7 Agosto 2013
Il tumulo della regina non chiude per ferie

In una mostra fotografica le immagini di una scoperta archeologica nella necropoli etrusca di Tarquinia
La mostra “Il Tumulo della Regina – Immagini di una scoperta archeologica nella necropoli etrusca di Tarquinia”, allestita nella sede del Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo resterà aperta anche nel mese di agosto. Curata da Alessandro Mandolesi, con testi di Daniela Comand, offre l’occasione per fare la conoscenza di due maestosi tumuli principeschi, oggi solitari, dominanti il paesaggio che dalla collina dei Monterozzi digrada dolcemente verso la marina. Furono realizzati 2700 anni fa, da una potente ed influente famiglia aristocratica etrusca, sull’antica strada che dal mare conduceva alla Civita.
Gli Etruschi non furono un popolo enigmatico, e la loro civiltà (come l’insolita lingua) non ha nulla di misterioso, anche se sulla loro origine vi sono ipotesi di provenienza orientale ed una congettura settentrionale, controbilanciate da una concreta tesi su una maturazione locale. Li troviamo a partire dalla metà del X secolo a.C. con la cultura rurale detta villanoviana e per quasi un millennio diedero vita ad una straordinaria civiltà che unificò la nostra penisola. Gli scambi commerciali, ed i rapporti con le altre culture indigene, centroeuropee, orientali e – soprattutto – con l’ambiente greco, contribuirono al loro elevato sviluppo. I Greci li chiamarono “Tyrrhénoi” o “Tyrsénoi”, i Romani “Etrusci” e “Tusci”, ma il loro nome fu “Rasena”.
Sin dalla metà del IX secolo a.C. i numerosi, ma ridotti, insediamenti sparsi sul territorio, si spopolarono, e si assistette ad un accentramento in località che, un secolo dopo, diventeranno abbozzi delle più importanti città. Emersero potenti clan famigliari che presero il controllo del fertile suolo agricolo, delle risorse minerarie, dei mezzi di produzione e delle attività commerciali e marittime. Il possesso, la capacità di trasformare e distribuire, in proprio, le materie prime, creò ricchezza. Il surplus fu investito in beni di lusso importati e furono adottati, ma rielaborandoli, gli stili di vita delle aristocrazie orientali e greche. Sin dal VII secolo a.C. il clima di accoglienza di omologhi ed artigiani stranieri fu favorevole, e l’integrazione facile, in quanto questi principi disponevano di ingenti risorse per commissionare grandi lavori (come i tumuli della mostra) ed ostentare lussuosi corredi.
Tra il VII ed il VI secolo a.C. la loro maggiore espansione, con insediamenti che andarono dalla Campania al Po. La loro presenza è attestata anche in Piemonte, a Busca ed a Mombasiglio.
Dopo la sconfitta di Cuma nel 474 a.C. persero il controllo del Tirreno e cominciò il declino. Nel 396 a.C. Veio venne occupata: fu la crisi e l’inizio di una lenta romanizzazione.
Gli eminenti principi si adattarono ben presto alla toga senatoriale, ebbero incarichi di prestigio, e ben due divennero imperatori: Marco Salvio Othone e Caio Vibio Treboniano Gallo, della stessa gens del Vibio Pansa fondatore di Cavour.
Le loro mogli (istruite, colte, austere ed altere padrone di casa, con un forte ascendente politico) riuscirono ad influenzare l’aristocrazia di Roma, nonostante un’antica scandalosa reputazione, dovuta alle maldicenze di autori greci e latini, che non poterono o non vollero capire e concepire la grande considerazione di cui le donne etrusche godevano.
Emmeti
La mostra, nella sede del CeSMAP di Via G. Brignone 9 a Pinerolo, è aperta dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Domenica dalle 15.30 alle 18.30
Per info: 0121794382, fax 012175547, e-mail didatticacesmap@alice.it
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