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Cultura  

Il Fascismo secondo Aldo Rizza

Il Fascismo secondo Aldo Rizza

Nel libro “Il fascismo nella cultura moderna italiana. Il processo ideale e storico dall’Ottocento al Novecento” di Aldo Rizza – edito e pubblicato, nel 2020, da Marcovalerio Edizioni – l’ideologia fascista risulta come non indissolubile dalle posizioni, di volta in volta, assunte dal leader del Partito Nazionale Fascista, Mussolini. Ampie fasce della storiografia hanno a lungo rifiutato, e in maggior parte ripudiano tutt’ora, di attribuire al fascismo, quella dignità di “filosofia politica” che è invece unanimemente riconosciuta, ad esempio, al socialismo e al liberalismo. Invece l’autore sostiene che si sia sviluppato, ben prima della fondazione dei Fasci italiani di combattimento nel marzo 1919, nel continente europeo, un variegato movimento ideologico-culturale destinato a costituire l’humus del fascismo.

Aldo Rizza

Il fascismo nasce in contrapposizione alle ideologie preesistenti ed è, allo stesso tempo, un risultato della loro crisi. Al volgere del secolo, infatti, il liberalismo borghese ottocentesco appare in grave difficoltà, nel fare fronte alla dimensione, ormai, totalmente di massa, assunta, dalla società. Dal canto suo, il socialismo risulta essere disgiunto tra una componente riformista, sempre più integrata nel sistema, e una componente massimalista, incapace di tener fede alla promessa di mutamento radicale della società.

La copertina del libro di Rizza

In questo scenario critico, irrompe il fascismo, che si delinea come sintesi di due filoni, l’uno di destra e l’altro di sinistra, entrambi sviluppatisi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: si tratta, rispettivamente, del nazionalismo organico o tribale e del sindacalismo rivoluzionario, ideologie apparentemente distanti tra loro ma, accomunate dal rifiuto del materialismo e dalla valorizzazione della violenza e della sua potenza purificatrice; insomma, da un radicale rigetto della società borghese e dei suoi valori.

Rizza indica la Francia come patria d’incubazione dei due filoni ideologici, che avrebbero poi permesso la nascita, in Italia, del movimento fascista. È in Francia, infatti, che si forma il primo movimento popolare di destra, il boulangismo (dal nome del suo fondatore, il generale e politico Georges Boulanger): un movimento sciovinista, antiborghese, antisemita, antidemocratico e antimarxista, che ha come punto di riferimento il popolo, le masse (destra rivoluzionaria); una destra che abbandona il carattere aristocratico e antipopolare, sino ad allora, caratteristico delle forze conservatrici e reazionarie e che accetta la sfida posta dal conformismo della società. Nella prospettiva di questa nuova destra, il nazionalismo tribale va a comporre il trait d’union d’integrazione delle masse nella vita dello Stato. Basterà elencare una serie di stimoli intellettuali, emersi alla fine del XIX secolo, che questa destra fa propri, non di rado assegnando loro un significato differente rispetto a quello originario: dalla teoria delle élite proposta da Pareto, alla psicologia delle folle di Le Bon, passando per il darwinismo sociale applicato alla lotta tra le Nazioni e alla filosofia nietzschiana e bergsoniana.

Georges Boulanger

Il filosofo Rizza si concentra anche sulle radici “eretiche di sinistra” del fascismo. Il miglioramento delle condizioni di vita, di almeno una parte del proletariato e la crescente diversificazione della classe operaia, in antitesi alle previsioni di Marx ed Engels, pare allontanare la prospettiva di un’implosione del sistema capitalistico.  Georges Sorel è un antesignano di quel revisionismo antimaterialistico del marxismo, che costituisce la seconda matrice ideologica del fascismo. Sin dall’ultimo quinquennio del XIX secolo, il sindacalismo rivoluzionario soreliano indirizza le proprie ambizioni all’ambito etico: la lotta di classe è esaltata nel suo elemento leggendario, impetuoso, volontaristico, rovinoso; per contro, il Marx economista e il Marx teorico del materialismo storico, occupano uno spazio decisamente secondario. Nell’ottica soreliana, se il proletariato vuole farsi élite, deve dimostrare di essere all’altezza di tale sfida, adoprandosi per mandare in declino, con la violenza, il sistema borghese, senza cullarsi nella chimera che il crollo del capitalismo verrà da sé, per fatale evoluzione della storia.

Georges Sorel

Sul piano storiografico, la Grande guerra finisce così per costituire l’ultimo capitolo di un percorso cominciato ben prima dell’estate del 1914. Le strade del nazionalismo organico e del sindacalismo rivoluzionario, dopo un lungo processo di convergenza, si uniscono, dando così vita alla sintesi fascista. Il risultato è un’ideologia antimaterialista sul piano etico, corporativista sul piano economico, decisa a sfruttare le energie e le potenzialità della nuova società di massa per compiere una rifondazione spirituale e morale della società: la Nazione, unita e compatta, contro l’individualismo liberale borghese e contro l’internazionalismo socialista.

Benito Mussolini

Il fascismo, soprattutto il fascismo delle origini, esercitò una notevole influenza su un folto gruppo di intellettuali e uomini politici, provenienti dal marxismo e delusi dall’indebolirsi dell’ispirazione rivoluzionaria dei partiti socialisti della Seconda Internazionale.

Pertanto, è errato e persino pernicioso, considerare il fascismo, un “incidente di percorso”, una sorta di rigurgito nell’irrazionalismo di una civiltà, quella europea e occidentale in senso lato, contrassegnata nel complesso dai caratteri del razionalismo, della tolleranza e del pluralismo. Per poter quindi combattere il fascismo, bisogna analizzarlo anche dal punto di vista filosofico e ideologico e non solo storico.

Carlo Cusimano

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