25 Ottobre 2013
"La Pietra Verde: dal Monviso all'Europa"

16 ottobre 2013
L’ultimo allestimento nella Chiesa di Sant’Agostino (o più propriamente di Maria Liberatrice) aveva presentato la vita, le tradizioni e la cultura degli indiani d’America. La mostra, con esposizioni anche nella biblioteca Alliaudi e nel Museo Nazionale dell’Arma di Cavalleria, ha visto la presenza di migliaia di visitatori e ha attirato l’attenzione di studiosi e riviste internazionali (su tutte il National Geographic). Ora, facendo un balzo a ritroso di 7000 anni, il CeSMAP di Pinerolo propone un nuovo percorso alla scoperta della “Pietra verde”.
Dopo oltre 10 anni di prospezioni delle Alpi Occidentali italiane, ricercatori del CNRS di Francia, guidati da Pierre Pétrequin dell’Università di Besançon, hanno scoperto giacimenti di giada attivi dalla fine del VI millennio a. C. Questa scoperta è all’origine del Progetto JADE (dell’ Agenzia Nazionale delle Ricerche Scientifiche di Francia), sviluppato dal 2006 al 2010. Lo sfruttamento delle cave del Monviso, alta Val Po, tra i 1500 e 2400 m slm, ha consentito il prelievo e la sbozzatura della materia prima usata per la produzione delle grandi asce di pietre verdi che sono circolate in tutta l’Europa occidentale nel corso del quinto e quarto millennio a. C., a distanze considerevoli: 3300 km da ovest a est, dall’Irlanda alla Bulgaria, e più di 2000 km da nord a sud, dalla Danimarca alla Sicilia.
Questo mostra ripercorre la scoperta delle cave di pietra verde delle Alpi, gli standard di produzione delle asce socialmente valorizzate nelle popolazioni dell’Europa preistorica, le modalità del loro trasferimento a lunga distanza, dove le asce con le lame levigate e lucide erano portate negli eventi sociali, quali oggetti di prestigio e di rango utilizzati dalle élite nel corso di rituali religiosi.
Su scala europea, lo studio di circa 1700 asce di giada delle Alpi Occidentali è in grado di offrire oggi un panorama delle società preistoriche del Neolitico molto diverso da quello che pensavamo di conoscere.
La circolazione commerciale delle giade alpine del Monviso appare come un fenomeno straordinario e di ampiezza continentale insospettata, nelle società gerarchiche e stratificate della preistoria, dove Varna a est e il golfo di Morbihan a ovest sembrano essere i due poli di dinamiche sociali che hanno animato l’Europa nel corso del V e IV millennio a. C.
L’atelier di Balm’ Chanto
Nel 1979 Franc Bronzat rinveniva sul suolo di un riparo sotto roccia, a 1500 m slm, nella media Val Chisone presso la frazione Seleiraut del Comune di Roure, alcuni cocci di ceramica, frammenti di pietra verde lavorata ed un raschiatoio carenato di selce. Contattò Dario Seglie, Direttore del CeSMAP, Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo e gli presentò i reperti.
Questo è l’inizio delle vicende che portarono il CeSMAP, di concerto con la competente Soprintendenza Archeologica del Piemonte, ad organizzare dal 1981 al 1983, tre campagne di scavi archeologici nel riparo che porta il nome di Balm’ Chanto. I risultati furono eccezionali perché fu portato alla luce un vero e proprio atelier preistorico per la lavorazione della pietra verde. In particolare si scoprì una serie di punte di freccia realizzate in pietra verde levigata, rarissime e quasi ignote in precedenza. Le datazioni radiometriche dei carboni dei focolari trovati nel riparo sotto roccia diedero una data di 4.200 anni fa, fase di transizione dal Neolitico Finale all’Età del Rame.

La Mostra
La Mostra intende fornire un quadro sintetico ma esaustivo di un fenomeno straordinario e poco noto che è quello delle conoscenze tecnologiche messe in opera per lo sfruttamento di rocce utili per costruire attrezzi ed armi quali punte di freccia, asce e ornamenti come anelli e pendagli, in giadeite o in eclogite fine, materiali comunemente noti ancora oggi come “pietra verde” .
La qualità eccezionale delle rocce provenienti dalle cave preistoriche, attive fin dalla fine del VI millennio a.C. nella zona del Monviso, fu la causa principale della loro commercializzazione per tutta l’Europa, fatto straordinario ed insospettabile per quei remoti tempi. I materiali grezzi e sbozzati, le asce levigate e particolari anelli litici venivano portati a distanze di diverse migliaia di chilometri secondo delle vere e proprie rotte commerciali.
L’esposizione è fondata su reperti archeologici provenienti dagli scavi del Museo di Pinerolo negli anni 1980, da reperti di antiche collezioni ottocentesche piemontesi e da quelli conservati in molti musei europei.
Per rendere di più facile la comprensione al pubblico l’impiego di questi reperti litici, grazie all’archeologia sperimentale, sono esposti strumenti completi anche delle parti lignee o di materiali deperibili che non sono giunti fino a noi, ma ricostruibili grazie alle raffigurazioni di arte rupestre e grazie alla comparazioni antropologica con popolazioni attuali che, in diverse parti del mondo continuano a produrre tali attrezzi.
Le ricerche e gli studi di settore sono stati compiuti nel corso del 2012 -13 per raccogliere la documentazione bibliografica, grafica, cartografica, fotografica e i reperti necessari per l’esposizione.
Altresì sono stati sviluppati i progetti di allestimento della mostra e la preparazione del materiale didattico per l’utilizzo con le scuole.
La mostra, aperta fino al marzo 2014, oltre che nella sede della chiesa di sant’Agostino sarà allestita anche nella Biblioteca Civica “Alliaudi” di Pinerolo.
L’inaugurazione è in programma per sabato 26 ottobre alle ore 16:30.
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