Commento alla liturgia della III Domenica del Tempo ordinario Anno B
a cura di Carmela Pietrarossa

“Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc 1,17).

fisherman[1]Il Vangelo di questa domenica ci presenta tre bellissimi quadri; di questi il primo, ad un lettura superficiale, sembra non avere alcun nesso causale con gli altri due, che, invece, risultano chiaramente collegati. Cerchiamo di analizzarli prima nell’ottica di Gesù Maestro che passa, annuncia e chiama e, poi, dei discepoli, che interpellati, forniscono una risposta.
Nel primo quadro ci viene detto che dal punto di vista storico si è assistito all’arresto di Giovanni Battista, Gesù, allora, si reca in Galilea ed interloquisce con i suoi uditori con un linguaggio poco chiaro: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Aveva appena cominciato la sua predicazione, non vi erano stati segni o prodigi compiuti e, tuttavia, egli va subito al cuore del suo messaggio, senza perdere tempo, affermando che in lui il tempo ha raggiunto la sua pienezza, che non vi è più niente e, soprattutto, nessuno da aspettare perché in lui la rivelazione della parola di Dio si realizza e si svela compiutamente. Con ed in Gesù, Dio ha rivelato ogni cosa, null’altro è da attendersi. Due imperativi, dunque: “Convertitevi e credete”, cambiate strada, indirizzate le vostre energie verso ciò che vale la pena di essere vissuto e che ciascuno si ritroverà tra le mani per sempre e credete al Vangelo, credete, cioè, in me, dice Gesù, che sono la Parola fatta carne, dunque “Seguitemi!”.
Nel secondo e terzo quadro ci viene descritta la chiamata dei primi discepoli, due coppie di fratelli, da un lato Simone e Andrea, dall’altro Giacomo di Zebedeo e Giovanni, tutti pescatori, invitati alla sequela del Maestro mentre sono al lavoro, immersi nelle loro occupazioni caratterizzanti.
Il lettore del testo resta affascinato dai verbi che si susseguono e si ripetono nelle descrizioni dei due episodi: Gesù “vide” i discepoli, “lasciate le reti” e “lasciato il loro padre”, lo “seguirono”, quindi, “vedere”, “lasciare” e “seguire”; sono gli step di quasiasi avventura o percorso che ci vedano coinvolti in prima persona.
Innanzitutto vi è Qualcuno che sta passando da lì non per caso e che guarda quei pescatori. Nella radice greca del verbo “guardare” (orao) vi è anche il significato di conoscere; Gesù, quindi, conosce nell’intimo quegli uomini, sa di che pasta sono fatti, li ama e li invita ad andare con lui.
Pensiamo, ora, ai discepoli che si sono sentiti chiamare, hanno guardato negli occhi quel Rabbì, la sua parola è entrata nel loro cuore a tal punto da lasciare tutto e seguirlo.
La sequela prevede sempre un essere guardati, guardare e poi lasciare; il Signore non vuole comproprietà o situazioni di condominio nell’abitacolo del nostro cuore, ma chiede, appunto, di essere amato sopra ogni cosa e più di qualsiasi altra persona per amare in lui chi ci pone accanto. Questo amore non ingabbia nessuno, anzi è fonte di sconfinata gioia e di assoluta libertà. E’ la libertà dei figli di Dio che nell’amore corrono ed esultano perché hanno il Signore nel cuore e a cui viene, poi, chiesto di diventare “pescatori di uomini”, al fine di permettere ad altri di fare la medesima esperienza di incontro.
Gesù, che è buono e che guarda ciascuno con amore, possa consentirci di sperimentare ogni giorno il suo sguardo per mettere le ali alle nostre esistenze.
Chiamati non sono solo i consacrati propriamente detti, ma tutti coloro che, con il battesimo, sono diventati “figli” e a cui il Signore rivolge il suo invito: “Seguimi!”.

Buona domenica!