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Chiesa  

L’inedita teologia di papa Francesco

L’inedita teologia di papa Francesco

04 maggio 2014

Don Omar Larios Valencia ha scritto per il periodico “Lanterianum” degli Oblati di Maria Vergine, un poderoso saggio su “Le basi teologiche fondamentali ed emergenti nella esperienza pastorale di Papa Francesco”, attingendo alla sua storia personale, ai suoi scritti e alle sue omelie, sin dal periodo in cui era semplice gesuita ed esplorando opere in lingua spagnola sinora inedite in Italia.
Non si tratta di una delle tante pubblicazioni che stanno invadendo il mercato librario, ma di uno studio approfondito senza forzare il pensiero del papa.
Jorge Maria Bergoglio certamente si è formato alla scuola di Sant’Ignazio di Lojola, ma soprattutto ha ricercato e ricerca tutt’ora «nella Scrittura e nella Tradizione vivente della Chiesa» la luce necessaria per fornire al mondo di oggi e alle questioni che esso pone un contributo per la loro soluzione.

La teologia della liberazione

La teologia della liberazione, nata in Sud America negli anni ‘70, lo vide attento ai problemi che essa poneva e partecipe ai dibattiti. Nel 2007 in Brasile ad Aparecida, dove si riunirono i vescovi del continente, divenne un protagonista di quell’incontro. Il documento, nato in quella circostanza, rileva la situazione sociale in cui si trova il popolo formato in maggioranza da poveri che vivono in una società dominata dall’ingiustizia, dallo sfruttamento del capitalismo e in una scandalosa emarginazione. Questi poveri hanno una grande fede popolare. Il soggetto nuovo che è all’origine della liberazione cristiana non può essere frutto solo dell’azione umana, né di un progetto pastorale, né delle scienze sociali, né dell’uso dell’analisi marxista. La genesi della novità cristiana è quel “fuoco dello Spirito”, quella forza profetica che irrompe nella storia ed è essa che determina le opzioni preferenziali per i poveri e per tutte quelle “periferie” sociali esistenziali che degradano l’umanità, perché lì c’è sofferenza, c’è sangue versato.
Il documento di Aparecida ispirò l’azione pastorale di Bergoglio che si mostrò capace di esercitare quel discernimento tipico della formazione dei gesuiti. Oggi, che è vescovo di Roma, appare sempre più «saldo e radicato in Cristo e impegnato a discernere per governare con sapienza». I suoi gesti sono segnati «dalla immediatezza e dalla semplicità ed hanno una capacità molto forte di incidere non solo sui fedeli, ma sul mondo stesso». Papa Francesco sta mettendo in moto «energie sopite, speranze che sembravano deluse, forse l’immaginario di un mondo nuovo migliore».

Tre parole chiave

Don Omar analizza poi le parole chiave che ricorrono nel pensiero teologico del papa: misericordia, popolo, Croce.
Dio è grande e glorioso per la sua misericordia e questa parola chiave è sempre presente in ogni sua omelia, come il suo desiderio di non separare la sua vita quotidiana dal popolo, perché è a quest’ultimo che occorre predicare l’amore. È insistente l’invito ai pastori a vivere la loro vita con semplicità, ad avere attenzione ai poveri, a camminare con il popolo conservando la passione per la giustizia, immersi nell’umanità ferita. Lui ne dà un esempio.
Non mancano mai nel suo ministero della parola gli appelli alla morte di Gesù in Croce che, come ancora si esprime l’autore «indicano una linea verso una teologia della Croce che è la parola con cui Dio ha risposto al male del mondo».
Il papa ha dato una spiegazione del perché ha scelto il nome di Francesco d’Assisi «dicendo senza misura che la sua povertà e la sua vicinanza alla sofferenza umana lo avevano convinto subito a optare per questo nome, come pure il tema della pace e della fraternità che trovano la sorgente in Gesù Cristo e nel suo sacrificio sulla Croce».

Gesù cuore della Chiesa

Il saggio di don Omar Larios Valencia prosegue accennando a Cristo Gesù come riferimento fondamentale, cuore della chiesa, congiungendola alla storia della salvezza: una chiesa che è popolo di Dio e corpo di Cristo. Per questo “camminare, edificare, confessare” è la dinamica della chiesa stessa: Dio, nella storia della salvezza, ha salvato un popolo. La chiesa non esiste per sé, ma è «lo strumento di Dio per radunare gli uomini e ricondurli a Lui». Dunque, la chiesa è la casa di tutti, non di alcuni o di piccoli gruppi particolari, e la sua presenza nel mondo la porta ad un imperativo etico che richiama una dottrina sociale: quello della supremazia del lavoro sul capitale, del destino universale dei beni e della sussidiarietà per dare slancio e forza ad un’economia giusta e sociale.
Tutta la chiesa deve camminare insieme, senza paura: fedeli, presbiteri, vescovi e papa. Questa “sinodalità” per papa Francesco ha anche un valore ecumenico, perché dobbiamo conoscerci meglio tra di noi, ma anche per riconoscere ciò che lo Spirito ha seminato negli altri che è dono anche per noi.
Non manca, infine, nella sua teologia, la figura di Maria primizia dei credenti, madre e discepola di Cristo che cammina con noi e sostiene le nostre forze nel combattimento contro il male. Di qui anche un ruolo nuovo che investe la donna nella Chiesa che è sposa e madre ed è coniugata al femminile. La donna è l’icona della Vergine che aiuta a crescere la chiesa stessa: Maria è più importante degli apostoli, viene prima di loro e per questo dobbiamo riconoscere, dice Francesco, come la ancora scarsa presenza nella chiesa della donna è un «segnale di non evangelicità».

L’autore conclude il suo saggio ricordandoci che Francesco non rinuncia mai ad essere se stesso. «È un uomo forte, sereno, semplice ed austero che vuole vivere il più possibile nella normalità».
Testimonia in se stesso un cammino di riforma: non vuole cambiare la fede, ma la vita di noi credenti.

Aurelio Bernardi

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