso viene usata la teoria delle spezie: il sensazionalismo, la violenza, il sesso. Usandole il giornale viene acquistato. Se però uso queste spezie educo il palato a voler mangiare quelle spezie e di conseguenza la gente vorrà sempre questo genere di notizie. […] Non bisogna dare alla gente ciò che vuole ma occorre fornire gli strumenti per decidere, per comprendere. Usando le spezie non rappresento la realtà ma la distorco. In questo contesto Vita diocesana tratta temi d’importanza capitale: educazione, lavoro, famiglia, bioetica, immigrazione e terzo mondo, rivolgendosi a quelle persone che hanno una cultura del fare con una visione cristiana. Manifesta i suoi valori rimanendo, però, pronta al confronto con la realtà locale.
Paolo Covato, sindaco di Pinerolo

Pluralismo ed editoria minore
Io avanzo solo tre rapide riflessioni. La prima: abbiamo molto bisogno di pluralismo. Ci sono tante voci ma è sempre meglio aggiungerne qualcuna. Il tema del pluralismo è vecchio ma sempre attuale. […] Il pluralismo oggi nella Rai è una sommatoria di faziosità. Riscoprire un pluralismo che non sia una sommatoria di faziosità ma ad un’apertura a tutti le voci significa un rafforzamento della democrazia e della libertà.
Seconda riflessione: questo giornale è importante. […] È una testata importante perché contribuisce a rafforzare una stampa d’ispirazione cattolica. A mio parere un giornale non integralista come questo è un elemento utile per la società. La stampa d’ispirazione cristiana è un pensiero che riesce a farsi strada con difficoltà.
Qualunque sia il nostro giudizio a proposito, la trasmissione di Fazio e Saviano, per esempio, ha avuto un altissimo indice d’ascolto. […] Mai un talkshow aveva avuto uno share così alto (35%). Eppure c’è stata polemica e lo stesso vertice Rai non è riuscito a convincere Fazio sul tema del fine vita a dare voce ad altre sensibilità. Questo perché l’autore del programma e il conduttore hanno risposto che da loro il pluralismo era quello: dire ciò che pensavano loro. Se qualcun altro vuole far sentire un’altra voce si crei uno spazio. Questo è il pluralismo nella Rai oggi. […] Quando si tratta di dar voce ad una stampa di ispirazione cristiana e di ciò che produce c’è sempre la tentazione di relegare questo pensiero nell’emarginazione. Per cui ben venga la stampa d’ispirazione cattolica.
Terza ed ultima considerazione: io credo che ci voglia un impegno politico forte teso anche a rafforzare la cosiddetta editoria minore. […] Il settore dell’editoria continua a pagarla cara. Ci sono continue agevolazioni alla grande stampa e poche all’editoria minore. Su questi versanti si gioca la battaglia del pluralismo e della democrazia. Ecco perchè Vita Diocesana è importante.
Giorgio Merlo, parlamentare

Il compito di raccontare il territorio
Vita diocesana nasce con il desiderio di raccontare un territorio. A fronte di un certo monopolio informativo c’era l’esigenza di dover raccontare il territorio in modo alternativo. […] Io ho sempre accompagnato questo percorso come l’impegno di una diocesi che non si è estraniata da questo dovere anche se la sfida era in partenza impari. […]
Benedetto XVI, nel suo intervento all’Assemblea FISC, ci ricordava la funzione peculiare del giornali d’ispirazione cattolica indicando due cose importanti. Primo: il coraggio di annunciare la buona novella attraverso i fatti concreti che vivono le nostre comunità cristiane. Il secondo è il racconto delle situazioni reali in cui sono inserite: non siamo in un bel castello dove si è riparati. Respiriamo anche noi quest’aria inquinata e difficile in cui siamo inseriti. Un giornale che prescinde dal suo riferimento costante al territorio e quindi al mondo è un giornale che ha vita breve. Il Papa poi ha indicato il come e il perché raccontare il territorio. Dobbiamo far crescere e maturare ciò che vi è di vero di buono e di bello nella vita di tutti i giorni. Bisogna costruire il giornale intorno a questi punti. Impegnarsi a raccontare. Era umano ciò che ha fatto la grande stampa con i racconti di Pinerolo di questi giorni? Diciamolo: non era umano e non faceva bene all’uomo.
Ettore De Faveri, direttore de La Valsusa e di Vita Diocesana

Raccontare la Chiesa
Non si può scrivere e raccontare la Chiesa se non nei modi che ha trattato don Ettore parlando del giornale Diocesano. Ovvero un giornale della gente che ci aiuta a leggere i fatti con uno sguardo diverso. Se si sfogliano i giornali diocesani di Piemonte e dintorni ci accorgiamo che i fatti della Chiesa sono raccontati con gli stessi criteri e la stessa trasparenza con cui si raccontano gli altri fatti. Questo è importante per evitare di fare questi giornali in un linguaggio troppo “ecclesia lese”. I nostri non sono i giornali per i cattolici: i nostri sono i giornali per la gente. Quindi vogliamo arrivare ad aiutare a comprendere ciò che avviene nella società non solo a chi si riconosce nella fede cristiana ma a tutte le persone: ciò significa avere un linguaggio comprensibile.
Ci sono tre elementi importanti e nuovi da considerare nel raccontare la Chiesa: c’è una maggiore attenzione a ciò che succede all’interno della Chiesa in generale; la Chiesa inizia ad avere maggiore attenzione alla comunicazione; la realtà si è trasformata per la presenza di nuovi media. […]
Noi per raccontare la Chiesa dobbiamo avere tre criteri fondamentali: credibilità, fondatezza e stile.
Chiara Genisio, Direttore Agenzia Giornali Diocesani del Piemonte

Il futuro della stampa cattolica
Il futuro della stampa cattolica? Partirei dall’aggettivo finale: cattolica. Perché è la parola più impegnativa e per quanto ci riguarda decisiva. Guardiamo in avanti e non indietro. […] Le nuove generazioni sono il punto debole per la trasmissione dell’evangelo nella nostra terra: terra di secolarizzazione, di relativismi, di pluralismo inteso come diceva l’onorevole Merlo, nel postmoderno che ci ha attraversati e contagiati. Come comunicare la fede ai giovani nella nostra terra in questa nostra complessità? In questa sfida si pongono i nostri giornali che vogliono restare e farsi voce della comunità cristiana in questo tempo, in questo territorio. […]
Non è vero che i nuovi media fanno morire i vecchi media. La bicicletta, ad esempio, non è stata soppiantata né dalla moto, né dallo scooter e neanche dall’auto. La bicicletta si è rilanciata, si è riproposta. É divenuta un mezzo tecnologico e anche costoso, un mezzo che trova il suo spazio che continua a vivere a prosperare, ad essere utilizzato. Lo stesso vale per la radio: non è stata soppiantata né dalla televisione né da internet. É un mezzo che ha saputo reinventarsi e riproporsi. […] La carta stampata ugualmente potrà reggere il confronto, potrà stare in partita, potrà dire la sua.

don Corrado Avagnina direttore de “L’unione Monregalese” e de “La fedeltà”

L’intervento dell’amministratore delegato Roberto Giuglard sulle possibilità dei nuovi media, nonché i video integrali della giornata di studio sono visibili sulla web tv www.wt42.org Un momento di pausa durante i lavori del convegno

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