13 Febbraio 2023
"La legge di Lidia Poët", una serie storica e moderna

Oggi, 13 febbraio, è stata presentata al Cinema Massimo di Torino la serie tv targata Netflix “La legge di Lidia Poët”.
Torino, fine 1800. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte. Attraverso uno sguardo che va oltre il suo tempo, Lidia assiste gli indagati ricercando la verità dietro le apparenze e i pregiudizi. Jacopo, un misterioso giornalista e cognato di Lidia, le passa informazioni e la guida nei mondi nascosti di una Torino magniloquente.
Si tratta di un prodotto che non aspira ad essere una biografia della illustre pinerolese ma una serie tv moderna e internazionale. Se infatti dal punto di vista ambientale, gran parte di chi visita frequentemente Torino riconoscerà subito i luoghi più iconici della città grazie ad un’accurata ricostruzione storica, questo non si può dire sulla vita di Lidia, romanzata e trasformata in una sorta di Sherlock Holmes nostrana.
Importante protagonista è proprio il capoluogo piemontese. Torino alla fine dell’Ottocento conta duecentomila abitanti, e tra questi c’è un imprenditore che sta per fondare la FIAT, la più importante azienda automobilistica del Paese, nonché il più grande gruppo finanziario e industriale privato italiano del XX secolo. A Torino c’è la più libera comunità ebraica d’Italia, ci sono i circoli anarchici, c’è la camorra napoletana, ci sono i socialisti e c’è Anna Kuliscioff. Poi ci sono i primi ospedali psichiatrici, i fanatici dello spiritismo, Cesare Lombroso con i suoi allievi, buona parte della famiglia reale, le prime tangenti, le prostitute più raffinate d’Italia, i teatri aperti a ogni ora, i concorsi di bellezza e i funerali dei nobili. Insomma, Torino alla fine dell’Ottocento è un posto strano dove abitano persone strane. Un teatro del mondo, sintesi dei tempi che stanno per venire. Una città pirotecnica, eccessiva, contraddittoria, magniloquente, autodistruttiva. Discorso diverso per Lidia Poët, il suo personaggio passa attraverso una lente pop, simile a quella di Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, mantenendo fedelmente il vestiario che presumibilmente può aver utilizzato all’epoca ma tradendo la fedeltà storica nei dialoghi, decisamente moderni nel contenuto e nel lessico.
Per chi cercasse un dramma storico accurato e filologico purtroppo questo non è il prodotto adatto, ma la serie proposta oggi a Torino, il primo episodio è stato mostrato in anteprima stampa, fa ben sperare se si è alla ricerca di una serie televisiva leggera ma ispirata, con un forte legame sul nostro territorio.
La serie sarà disponibile su Netflix dal 15 febbraio.
Federico Depetris
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