29 novembre 2014
Sta per iniziare il nuovo anno della Chiesa con il tempo di Avvento (domenica 30 novembre). È la stagione liturgica della primavera, quella che ci fa rivivere l’attesa del Messia da parte del popolo di Israele. Attesa piena di speranza sostenuta dalla predicazione dei profeti fino a Giovanni Battista.
La tentazione di ogni uomo è quella di fermare il tempo perché crea insicurezza e il futuro spaventa. Ma l’anno liturgico, che si conclude e riprende il suo corso, ci fa capire, che noi siamo diretti verso gli “ultimi tempi”, verso il destino finale della storia umana. Per noi, oggi, l’attesa di Gesù si concretizza nel fidarsi delle sue promesse; nel rivestirci ogni giorno delle sue virtù; nel risvegliarci dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina che quando abbiamo abbracciato la fede (Cfr. Rom. 13, 11). L’Avvento, dunque, ci educa a valorizzare il tempo e a interpretarlo non tanto come sequenza fredda di giorni e di anni (cronos), ma come irruzione nella nostra vita dell’amore di Dio che ci chiama alla salvezza (kairos). Augurando “buon Anno liturgico” invito tutti a riempire il tempo di doni. È come avere tra le mani una cesta che, nello scorrere dei giorni, viene resa pesante di frutti, quelli prelibati dell’amore. Al termine della vita – scrive San Giovanni della Croce, commentando il capitolo 25 del vangelo di Matteo – saremo giudicati sull’amore.
Mettiamoci, dunque, in cammino. La direzione di marcia ci è indicata dalla Parola di Dio e la forza ci viene donata dai sacramenti. Non stanchiamoci di guardare lontano, come le sentinelle che si interrogano: «Quanto rimane ancora della notte?». Chi è sorretto dalla fede, ha la certezza che la notte finirà. A questa vigilanza ci educa il tempo d’Avvento. Come preghiamo nel salmo 89: «Signore, aiutaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore».
L’Avvento deve manifestarsi anche come espressione di più generosa fraternità. La preparazione al Natale ci aiuta ad aprire il cuore alla povertà del mondo.
Chiedo di prendere nella debita considerazione i progetti proposti dalla Caritas e di appoggiarli con la generosità che sempre ha contraddistinto le nostre comunità.
Così pure non deve calare l’attenzione al lavoro che le Caritas parrocchiali svolgono sul nostro territorio. Esprimono la nostra vicinanza e premura verso tutte le famiglie che versano in cronica e grave difficoltà.
Viviamo questo tempo di Avvento come sentinelle che non solo segnalano lo scorrere delle ore della notte, ma sono attente a scorgere i bagliori dell’alba, annunciante il sorgere della luce. È l’amore, vissuto e testimoniato, che ci rende tutti, piccoli e grandi, sentinelle di speranza.
+Pier Giorgio Debernardi