28 Novembre 2024
Buriasco. Zazen al Teatro Blu
Il Teatro Blu di Buriasco ospita il 7 dicembre 2024 alle 21:15 “Zazen”, spettacolo con “I Studio”; dal 6 all’8 dicembre in programma anche un laboratorio gratuito per venti studenti.
Da venerdì 6 a domenica 8 dicembre il Teatro Blu di Buriasco propone un laboratorio gratuito Zazen, riservato a 20 studenti. Sempre dedicato alla disciplina meditativa orientale è lo spettacolo in programma sabato 7 dicembre alle 21:15 con lo spettacolo “Zazen” di Vittorio Petrillo e Federica Crisà (che si occupa anche della regia) e con Alice Camoriano, Alice Corni e Gabriele Girondi, la musica dal vivo di Leonardo Ostuni, il disegno luci di Rebecca Agostinelli e la pittura Sumi-e di Raf Chigyo Ianzano.
CONTESTO E PRESENTAZIONE DEL LABORATORIO ZAZEN
L’adolescenza è una delicata fase di vita che racchiude in sé grandi mutamenti e grande disorientamento, caratterizzata da rilevanti trasformazioni fisiche e psicologiche. L’intensità delle emozioni, la ricerca di un senso di appartenenza e di riconoscimento, il cambiamento nel rapporto con le figure genitoriali rendono necessaria una ridefinizione dei confini che a volte può tradursi in senso di smarrimento e in difficoltà a riconoscere una propria identità. Altre volte ancora, questo disorientamento può amplificarsi rendendo i ragazzi prigionieri di un’immagine ideale irraggiungibile forgiata secondo i dettami del collettivo, aprendo la strada alla sofferenza e a comportamenti disfunzionali compensatori. Gli impulsi e le reazioni emotive (a volte amplificate dai cambiamenti ormonali) possono prendere il sopravvento, diventando difficili da gestire. Quali siano in particolare le manifestazioni di queste condotte più o meno consapevoli varierà da persona a persona, coprendo un ampio spettro di stati d’animo e conflitti interiori, dalla rabbia incontrollata all’ansietà pervasiva, al rapporto con la sessualità, ai vissuti di vergogna, alle dipendenze, ecc…
In questo contesto, le attività teatrali e la pratica di Zazen possono contribuire a colmare il divario fra apparire ed essere, fra istanze collettive e individuali, immagine ed essenza.
La liberazione dell’energia creativa individuale mediata dall’espressione artistica così come la concentrazione e il radicamento acquisiti attraverso la pratica di Zazen, offrono la possibilità di riconoscere la propria voce, affinché possa accordarsi alle altre e dare forma a un coro pur mantenendo le sue caratteristiche distintive e uniche.
La dimensione del gioco, l’esplorazione del mondo emotivo, la canalizzazione della propria energia in unità di corpo e mente al servizio della creazione artistica, la possibilità di leggere il proprio vissuto con una lente diversa e di metterlo al servizio di un “personaggio”, sono strumenti concreti, utili ad abbordare quelle tematiche altrimenti insondabili perché difficili da verbalizzare e affrontare in via diretta. L’azione scenica rende in tal modo possibile contattare e reintegrare parti di sé amputate o messe da parte a servizio di un’immagine ideale da mostrare al
mondo in cambio di un senso di appartenenza fittizio e virtuale quanto la realtà e le relazioni in cui prende forma.
Allo stesso modo la pratica di Zazen – semplicemente seduti – porta l’adolescente a restare in compagnia di sé stesso, delle proprie emozioni e dei propri pensieri, anche quando sono scomodi e soverchianti; attraverso il continuo contatto con il respiro, con il corpo e la postura, si sviluppano capacità di contenimento emotivo, empatia e compassione, radicamento e equilibrio, tutti fattori in grado di produrre un miglioramento
sensibile nelle relazioni con la propria realtà interiore e con gli altri. Violenza e comportamenti impulsivi vengono così depotenziati e le energie ricanalizzate in direzione creativa e non distruttiva.
OBIETTIVI
Spiegano i promotori:
«Attraverso l’atelier “Zazen e Teatro”, intendiamo offrire uno sguardo alternativo alla propria realtà, un approccio diverso alla propria quotidianità, che ci auguriamo essere il più possibile libero da condizionamenti e orientato alla consapevolezza.
Questo laboratorio, come la bottega di un artigiano, vuole creare un luogo protetto in cui ogni partecipante possa sondare i propri limiti e scoprire le sue risorse, mettendosi in gioco per dare vita a momenti di creatività collettivi frutto della libera espressione individuale. Il tema del laboratorio è volutamente ampio affinché ci permetta di investigare con estrema libertà i differenti aspetti della relazione con sé stessi e con gli altri, riscoprendo, incarnando e valorizzando parole come “incontro” e “integrazione”, capaci di per sé di scolpire nuove realtà di vita.
In questo contesto cercheremo di suggerire la possibilità di un linguaggio differente, extraquotidiano, mutuato dal teatro, dalla danza e dalla pratica millenaria di Zazen, capace di superare i confini fra generazioni diverse, lingue e culture differenti, in grado di oltrepassare le limitazioni fisiche e psicologiche reali e percepite, che vada oltre il genere e stimoli a vincere la paura dell’“altro da noi”».
MODALITÀ DI SVOLGIMENTO E FINALITÀ
Il progetto è offerto in forma gratuita.
«I ragazzi e le ragazze saranno invitati a partecipare in prima persona alla pratica meditativa e agli esercizi di improvvisazione, espressione corporea e vocale propedeutici alla recitazione, perché possano tirare fuori “la loro voce”, affermare la loro identità, e affinché il lavoro resti fedele al carattere estemporaneo del teatro e della meditazione, carattere che in fondo è proprio della vita stessa che ci chiede di essere “qui e ora”».
ALUNNI COINVOLTI
Massimo 20 alunni/e
CRONOPROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ
Laboratorio esperienziale di 15 ore così ripartite:
- venerdì 6 dicembre ore 14/19
- sabato 7 dicembre ore 10/14
- domenica 8 dicembre ore 14/19
BIOGRAFIA FORMATORI
- Alice Corni: Si diploma nel 2008 alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano come attrice. Da subito si appassiona all’ambito della pedagogia teatrale lavorando con Eugenio Allegri e Carlo Boso sulla commedia dell’arte, poi sotto la direzione del maestro Anatolji Vasiliev, con il quale scopre la tecnica del lavoro in Etjude e la ricerca pedagogica russa (metodo Stanislavskij e Knebel). Durante questa esperienza incontra il regista Giacomo Veronesi con il quale inizia una ricerca sulle dinamiche sceniche e sui principi delle discipline performative che la porta a viaggiare entrando in contatto con contesti artistici internazionali. In collaborazione di artisti di tutto il mondo cui realizza progetti ed eventi lavorando in diversi teatri e spazi alternativi a Parigi, Tallin, Edimburgo e Tel Aviv. Si interessa anche al metodo Strasberg incontrando Paolo Antonio Simioni, con il quale imparerà la tecnica degli steps per l’interpretazione dei personaggi. Scrive per il teatro testi commissionati e spettacoli di propria produzione. Lavora come regista, attrice e pedagoga teatrale. È cofondatrice e direttrice artistica dell’associazione Avvenimenti.
- Vittorio Petrillo, pratica regolarmente zazen presso il Dojo zen Mokusho di Torino, di cui è membro del Consiglio Direttivo. Ha ricevuto l’ordinazione laica da parte del Maestro Roland Yuno Rech. Il dojo zen Mokusho (www.mokusho.it), fondato nel 1988, è un’associazione senza scopo di lucro affiliata all’AZI (Associazione Zen Internazionale), all’U.B.I. (Unione Buddhista Italiana) e all’ABZE (Associazione Buddhista Zen d’Europa).
Sabato 7 ore 21:15 lo spettacolo ingresso 12 euro
“Se qualcuno vi chiede cos’è il vero zen non è necessario che apriate la bocca per spiegarlo. Mostrate tutti gli aspetti della vostra postura di zazen. Allora il vento di primavera soffierà e schiuderà lo splendido bocciolo del pruno”. – Daichi Sokei (1290 – 1366),
Lo Zazen, semplicemente seduti, è il cuore della pratica Zen Sōtō. È difficile spiegare lo Zen a parole, per non dire impossibile: un modo diretto per provarci è mettere in scena la pratica come è.
ZAZEN è un’opera originale che nasce in un dojo metropolitano, il Dojo Zen Mokusho di Torino. Un atto unico nel quale monaci e praticanti portano in scena la pratica Zen condividendo il palcoscenico con un gruppo di artisti che ne rappresentano, evocano e raccontano gli stati mentali. La staticità dei monaci seduti in meditazione dialoga continuamente con l’azione: il pubblico scopre l’esperienza esistenziale dei personaggi in un percorso che via via svela tracce profonde del pensiero buddhista.
In scena si alternano recitazione, musica e danza. Non vi è separazione tra vita ordinaria (Samsara) e illuminazione (Nirvana): il dialogo, il confronto tra le due dimensioni è continuo ed intenso, nella nostra vita come sulla scena. La rappresentazione teatrale consente di realizzare una presa di coscienza intuitiva con un gioco di risonanze intime nelle quali tutti possiamo ritrovare parti di una natura profonda. È un ritornare a casa, è la continua scoperta dell’inconsistenza sostanziale del nostro ego confortata dalla realtà concreta dell’interdipendenza
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