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Cultura  

Centro Culturale Valdese capofila de Le Strade dei valdesi e degli ugonotti fino al 2024

Centro Culturale Valdese capofila de Le Strade dei valdesi e degli ugonotti fino al 2024

Lo scorso 4 dicembre l’assemblea internazionale dell’itinerario culturale del Consiglio d’Europa “Le Strade dei valdesi e degli ugonotti” ha decretato il passaggio di consegne dalla Francia all’Italia come capofila internazionale: la Fondazione Centro culturale valdese ricoprirà per i prossimi tre anni questo importante ruolo.

 

 

Nella riunione online del 4 dicembre scorso l’assemblea internazionale dell’itinerario culturale del Consiglio d’Europa “Le Strade dei valdesi e degli ugonotti” ha stabilito il passaggio di consegne nel ruolo di capofila internazionale tra la Francia e l’Italia con la Fondazione Centro culturale valdese che ricoprirà per i prossimi tre anni questo importante ruolo.

Coordinare le attività fino al 2024

«Si tratta – commenta Davide Rosso, direttore della Fondazione Ccv – di coordinare le attività relative all’itinerario condotte a livello internazionale, e predisporre nel 2024 il dossier di candidatura per il rinnovo della certificazione all’itinerario da parte del Consiglio d’Europa».

Il sapere passato da paese a paese

Nel frattempo, l’organizzazione internazionale ha confermato l’intento di elaborare insieme un progetto che studi come il “sapere” sia passato fra Seicento e Settecento da una regione a un’altra dell’Europa relativamente al lavoro artigianale. ma anche alle piante, alla loro coltivazione e al loro consumo in seguito alle migrazioni forzate dei valdesi e dei riformati di Francia.

 

Guardare le migrazioni di ieri con uno sguardo all’oggi

«Un progetto articolato – aggiunge Rosso – che vuole parlare delle piante e del sapere relativamente ad esse e del loro migrare trasportate dalle persone, pensiamo alle patate dalle Valli valdesi al Württemberg, così come ai cardi o ai porri che arrivano in Germania dalla Provenza insieme ai protestanti in fuga. L’intento finale sarà quello di realizzare delle esposizioni itineranti che mostrino nei quattro paesi coinvolti (Italia, Germania, Francia e Svizzera) come il saper fare un tempo sia stato in Europa un motore per l’integrazione e il superamento delle diversità. Il progetto vuole anche essere un modo differente di guardare alle migrazioni prendendo spunto da fatti accaduti ormai trecento anni fa e ponendosi però di fronte a parole chiave ancora oggi molto attuali».

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