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Cultura  

Maschera di Ferro FINALMENTE SMASCHERATA?

Maschera di Ferro FINALMENTE SMASCHERATA?

Nell’anno in cui la manifestazione pinerolese si prende una pausa di riflessione, l’intrigante mistero – sempre irrisolto e forse irrisolvibile, pienamente – della Maschera di Ferro, potrebbe presentare un’ulteriore e sorprendente identità.
Rispetto a quanto già scritto a tal proposito su queste pagine, occorre tornare al momento del trasferimento del carcerato segreto e misterioso (fino a quel momento non era stato mai, ancora, coperto per nasconderne il viso) dalla Fortezza di Exilles all’Isola di Santa Margherita di fronte a Cannes (avvenuto nel 1687).
A quell’epoca – secondo le attestazioni ricavate da documenti originali e attendibili – il Governatore carcerario dei detenuti trattenuti nelle varie prigioni da Pinerolo a Exilles (il ben noto Giusto Benigno Dauvergne, Signore di Saint-Mars e di Palteau) nella sua terza prigione di competenza si era portato dietro solamente 2 detenuti (più presumibilmente il valletto Constant La Rivière e la spia-assassino Eustache Danger), entrambi piuttosto malati per la vita salubremente precaria delle carceri frequentate: il primo personaggio era però un individuo innocente, e non condannato, nonché normale cameriere libero e volontario al servizio del Saint-Mars, e dunque assolutamente insospettabile di potere personificare la Maschera di Ferro; mentre il secondo, era invece davvero considerato (dalla critica storica e dallo stesso suo carceriere) il reale individuo imprigionato, e rigorosamente segregato dal contatto con gli altri detenuti nel massimo segreto della propria identità, e nascosto da una maschera (ovvero nelle sue apparizioni in pubblico durante gli spostamenti da una prigione all’altra) per negarlo alla curiosità della gente e dei suoi stessi compagni di sventura (o delle truppe di scorta).
Così, osservando diversamente i fatti da come li ho presentati antecedentemente, può scaturire un’altra ipotesi al riconoscimento della vera (ma nella realtà invece falsa, perché sostituita alla autentica) Maschera di Ferro: allorché si osservi che nel 1683, con Saint-Mars ad Exilles, viene ancora accertata l’esistenza di due trattenuti (La Rivière e Danger, appunto) non più riconosciuti però con i loro nomi (che, anzi, sono stati tolti dal Registro del Carcere dal 1680), e che dal 1682 vengono chiamati dal Louvois, il francese Ministro della Guerra, per riconoscerli convenzionalmente e segretamente, i “due Signori della Torre da Basso” (o anche, più ironico-spregiativamente, i “due merli” in gabbia).
Essi costituiscono a quel momento gli unici possibili individui (perché ogni altro era stato lasciato deliberatamente a Pinerolo, o è deceduto, oppure venne liberato) riferibili alla figura mascherata.

L’ulteriore identità del Prigioniero con la Maschera
Eppure qualcosa non quadra nella storia di queste due presenze: perché, secondo altre fonti documentarie, quando il Saint-Mars si appresta a recarsi nel Penitenziario sulla Costa Azzurra nel 1687, il Rivière era venuto a mancare, morendo – così dichiara il suo referto medico – di idropisia; ed il Danger rimaneva dunque – inevitabilmente – l’unico possibile individuo compatibile con la Maschera di Ferro. Ma anche quest’ultimo (come rivelano certe notizie storiche inerenti all’ultima parte della sua esistenza) era deceduto l’anno precedente. E non soltanto egli non era già più al sèguito del Saint-Mars dal 1680, essendo stato internato proprio quell’anno – gravemente malato e non ulteriormente in grado di sopportare la dura degenza carceraria e altri faticosi trasferimenti – nella Prigione ospedaliera di San Lazzaro a Parigi (dove è poi deceduto dopo il 1682, e presumibilmente proprio alla fine del 1686).
Quindi – come ho riferito nel mio precedente articolo – per sopperire alla perdita preziosissima di Danger quale prigioniero segreto, il Saint-Mars non si fece scrupolo di sostituirlo con l’unico detenuto restante a propria disposizione, criminale comune (anch’egli non più nominato nel registro carcerario pinerolese dal 1680, e sempre portatosi dietro dal governatore carcerario) Caluzio Buticari, occultamente trasportato nei successivi spostamenti travestito da Maschera di Ferro.
Ma a questa mia congettura si affianca tuttavia un’altra versione, con la quale diversamente interpretare il finale della sostituzione mascherata in questione (che per la prima volta si presentò proprio nella fase di spostamento da Exilles a Santa Margherita all’inizio del 1687, quando La Rivière morì).
Ed è proprio la modalità del decesso di questo malcapitato valletto a sollevare il sospetto di una nuova e differente situazione: perché secondo altre fonti egli non sarebbe morto di idropisia (come è stato ufficialmente attestato, in quanto da tempo soffriva di quel disturbo) bensì per essersi impiccato! Un modo molto facile, per i suoi aguzzini, di eliminarlo, allo scopo di simularne un decesso fatale, e non un assassinio perseguito: e per rimettere così in circolazione segretamente, sotto una diversa identità, un’altra persona diversamente morta.
Potè dunque essere stato il redivivo Rivière a prendere i panni del carcerato sconosciuto, e venire dal Saint-Mars trasferito (da quel momento, per confermare la indubbia esistenza permanente, sorvegliatissima, e di totale segretezza del defunto Danger): prima da Pinerolo a Santa Margherita e poi andando da là alla Bastiglia (una mascherata scenica, appositamente organizzata, per un sensazionale ingresso nel carcere parigino).

Le infinite possibilità della Maschera di Velluto (e non di Ferro)
È proprio incredibile come la leggenda del prigioniero mascherato abbia potuto creare tante ipotesi e congetture – ognuna diversa e nuova, ma nessuna mai confermabile perfettamente, in mancanza di certificazioni sicurissime – che probabilmente continuerà a non arrestarsi, e a produrne nuove interpretazioni.
Ed a proposito delle immediate supposizioni suggerite o proposte subito dopo la morte della Maschera di Velluto, avvenuta nel 1703 nel carcere bastigliese parigino, riferite alla sua identità reale o alla più sensazionale attestazione di una sua presunta mascheratura ferrea, è nel 1711 che negli ambienti della Corte parigina, e anche fuori, si diffonde (ma non a stampa) una sussurrata informazione pettegola, rivelata in una lettera della Principessa Palatina Carlotta Elisabetta d’Orléans, cognata del Re Sole, che la dama scrive alla propria zia, Sofia di Baviera-Hanover, secondo la quale il prigioniero “mascherato”, (vissuto «così per anni e mascherato vi morì») era il «nobile inglese che aveva partecipato alla congiura del Duca di Bewick contro Re Guglielmo» III d’Inghilterra nel 1696 (e quindi corrispondente al Baronetto John Fenwick). Risale, invece, al 1751 la prima descrizione concreta della Maschera di Ferro, rivelata nientemeno che dal filosofo e scrittore François-Marie Arouet detto Voltaire, indicata – come è noto – in una copertura metallica calata sulla testa, «la cui mentoniera di ferro possedeva delle molle di acciaio, che […] davano la libertà di mangiare con la maschera sul viso».
Questa immagine fantasiosa, che però ebbe la sorte di perpetuarsi nei secoli a causa della sua vistosità patetica e crudele, venne ripresa dalla Rivoluzione Francese in senso propagandistico anti-monarchico, nella famosa incisione colorata eseguita da un anonimo giacobino del 1789, mostrante il carcerato dalla mascheratura ferrea servito da un valletto, il cui nome è stato scoperto negli «incartamenti trovati alla Bastiglia» al momento della presa della prigione, ed è «appartenuto soltanto a Luigi di Borbone, Conte di Vermandois, figlio naturale di Luigi XIV», avuto dalla sua amante favorita Louise De La Vallière nel 1667. Il quale viene indicato come «condannato alla prigione perpetua per avere, all’età di 16 anni (e dunque nel 1683, n.d.r.) fatto un affronto al Delfino» di Francia (per il cui castigo lo si incarcerò, «coprendogli il viso con una maschera di ferro» a vita, perché non lo si riconoscesse a causa della sua grande somiglianza con il Re).
Ma anche per questo caso le vicende storiche si riscontrano piuttosto diverse: perché il prigioniero in questione venne in seguito “legittimato” (ovvero ufficialmente riconosciuto dal monarca francese), e ricevette poi anche il titolo di Ammiraglio di Francia; continuando a vivere libero e a corte, in una vita ambigua e dissoluta.
In seguito, è per un messaggio cifrato del 1691 riguardante l’assedio di Cuneo, decodificato dal crittografo militare francese Etienne Bazières nel 1893 («Sua Maestà desidera che si debba arrestare sùbito il Conte di Vermandois e indurlo ad essere condotto alla fortezza di Pinerolo»), che una parte degli storici ha inserito nella vicenda della Maschera di Ferro la storia dell’imprigionamento di quel personaggio (di cui però i registri carcerari pinerolesi non posseggono prove di detenzione, e che i rivoluzionari francesi – come poco sopra ho riferito – riconoscono invece imprigionato alla Bastiglia): un tentativo di ulteriore attestazione attributiva effettuato tuttavia con uno sbaglio alquanto paradossale, poiché il comandante protagonista di quell’episodio cuneese è stato Vivien De Bulonde (a sua volta inevitabilmente candidato a diventare il personaggio mascherato)!
Prosegue poi per tutto l’Ottocento questa finzione romanzata della tradizione ferrea trasmessa costantemente ai posteri: che finì per restare – per la sua ripetuta insistenza leggendaria – comunque fortemente impressa nella memoria convenzionale della tradizione cortigiana e popolare, e nella fantasia degli scrittori inventivi.

Corrado Gavinelli

Allegato 3 - Vita 2017 N° 16 (FIGURA 3) La Maschera di Ferro in una stampa anonima del 1789

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