27 Aprile 2013
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri

Commento al Vangelo della V Domenica di Pasqua, a cura di Carmela Pietrarossa.
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,31-35).
Gesù compendia i molteplici imperativi vetero-testamentari nell’unico comandamento che funge da distintivo del cristiano, quello dell’amore.
Non si tratta, pertanto, di quei titoli onorifici di cui ci si fregia per l’onore personale ed il riconoscimento sociale, ma dell’unico titolo che conta veramente davanti a Dio, quello di distinguersi perché si ama.
Di fronte alle esigenze dell’amore ci troviamo tutti ampiamente carenti ed impreparati, perché come Gesù stesso ci dice in un altro passo evangelico, è facile amare chi ci ama e ci gratifica; arduo, invece, voler bene a chi ci è ostile e, non solo, ci ha offeso o procurato sofferenze. Eppure Dio fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, in Gesù Egli ci ha amati tutti fino a donare suo Figlio per noi, proponendoci la misura altra e alta dell’amore, quella, cioè, di amare senza misura, senza razionalizzare e rendicontare meriti e demeriti dei destinatari di questo amore.
Impresa impossibile se non facessimo memoria della presenza in noi della Trinità, che chiede all’uomo di essere suo collaboratore nella diffusione dell’amore.
“Gesù è l’amore di Dio incarnato” (Papa Francesco), facendo spazio a Lui nella nostra vita, diventeremo persone capaci di amare poiché sarà Lui ad amare in noi.
Inoltre, “l’esempio è una predica silenziosa che parte dalla vita e va a riformare la vita” (B. Alberione); l’amore, infatti, contagia perché crea un’influenza positiva che desta meraviglia ed emulazione; chi si sente amato è portato a ricambiare con lo stesso metro; chi, invece, non conosce l’amore, difficilmente si aprirà all’accoglienza dell’altro.
“Da questo sapranno che siete miei discepoli”: ci riconoscano come allievi del Maestro, che si sforzano, quasi sempre a tentoni, di percorrere le sue strade, sovente impervie e dissestate, facendo spazio a percorsi di riconciliazione e di pace che si traducono in gesti concreti di amicizia e di amore.
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