La ricercatrice Maria Anna Bertolino è intervenuta in un convegno internazionale di antropologia Gli anni attuali non aprono molte finestre ai giovani diplomati e laureati; qualche apertura potrebbe però concretizzarsi con un intervento specificatamente mirato e possibilmente in relazione ad un territorio ben individuato, approfittando ad esempio, di un convegno o di un meeting in sintonia o inerente al percorso di studi fatto. La pinerolese Maria Anna Bertolino, laureata in Antropologia culturale, ed attualmente impegnata nel percorso di dottorato in questo ambito disciplinare, ha provato a giocare questa carta partecipando come relatrice ad un importante convegno internazionale tenutosi presso l’ Università Paris 1 Pantheon Sorbonne sul tema della funzione del museo nella costruzione di un’identità nazionale. La raccolta cioè di testimonianze di vissuto come documentazione qualificante un’identità dello stato ma, ancor prima, quella del luogo. I musei etnografici e antropologici , come sito dunque di conservazione ma anche di offerta e di lettura dei percorsi sociali, esperienziali e culturali a monte. L’ intervento, fatto in francese, ha per certi versi ripercorso l’ideologia museografica che accompagna le scienze etno-antropologiche dalla fine del XIX secolo. Dopo tutto già nel 1911 in occasione del primo Congresso di Etnografia Italiana, tenutosi a Roma, era emersa la volontà dei fondatori dell’antropologia locale di sviluppare delle campagne di raccolta di oggetti appartenenti al mondo agro-pastorale della penisola. La relazione di Maria Anna Bertolino si è poi calata concretamente anche in alcuni contesti territoriali ben precisi, tra cui quello pinerolese, ospitante alcune di queste testimonianze tutt’altro che secondarie.
Purtroppo per qualcuno, il termine museo è ancora evocativo solo di staticità e di assenza di proiezione verso il futuro. Un’immagine non pessimistica ma negatrice proprio della funzione affidata a questa istituzione che dovrebbe provvedere non solo alla conservazione delle testimonianze del vissuto ma anche alla considerazione del loro valore informativo e documentativo nella programmazione o nella formulazione del futuro locale.