7 Luglio 2014
Pinerolo città della cultura: un sogno o un impegno?
7 luglio 2014
Conversavo qualche giorno fa con un operatore culturale di Pinerolo che, per la professione che svolge e per la passione che lo anima, potrebbe costituire una delle principali risorse umane da mettere in campo per il rilancio della nostra Città. Quando gli ho detto che ero ottimista circa la possibilità che veramente e finalmente decolli “l’ ambito culturale” di Pinerolo, secondo un’espressione cara al primo cittadino, non mi ha guardato come si guarda un pazzo o un demente senile; e ciò mi ha rincuorato perché vuol dire che nel nostro territorio la comunicazione intergenerazionale – la persona in questione potrebbe, come età, essere mio figlio – è ancora possibile. Qual è l’ambito culturale di cui dovremmo farci carico con un progetto pluriennale dettagliato, economicamente coperto e con un cronoprogramma preciso? Non avendo più le vacche grasse nella stalla, con i tempi tristi che corrono, occorre rifuggire da idee malferme e con sviluppi deformi del tipo Palazzo degli Acaja, progetto degli anni ’80 dell’altro secolo, dove avendo l’Amministrazione cittadina ricevuto un ingentissimo finanziamento miliardario da una Fondazione bancaria, si era scelto un riuso palesemente inadatto ed inattuabile, ma stranamente perseguito fino alla fase di progetto esecutivo, costato una parcella molto onerosa che il Comune fu costretto a pagare, unico deplorevole obiettivo ottenuto. Il risultato, a distanza di oltre trent’anni, è sotto gli occhi di tutti: l’immobile si è ulteriormente degradato e risulta pericolante per carenza di manutenzione. Che fare e che farne: il dibattito continua con poco successo. Le vacche magre ci costringono a ragionare a voce alta ed a porre in luce alcuni principi relativi all’ “ambito culturale” di Pinerolo. È un impegno etico e morale il non lasciar andare in rovina il patrimonio edilizio-storico–monumentale della Città. Quindi la manutenzione minima e la sorveglianza degli edifici deve essere garantita per il Palazzo detto degli Acaja, per il Collegio dei Gesuiti, per le Chiese di proprietà comunale, come S. Agostino, per l’ex Tribunale, per l’ex carcere, etc… Per gli altri edifici il discorso è più complesso ed articolato: vi sono progetti a metà strada, come per il Palazzo Vittone per il quale si è già speso circa un milione di euro per il restauro parziale, ma che non può essere abbandonato, pena il degrado strutturale; la sua destinazione a ospitare i Musei Civici di Archeologia e Antropologia, la Pinacoteca e l’Etnografico deve essere portata a termine per avere un nuovo e moderno sistema museale cittadino. Il CeSMAP, che ha creato il Museo archeologico di Arte Preistorica, compie quest’anno il 50° anniversario della fondazione, ma lo celebrerà nella sede “provvisoria” di mezzo secolo fa, stante il fermo attuale sul completamento del progetto museale nel barocco palazzo vittoniano. Il tema oggi più in voga è certo quello del riuso a fini culturali della ex Caserma “Bochard”. Un’idea, espressa dal Comune, è quella di inserirvi la Biblioteca Civica, trasformata secondo una moderna concezione di centro multivalente. L’Archivio Storico della Città, attualmente dislocato in diversi locali e logisticamente poco fruibile potrebbe “invadere”, razionalizzandosi, la Palazzina della ex Banca d’Italia (oggi Biblioteca “Alliaudi” che già in parte lo ospita) ampliandosi a tutto il primo piano, lasciando eventualmente il piano terreno ad usi di rappresentanza per la Municipalità. Per passare dai sogni e dalle chiacchiere dei frequentatori di caffè e dei peripatetici che vagano attorno a Piazza Fontana, con ampi riposi sulle panchine dei viali di tigli, creando una sorta di neo agorà dove i cittadini pensionati commentano le notizie dei giornali e le novità che escono dall’ex Arsenale francese, occorre dar fiato alla Commissione Beni Culturali e quindi la Giunta dovrà varare il Progetto dell’Ambito Culturale, col piano economico e col crono-programma. L’Agorà di Piazza Fontana certamente plaudirà ed i nonni vedranno il futuro con i cieli blu per i nipoti.
Dario Seglie
Direttore del Civico
Museo di Archeologia e Antropologia
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