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Chiesa  

Il suo volto cambiò d'aspetto

Il suo volto cambiò d'aspetto

Commento alla Parola di domenica 24 febbraio, a cura di Carmela Pietrarossa 

 

In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.

(Lc 9,28-36)

 

In questa seconda tappa del cammino quaresimale che stiamo vivendo, dopo aver riflettuto sulle tentazioni di Gesù nel deserto, prototipo delle nostre, il vangelo svela al nostro sguardo di fede lo scenario del Tabor, su cui sono condotti Pietro, Giovanni e Giacomo.
Dinanzi a loro Gesù, in amoroso colloquio con il Padre, rivela la sua gloria, suscitando stupore e benessere nei suoi amici, i quali sperimentano così la bellezza dello stare con Lui a tal punto da voler “piantare le tende” in quel luogo idilliaco. Toccano con mano la trasfigurazione operata nella vita dell’uomo, di cui Gesù è il Maestro, dalla preghiera, dal fermarsi, cioè, con Dio per ascoltarlo, amarlo e seguirne le ispirazioni. La preghiera, spesso, ma non sempre, è trasfigurazione, rivelazione, cioè, dell’onnipotenza e splendore divini; talvolta, tuttavia, essa è anche silenzio di Dio, che, però, continua ad essere presente nella vita dei suoi figli, ma chiede di essere visto con gli occhi della fede e dell’Amore, al pari di quanto avviene quando il cielo nuvoloso impedisce la visibilità delle stelle, che pur ci sono e torneranno a splendere nel firmamento non appena quella nuvolosità scomparirà: Dio come le stelle è sempre presente nella vita dell’uomo.
Nella vita di ogni cristiano si alternano Tabor e Calvario in una ciclicità che rende, reciprocamente, l’uno in funzione dell’altro; lo splendore del Tabor illumina il Calvario, mentre la donazione cruenta del Calvario apre le porte al Tabor.
Il Padre certifica questa rivelazione indicando Gesù quale suo Figlio eletto con l’imperativo di ascoltarlo.
L’Amore se non si traduce in Ascolto è puro sentimentalismo, se si ama veramente si segue in tutto la persona amata. In questa settimana, pertanto, siamo invitati a riflettere sulla qualità del nostro ascolto della Parola, del Verbo che è Gesù.
Il S. Curato d’Ars a chi gli chiese cosa avrebbe provato se, dopo la morte, avesse scoperto che il cristianesimo era solo un’invenzione, rispose: “Anche se fosse, non mi pentirò mai di avere creduto in un Dio che è Amore” e la croce che contempliamo in questo speciale tempo di grazia ne è la prova più eloquente.
Chiediamoci:
Ho sperimentato nella mia vita i benefici dell’incontro con il Signore nella preghiera?
Mi fermo in ossequioso ascolto della sua Parola?
Alla soavità dell’incontro con Lui fa seguito la sottomissione della mia volontà alla sua?
L’ombra del Calvario nella mia vita offusca completamente la luce del Tabor o mi fa attendere fiduciosa l’irruzione del suo splendore?

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