Commento alle letture della Solennità di tutti i Santi a cura di Carmela Pietrarossa. 1 novembre 2015

 

In ascolto della Parola, Verità sul nostro cammino

 

«Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (I lettura Ap 7,2-4.9-14).

 

“Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! … Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (II lettura, 1Gv 3,1-3).

 

“Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5,1-12).

 

La Parola ci traccia la Via

Chi di noi può dire di non aver incontrato nella propria vita un santo, di cui conserva nel cuore il piacevole ricordo fatto di gesti e di parole incoraggianti?

  1. Giovanni, nella seconda lettura della liturgia della Parola di questa solennità, ci ricorda che sin d’ora siamo tutti partecipi della vita divina, siamo figli, tuttavia, quando il Signore “si sarà manifestato noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2).

Vi è, pertanto, un “già” di cui rendere grazie, in quanto figli di Dio, e un “non ancora” a cui tendere, per meritare di vederne il volto e gustarne la presenza.

Non occupino il nostro cuore ansie e timori, ma fiducia ed abbandono in Dio, che desidera averci con sé e donarci la sua pace. Chi ama, infatti, corre e non teme, cade e si rialza perché la posta in gioco è troppo alta per restare a terra; Dio Padre stesso non si arrende a perdere neanche uno dei suoi figli.

I santi, dunque, che oggi ricordiamo e che siamo chiamati ad imitare, non sono solo coloro su cui la Chiesa si è espressa per riconoscerne le virtù, ma sono soprattutto tante persone semplici, che hanno vissuto la dimensione dell’amore e del dono di sé fino a diventare esse stesse Vangelo incarnato. Uomini e donne nascosti agli occhi del mondo, spesso osteggiati e non compresi e, tuttavia, pieni di Dio e della sua attenzione per i suoi figli.

Tanti padri e madri che nella vita di ogni giorno hanno testimoniato la loro dedizione per la propria famiglia, educando i propri figli all’onestà e alla lealtà, sacrificandosi per loro e trovandosi, spesso, a fare i conti con problemi legati alla salute o al lavoro, senza perdere la speranza della presenza di Dio nel loro vissuto. Consacrati che hanno testimoniato il primato del regno di Dio nelle loro vite tra molteplici difficoltà, spendendosi perché il Vangelo venisse annunciato.

I santi, dunque, sono il profumo di Dio sulla nostra strada, quel raggio di luce che penetra in una stanza buia portandovi quella piacevolissima sensazione di pace; sono quel dito puntato verso il cielo che ci ricorda la meta del nostro pellegrinaggio. Essi ci dicono ancora che la santità è possibile, che il Signore è fedele alla sua alleanza con l’uomo dimostrata con la morte e risurrezione del suo figlio, e che a noi, dunque, non resta che accogliere la via di Dio che è Gesù Cristo.

In questa domenica ricordiamo questi uomini e donne che si sono messi a disposizione di Dio per compierne la volontà, ma che hanno soprattutto accolto il suo dono, Gesù, nella loro vita, lasciandosi, così, afferrare e abitare da Lui.

E’ volontà di Dio la nostra santificazione, che non è sinonimo di perfezione; la santità si innesta sulla nostra fragilità e sul nostro peccato, per il quale inginocchiarsi e chiedere perdono.

I santi, proprio nell’errore, si sono sentiti più amati da Dio, traducendo l’amore ed il perdono ricevuti in gesti di amore e di perdono verso il fratelli. Se Dio non ha paura del nostro peccato perché dovremmo averne noi? Questo non significa adagiarsi in situazioni oscure, bensì accettare con umiltà la nostra condizione di peccatori per sperimentare ancora di più l’amore di Dio.

Il Signore premia, poi, la fedeltà alla sua Parola attraverso il dono della gioia che alberga nel cuore di chi lo accoglie.

Durante il nostro viaggio terreno, allora, facciamoci aiutare dai nostri amici che ci hanno preceduto perché ci aiutino ad anelare al “non ancora” con fiducia ed abbandono.

 

La Parola diventa Vita, nell’oggi del tempo

Dal Salmo di questa domenica:

Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe (Sal 23).

 

Buona Domenica in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita!

tutti i santi