9 Dicembre 2014
Tra Giona, Pinocchio e l’odore del pesce fritto
9 dicembre 2014
«Un grosso serpente disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata che gli fumava come una cappa di camino», è l’incontro inaspettato e pericoloso di Pinocchio, incerto tra l’aiuto della Fata e la ricerca del babbo.
Qui l’autore della storia, un Collodi attratto dalla Bibbia, ricorda il serpente del giardino dell’Eden, nel rigoglio dei suoi quattro fiumi, e degli alberi «graditi alla vista e buoni da mangiare», anche se l’albero della conoscenza del bene e del male non va toccato, pena dolore sofferenza e morte.
Quelle stesse prove che un Pinocchio, il ragazzo poi uomo moderno, dovrà patire, per la sua disubbidienza. Eluso il divieto del Padre, nella Bibbia, poi in Collodi, e nella realtà di sempre, l’uomo andrà in penitenza per la colpa originaria, e per la sua oltranza, cercando sempre il perdono del Padre.
Nel racconto di Collodi, Geppetto si mette in mare, pronto a dirigersi al Nuovo Mondo, su un’insicura barchetta presto inghiottita dalle onde, e finisce in bocca… al pescecane. Il figlio a sua volta, pur abile nello stare a galla, perché di legno, si perde, e col Tonno finisce in «una pozzanghera d’acqua grassa e sdrucciolona, che sapeva un odore così acuto di pesce fritto, che gli pareva di essere ad una fiera di paese». (Terra e mare, paese e fiera, si confondono, scambiandosi le parti).
Infine, camminando a tastoni dentro il corpo del Pescecane, Pinocchio «trovò una piccola tavola apparecchiata […] e seduto a tavola un vecchiettino tutto bianco come se fosse di neve o di panna montata, il quale se ne stava lì biascicando alcuni pesciolini vivi, ma tanto vivi, che alle volte, mentre li mangiava, gli scappavano perfino di bocca».
Il pescecane è per Collodi, in tutta evidenza, analogo alla balena che inghiotte Giona, nella Bibbia. Giona rifiuta la missione che il Signore gli affida, andare a Ninive per “fermare” gli abitanti la cui malvagità è giunta al colmo. Va invece a Tarsis, ma il suo viaggio per mare e il naufragio della nave lo portano nel ventre del pesce, della balena, per tre giorni e tre notti. L’ira di Giona, tra Tarsis e Ninive, tra la balena (l’occasione di redimersi) e la misericordia del Signore, si capovolge infine in un atto di fede, dopo che l’ombra delle foglie di ricino lo ha liberato dal male.
Anche per Geppetto e Pinocchio, alla fine dell’avventura, il mare torna «tranquillo come un olio e la luna spende in tutto il suo chiarore», come la luce divina che illumina e trasforma l’ira di Giona in bontà.
Flok
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *