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Chiesa  

Verso le periferie esistenziali

Verso le periferie esistenziali

08 giugno 2014

È stata una giornata ben spesa quella di sabato 31 maggio scorso a Colle don Bosco per circa 250 volontari Caritas di tutto il Piemonte e per la quindicina di partecipanti della nostra diocesi guidati dal direttore don Virgilio Gelato. Convenuti generosamente al richiamo della Delegazione Regionale Caritas del Piemonte e Valle d’Aosta, hanno ascoltato, dibattuto e proposto sull’argomento delle periferie esistenziali. Ognuno ha portato la propria esperienza e ognuno ha colto nuove e forti motivazioni dai relatori. La giornata è iniziata con la preghiera nella messa celebrata da monsignor Francesco Ravinale, vescovo di Asti e delegato CEP per la Pastorale della Carità e Immigrazione. Il confronto poi è continuato nel grande teatro annesso al santuario salesiano. I saluti di inizio degli organizzatori hanno sottolineato il dovere che le Caritas hanno come segno distintivo e cioè il dovere di sentire le periferie esistenziali come cosa nostra. Questo ci è stato efficacemente e vigorosamente spiegato da don Renzo Gradara, direttore della Caritas di Rimini. La sua relazione, nutrita di Parola di Dio e di esperienza decennale ci ha invitati ad “Ascoltare e osservare” per capire che gli esclusi non sono solo sfruttati ma sono considerati molte volte degli “avanzi”. Per farlo occorre discernere a fondo, facendosi compagni di viaggio, esercitare la compassione, essere solidali in modo efficace viaggiando con i nostri assistiti per fare un percorso d’amore. «Essere – come ama dire papa Francesco – una Chiesa in uscita». «Le parrocchie – ha continuato don Renzo – devono impegnarsi nella carità con una costante conversione che non lasci le cose come stanno. “Guardiamo ai segni dei tempi, siamo solidali, siamo strumenti di liberazione, perseguiamo la giustizia e la redistribuzione”. La sua conclusione è stata: «entusiasmo, gioia di evangelizzare, speranza, comunità, Vangelo, amore fraterno». Nel pomeriggio vi sono stati due interventi. Il primo a cura di Pierluigi Dovis (responsabile Commissione Regionale Caritas Piemonte) che ha illustrato a grandi linee i contenuti del recente Convegno Nazionale di Cagliari. Tra le molte cose segnaliamo il dovere della flessibilità della nostra azione, della capacità di riconoscere le nuove situazioni di povertà che, occorre ribadirlo, non sono solo materiali ma esistenziali, senza calore umano, di abbandono e solitudine. In sintesi ci ha posto tre domande-interrogativo che dobbiamo farci per migliorare: cosa fare di nuovo; cosa migliorare; cosa smettere perché diventato inutile. La giornata si è conclusa con l’esame approfondito di un aspetto della povertà che di questi tempi dobbiamo chiamare “rovinoso”: la ludopatia ossia il “demone vizio” del gioco. Paolo Jarre, esperto di patologia delle dipendenze dell’ASL TO3, ci ha guidati in un esame approfondito dei questa piaga che è grandemente preoccupante; essa è diventata una vera e propria malattia sociale; colpisce ogni strato della società; rovina famiglie e attività economiche. Consente a “squali” senza morale (così possiamo definire le società che gestiscono il gioco d’azzardo e chi le autorizza) di rovinare la gente senza colpo ferire. «Ricordatevi – ha detto – che il gioco ha sempre e solo un vincitore: il Banco».

 

ENRICO BERARDO, DIACONO

Caritas Colle don Bosco 01

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