Commento al Vangelo della XVIII Domenica del Tempo Ordinario a cura di Carmela Pietrarossa.

Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia (Lc 12, 13-21).

 

Ad un tale che chiede a Gesù di farsi mediatore nel rapporto con suo fratello per la risoluzione di questioni ereditarie, egli risponde invitandolo a guardarsi da ogni cupidigia. Gesù, cioé, sposta l’attenzione da quello che era l’oggetto del contendere, cioè, la divisione dell’eredità, a ciò che rileva veramente nella vita dell’uomo, arricchirsi davanti a Dio.
Affinché la sua parola possa essere più incisiva, egli racconta la parabola di colui che, avendo beneficiato di un buon raccolto, pensava di costruire magazzini più grandi per conservarne i frutti e poi, riposarsi, mangiare, bere e darsi alla gioia. Ma Dio gli dice: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?” (Lc 12, 19-20).
Con questa parabola il Signore non intende assolutamente demonizzare il lavoro ed i frutti abbondanti, di vario genere, che esso può produrre, con inevitabili ripercussioni positive sulla vita dell’uomo, economiche e sociali; vuole, invece, ancora una volta educare chi lo ascolta ad una maggiore presa di coscienza sulla valenza di questi beni, che sono positivi in sé, ma che perdono questa connotazione nel momento in cui incatenano il cuore, diventando l’unica ragion d’essere di chi li produce.
Al Signore interessa che le sue creature rimangano libere dentro per attendere a tutte le occupazioni con la serenità di chi sa che la propria eredità non sono le cose, ma è già su questa terra il Signore stesso; in Lui tutto riceve ordine e compimento.
E’ come se egli dicesse oggi a ciascuno di noi: “Amami anche nelle tue incombenze lavorative, ma non permettere che esse prendano il sopravvento sulla tua vita, che siano il motore del tuo esistere. Tu vivi per me, il resto trova in me ogni motivazione”.
Lasciamoci, allora, stupire ed interpellare dalla Parola perché sia essa a far emergere la verità di noi stessi: Quali tesori stiamo accumulando nelle nostre vite? Il desiderio dei beni terreni, pur necessari, toglie tempo alle nostre famiglie, ai nostri figli, a quanti hanno diritto alle nostre attenzioni? Ci preoccupiamo più di accumulare beni che di fare il bene che porteremo davanti a Dio?
Il Signore non permetta che affanni ed inquietudini ci tolgano quasi il respiro, contaminando negativamente rapporti e contesti nei quali siamo inseriti; ci conceda, invece, un sano equilibrio e discernimento per vivere con distacco la nostra relazione con le cose orientandola e finalizzandola ad un bene più grande.
Le nostre vita possano essere ricordate non per le ricchezze ed il prestigio che, eventualmente, ci avranno caratterizzato, ma per i gesti di solidarietà e di amore che avremo compiuto. Questi sì ci apriranno le porte del regno; i beni materiali, invece, resteranno qui in terra in balia di qualcuno….
Buona domenica!