27 Dicembre 2012
L’arte specchio dell’oggi
Pinerolo. Immagini e parole alla mostra di Jean Paul Charles “Serve un Messia”
Quando entri nella sala lettura della biblioteca sei accolto da due sindoni distese sui tavoli e schiacciate sotto a un vetro. E poi c’è Jean Paul Charles, che inizia a raccontare perché dipinge così…
È il 12 dicembre, l’incontro si intitola: “Pittura e arte. Quali differenze?”. Jean Paul, sollecitato da Patrizio Righero e dalle domande del pubblico, parla a ruota libera. Ed evidenzia come un artista debba sempre cercare di essere giovane, avere un approccio “da bambino” alla realtà per riuscire a coglierne tutte le sfumature. Di certo servono bravura e coraggio, ma anche una sana follia per far diventare professione una passione.
Charles sottolinea con fervore la funzione comunicativa dell’arte, che supera quella decorativa. Oggi più che mai ciò che conta non è tanto l’opera in sé, quanto l’idea che c’è dietro. Spesso chi compra un’opera non lo fa per coprire un buco nel muro, ma per la storia che l’artista racconta, sia essa personale o della società. Nel campo della musica, della scrittura, del teatro e delle arti figurative è la sensibilità che fa la differenza. «Inizialmente più che di comunicazione si tratta di un dialogo con te stesso: scopri di avere un dono e fai, rifai, disfi… È una sfida. Una sfida dove componi un diario di vita con le tue opere, esprimi la sofferenza e la rabbia e trovi la forza per andare avanti». Jean Paul arriva a definire questo dono bellissimo e terribile come una croce da cui non si può allontanare. Dalle sue parole traspare il fascino dell’arte: solo essa può ribaltare se stessa e far scrivere pagine intere su dei semplici segni. Arriva a definire la pittura come una realtà magica, senza fine, un canale privilegiato verso l’invisibile.
Righero racconta come inizialmente sia stato colpito dalle opere di Jean Paul Charles, un “pittore di anime”, di volti che scavano in profondità e obbligano a fermarsi e riflettere, perché «per fare arte sacra non basta riprodurre un soggetto sacro».
E a chi lamenta di non capire le opere che vengono proposte oggi, Charles prova a spiegare l’inspiegabile: il mistero dell’arte. Non è l’arte che cambia, ma la società. L’arte non fa altro che raccontare questi mutamenti. Occorre educare a leggerla, utilizzando tutti gli strumenti. È come tutte le cose dove si fatica ad entrare, a capire, a razionalizzare: alla fine non ci abbandonano più. L’arte è come l’amore, il vero amore, che poi è sofferenza… ed il bello è proprio questo.
Silvia Aimar
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