La scoperta è stata fatta grazie al progetto europeo del 2015 “Handpass, mani del passato” che ha studiato alcune pitture rupestri di tre diversi siti in Europa. Particolarmente interessanti quelli in Spagna di La Pasiega (Cantabria), uno stencil a Maltravieso (Estremadura) e speleotemi dipinti di rosso ad Ardales (Andalusia). Nelle ricerche è stato utilizzato il nuovo metodo di datazione uranio-torio delle croste carbonatiche, usato finora solo per ricostruire la storia del clima che risale fino a 500mila anni indietro nel tempo, a differenza del radiocarbonio che si fermava a 40-45mila anni fa. Si è così dimostrato che le pitture devono essere più vecchie di 64.000 anni: le più antiche pitture rupestri datate al mondo, antecedenti l’arrivo dell’homo sapiens in Europa di almeno 20.000 anni. Tale scoperta avvalla l’idea che l’uomo di Neanderthal, l’unico abitante nel nostro continente in quel periodo, avesse già capacità artistiche e simboliche e quindi un cervello più sviluppato di quello che gli era sempre stato attribuito. Già 115 mila anni fa si abbelliva con dei gioielli e nelle tre grotte spagnole ha decorato pareti e stalattiti con silhouette di animali, mani, clave e linee geometriche color ocra e nero. In una quarta hanno lasciato centinaia di conchiglie dipinte di rosso.
A questa importante scoperta ha dato il suo fondamentale contributo anche il CeSMAp, Centro Studi e Museo di Arte preistorica di Pinerolo, che ha partecipato al progetto insieme al Dipartimento di Archeologia dell’Extremadura diretto dal Hipolito Collado e all’Instituto Terra (Portogallo).