7 Febbraio 2015
Tutto io faccio per il Vangelo

Commento alle letture della V domenica del tempo ordinario a cura di Carmela Pietrarossa. Domenica 8 febbraio 2015
In ascolto della Parola, Verità sul nostro cammino
“Così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate”
(I lettura, Gb 7,3).
“Mi sono fatto debole con i deboli per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo” (II lettura, 1Cor 9,22-23).
“Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano” (Mt 1,34).
La Parola ci traccia la Via
Il tema della liturgia di questa domenica è ben sintetizzato dall’apostolo Paolo nella sua lettera ai cristiani di Corinto: farsi debole con i deboli, farsi tutto a tutti perché la vita di Dio confluisca nell’esistenza degli uomini.
Il Vangelo, infatti, descrive in primo luogo la guarigione della suocera di Pietro.
Gesù le si fa vicino e la solleva “prendendola per mano”; non ha paura di toccarla, le restituisce la vitalità che quella donna, lasciatasi aiutare, trasformerà in servizio.
L’incontro con Dio, dunque, lungi dall’assumere un significato intimistico, porta a spendersi per gli altri, altrimenti è solo autocompiacimento ed affermazione del proprio egoismo.
“Dopo il tramonto del sole” Gesù incontra ancora l’umanità ferita e sofferente e si china su di essa, dimostrando tutta la sua onnipotenza, ma anche umanità. Accostandosi a quei corpi impietriti dal dolore dimostra che, di fronte alla sofferenza ed al dolore altrui, le parole devono tacere per lasciare il posto al linguaggio delle opere.
“Al mattino”, quando ancora è buio, si ritira in un luogo deserto in colloquio con il Padre e a quanti si mettono sulle sue tracce risponde: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto”.
La sua missione è quella di portare la Parola e, come agli inizi della creazione, essa è efficace, crea e ridona vita, oggi come allora.
Quanti Giobbe “senza speranza” albergano nelle nostre città, resi tali da una sorte a volte troppo dura, anche loro attendono qualcuno che li prenda per mano restituendoli alla vita.
La Parola diventa Vita, nell’oggi del tempo
Donaci, Signore, di vivere il tuo Vangelo nel quotidiano del nostro tempo, scandito più da gesti che da discorsi. Chiudi le nostre bocche quando l’unico linguaggio opportuno è quello dell’ossequioso silenzio di fronte al dolore altrui. Cambia il nostro cuore e rendici veicoli di benedizione.
Buona domenica!
Carmela Pietrarossa
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