Dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani Quest’anno il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato preparato a Gerusalemme. Qui sono presenti diverse comunità (cattolica, evangelica luterana, episcopaliana, greco-ortodossa, siro-ortodossa, armeno-ortodossa, greco-melkita) che, consapevoli delle proprie divisioni e dell’urgenza di fare di più per l’unità del corpo di Cristo, invitano a riscoprire i valori che tennero uniti i primi cristiani della loro città: “Essi ascoltavano con assiduità l’insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme” (Atti 2, 42).
È la descrizione dei “fondamenti” della chiesa, probabilmente una ripresa dei “tre pilastri del mondo” secondo la tradizione giudaica: la Legge, il culto e le opere di misericordia. L’ “insegnamento degli apostoli”, che riguarda Gesù, il suo messaggio e la sua azione, conferma e porta a compimento quello della Legge; le opere di misericordia sono diventate la “comunione fraterna” (koinonia), mentre il culto si articola in “frazione del pane” (nella traduzione interconfessionale “Cena del Signore”) e “preghiera”.
La koinonia è la relazione fraterna: l’esempio della prima comunità ci invita a costruire relazioni nuove, fra di noi e fra le nostre chiese.
È l’aiuto concreto dato ai fratelli in difficoltà: non c’è comunione vera se c’è chi vive nell’abbondanza e chi è privo del necessario.
È la relazione con Gesù, a cui Dio ci ha chiamati, che avviene grazie allo Spirito Santo: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2Cor 13,13).
I primi cristiani spezzavano insieme il pane: celebrazione dell’eucaristia e vita quotidiana non erano realtà separate, ma entrambe rispecchiavano l’unità e la comunione donate da Cristo.
Oggi proprio su questo punto le diverse comunità cristiane si trovano di fronte ad una contraddizione: ci si riconosce reciprocamente come cristiani, ma non è possibile celebrare insieme l’eucaristia. Il luogo per eccellenza della comunione tra i discepoli, istituito da Gesù, continua a essere il luogo che sancisce la divisione dei cristiani. Questa contraddizione rischia di diventare un vero e proprio scandalo, ma riflette i complessi problemi legati alle diverse concezioni della chiesa, dei sacramenti e dei ministeri che ancora separano le chiese.
Come uscire da tale contraddizione, vissuta con dolore soprattutto dalle famiglie interconfessionali, che non possono condividere la comunione eucaristica? Ci aiuta l’ultimo atteggiamento ricordato nel v. 42: la preghiera fatta “con assiduità”, cioé con perseveranza, con fedeltà quotidiana. Nel NT tutti i momenti importanti della vita di Gesù, dei discepoli e della comunità sono segnati dalla preghiera: così anche per noi oggi.
Il tema di quest’anno è dunque una sfida a rinnovare l’impegno per un ecumenismo genuino, fondato sull’esperienza della prima chiesa non ancora divisa. Il richiamo alle origini ci riporta all’essenza della fede e ci spinge al rinnovamento, ci fa desiderare con più forza che la comunione fra i cristiani, ancora imperfetta, si realizzi pienamente, nei tempi e nelle forme che lo Spirito vorrà ispirare.
Livia Gavarini