25 Maggio 2016
Pinerolo e il Giro d'Italia: un ricordo inedito di Fausto Coppi nel 1949

25 maggio 2016
L’immagine più significativa del legame che unisce Pinerolo e il Giro d’Italia è la leggendaria Cuneo-Pinerolo, tappa del 10 giugno 1949 vinta in solitaria da Fausto Coppi dopo una fuga di 170 chilometri.
In quello stesso anno, appena un mese prima, l’Italia veniva scossa dall’incidente aereo di Superga.
Coppi era particolarmente legato ad Ezio Loik, perito in quel maledetto giorno insieme a tutta la squadra del Grande Torino.
All’arrivo a Pinerolo, Coppi dedicò la vittoria ad Ezio regalando una bicicletta a sua figlia, Mirella, che è poi stata nominata dagli organizzatori Madrina ufficiale di quella edizione.
È proprio lei, Mirella Loik, a raccontare questa storia di un campione nella vita oltre che nello sport.
«Sono felice e sempre commossa di ricordare ancora quell’evento lontano, eppure a me vicino nelle mie memorie, che sebbene avvenuto quando era piccola – bambina di nemmeno 4 anni – rammento bene, nitido e presente.
Si tratta dell’episodio in cui sono stata coinvolta dopo la famosa diciassettesima tappa del Trentaduesimo Giro d’Italia del 1949, la gloriosa Cuneo-Pinerolo, che straordinariamente Fausto Coppi vinse il 10 Giugno (conquistandosi anche la Maglia Rosa) con quasi 12 minuti di distacco dal secondo arrivato (il rivale perenne Gino Bartali) e più di 20 dal terzo corridore (Alfredo Martini).
Fu una impresa sportiva straordinaria che il vincitore aveva deciso di dedicare al suo sincero amico, personale e di famiglia, mio padre Ezio Loik, nota mezzala del Grande Torino perito a Superga (con tutti i suoi compagni, i tecnici al seguito, e il personale di bordo) nella terribile sciagura aerea accaduta un mese prima soltanto, il 4 Maggio di quell’anno.
Proprio per glorificare quel luttuoso avvenimento, e la figura dell’amico campione immaturamente scomparso, Coppi aveva deciso – pubblicamente – di dedicare la sua vittoria ciclistica a mio padre; ma non solo, per un particolare gesto affettuoso verso di me, aveva promesso di regalarmi una bicicletta (che mi consegnò, sùbito dopo, all’arrivo della tappa successiva di Torino).
Ma sempre per dare più enfasi pubblica a quell’evento in concomitanza con il doloroso incidente aereo, gli organizzatori del Giro decisero di nominare me come Madrina della penultima tappa – a cronometro individuale – del Giro (quella seguente, la Pinerolo-Torino: nella quale Fausto Coppi aveva ormai la certezza di essere consacrato vincitore assoluto della corsa), per farmi consegnare, alla conclusione della competizione, il solito mazzo di fiori al campione da premiare.
Ero molto piccola allora, e piuttosto intimidita. Mi tornai davanti al vincitore con un enorme bouquet di ortensie azzurre, decisamente più grande di me. E glielo porsi volentieri. Ma un problema imprevisto si rivelò quando dovetti dargli il bacio cerimoniale! Lo vedevo davanti a me altissimo, sudato e ricoperto di polvere: e mostrai una certa titubanza, di fronte a quell’uomo a cui dissi, spontaneamente, “sei tutto nero”! Tuttavia il fatto si risolse con l’applauso incitante dei presenti, e l’abbraccio affettuoso del ciclista.
La bicicletta regalatami da Coppi non fu quella da corsa della tappa, bensì un più modesto velocipede per bambini; ma sempre una Bianchi! Che poi, purtroppo, dopo la frequente usura della prima infanzia, e rompendosi, è stata – come succede per tante cose andate in disuso e dimenticate – irrimediabilmente persa».

LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *