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Cultura  

Radiografia di un sogno

Radiografia di un sogno

Dubbione di Pinasca. Incontro con l’artista figurativo Jean Paul Charles

«L’arte è una cosa seria. L’arte è vita». Su questo Jean Paul Charles non ha dubbi. Perché lui è così. In cammino tra immagine e sogno. Tra pennelli e tecnologia. Alla ricerca di sinergie e confronti più che di protagonismi solitari.
Tra le sue opere anche fotografie e radiografie rielaborate e risignificate. «La radiografia è la ricerca dell’uomo, di ciò che sta dentro e oltre» spiega Jean Paul che ha trovato sul web una galleria espositiva permanente. «Per me facebook è una bella cosa, perché posso entrare in contatto con la gente e ricevere commenti e impressioni in tempo reale».
Pittura e tecnologia non sono in contrasto: «riesco a sovrapporle e per me hanno lo stesso sapore. In mostra espongo sempre fotografia e pittura insieme: il presente e il futuro. E dentro ci metto la vita. Questo fa la differenza tra tecnica e arte». Un percorso questo che può anche essere faticoso: «A volte vorrei smettere, mollare tutto. Eppure c’è questa “cosa” che ti viene sempre a cercare e la fuga è impossibile. Di mestiere faccio il decoratore. Ma l’arte è un’altra cosa. Ti entra dentro e ti porta ad esplorare nuovi linguaggi espressivi ». Sulla tela il disagio dell’oggi, nelle elaborazioni grafiche la visione di un domani vivibile.
Tra i progetti da realizzare a breve termine c’è una “bipersonale” con un’iconografa torinese. Due diversi modi di leggere e interpretare il sacro. I volti di Charles sprigionano infatti un’energia spirituale che «è in sospensione, quasi un mistero». Sono volti che dipinge anche con le scarpe, in una rapidissima successione di movimenti: tele, vernici, spatole, passi, bombolette spray, pennelli, spruzzi… Un vortice di creatività in divenire che sfocia in un’immagine davanti alla quale si resta muti. «Quando inizio a dipingere non so che cosa faccio. Cioè so che cosa voglio comunicare ma non so come verrà il pezzo, quale sarà il risultato finale. Personalmente non mi considero nemmeno più un pittore. Semplicemente comunico. Quando dipingo non dipingo più, ma comunico e racconto con i colori e la luce».
È un dono. «Ringrazio sempre il Signore – confida Jean Paul – che mi dà questa energia creativa».
Per lui, dopo la sodisfacente presenza alla biennale di Venezia, sono numerosissimi gli impegni per i prossimi mesi, sia nel territorio del Pinerolese (En Plein Air di Baudenasca), in Italia (Torino, Roma… ) e all’estero (Parigi, Los Angeles…). Stupisce – o forse no? – che in un momento di forte crisi economica ci sia così tanta richiesta di arte, di senso e di bellezza.
Un consiglio per chi si avvicina al mondo dell’arte? «Lavorare tanto, anzi tantissimo. E poi assumersi la responsabilità di portare avanti la propria arte senza aspettarsi successi e guadagni. Occorre avere sempre uno sguardo da bambino, essere curiosi per guardare anche le piccole cose». Certamente quella dell’artista è una strada in salita: «deve essere un rompiscatole, una persona piena di energia, capace di ascoltare, confrontarsi, imparare».

Patrizio Righero

Guarda il video
Charles mostra un'opera realizzata in pochi minuti appositamente per Vita Diocesana

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