16 marzo 2015

Negli ultimi anni del ‘300 nei paraggi di Vicchio di Mugello venne alla luce Guido di Pietro che, in seguito, divenne frate dell’ordine domenicano riformato col nome di Giovanni nel convento di San Domenico a Fiesole. Per gli storici dell’arte, a partire da Giorgio Vasari, questo pittore fu noto come Beato Angelico, sia per la fama di santità della sua vita (Giovanni Paolo II lo beatificherà effettivamente nel 1982) sia per il forte impatto spirituale dei suoi lavori.

La sua biografia, seppure scarna, ci dice che iniziò la sua formazione artistica come miniatore a Firenze con maestri come Lorenzo Monaco che gli ispirò – sia nelle miniature sia nelle prime tavole – l’uso di colori accesi e innaturali e di una luce intensa tale da annullare le ombre in modo da creare un clima di adesione al misticismo della scena sacra.

La disciplina rigorosa necessaria per miniare manoscritti accompagnò l’artista in tutta la sua produzione: la si riscontra soprattutto nella perizia stilistica e nell’attenzione dedicata anche alle figure più piccole e nella cura con cui dosa pigmenti preziosi come il blu di lapislazzuli e l’oro in foglia.

La sua attività copre un periodo compreso tra il 1418, ancor prima di prendere i voti, e il 1455, anno della morte; lavora molto a Firenze, ma anche a Roma e Orvieto; indissolubile dalla sua arte rimarrà sempre il suo essere frate domenicano che lo porterà a definire con la grazia delle sue linee una vera teologia per immagini capace di elevare l’anima a Dio.

L’Angelico conosce e cerca di armonizzare tra loro le lezioni innovative di Gentile da Fabriano e di Masaccio, per poi giungere gradualmente, dopo i trent’anni, ad uno stile personale connotato dalla ricercatezza degli ornati preziosi e delle figure.

Questa cura per l’eleganza, ancora di ascendenza tardogotica, non è mai disgiunta, però, dalla collocazione in uno spazio realistico regolato dalla leggi della prospettiva in cui le figure presentano una corporeità salda e chiara.

Dal 28 marzo al 28 giugno, chi voglia conoscere meglio l’artista e la sua opera non potrà esimersi dalla visita alla mostra “Beato Angelico. Il Giudizio svelato. Capolavori intorno al trittico Corsini”, allestita nelle sale storiche del Castello di Miradolo.

Nata dalla collaborazione tra la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini (ove è custodito, a Roma, il Trittico) e la Fondazione Cosso, la mostra, curata da Daniela Porro, Giorgio Leone e Antonio D’Amico, rivela in tutti i suoi dettagli il trittico (composto da Ascensione, Giudizio Universale e Pentecoste) dipinto dall’Angelico verso la metà del XV secolo.

Di particolare rilievo sarà l’esposizione di tre codici miniati provenienti, rispettivamente, dal Museo di San Marco e dalla Biblioteca medicea Laurenziana di Firenze e dalla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, nonché la presenza di capolavori come la” Madonna dell’Umiltà” (Museo Nazionale di San Matteo di Pisa) e le tavolette con la “Nascita di Gesù” e la “Orazione nell’Orto” (Musei Civici di San Domenico di Forlì).

Grazie a un esclusivo allestimento multimediale il visitatore sarà guidato attraverso le sale espositive, tra proiezioni suggestive e una colonna sonora “ad hoc” alla comprensione delle opere esposte.

Orari: giovedì e venerdì 14-18.30; sabato, domenica e lunedì 10-19. Chiuso il martedì e il mercoledì
Per info: 0121.50.27.61

Sara Rostagno

GIUDIZIO UNIVERSALE del Beato Angelico